Idea Vilariño, “Di rose che si aprono nell’acqua” (Bompiani Capoversi)

La poesia di Idea Vilariño, amatissima in America Latina, è ancora poco nota in Italia. La prima traduzione e introduzione delle sue opere è del 1989, con l’antologia La sudicia luce del giorno, a cura di Martha L. Canfield per le edizioni Quattro Venti. Dai primi testi sino agli ultimi, questa è una poesia che si presenta coerente e coesa, con una sua propria, chiara, tesa e struggente concezione del mondo. […] La sua tematica si riduce a pochi motivi (all’ossessione di pochi motivi), che sono di tutti i tempi e, in particolar modo, del nostro tempo: la caduta o espulsione dal paradiso, la ricerca della purezza perduta, la notte, il silenzio, l’amore; la vita come tentazione, la morte come destino e come unico assoluto.” […] Il rigore, la solitudine, il dolore che affiorano dall’opera di Idea Vilariño sono, abbiamo detto, assoluti e allo stesso tempo profondamente, storicamente situati nella propria epoca, nel terribile secondo Novecento dell’America Latina. E come molti poeti sudamericani, in quel secondo Novecento che coincide con tutta la sua vita adulta, Idea Vilariño sceglierà a un certo punto la strada della poesia politica. Scrive ancora Martha Canfield: “Negli anni sessanta, contrassegnati bibliograficamente dalla pubblicazione di Pobre mundo, la poesia di Idea si è riempita dei tormenti dell’umanità, in senso politico-sociale e metafisico. La minaccia di una terza guerra mondiale e la possibilità di una deflagrazione atomica si sovrappongono […]. Per i popoli latinoamericani, gli anni ’60 sono sostanzialmente gli anni della costruzione del socialismo a Cuba, della guerriglia, della violenza in Centroamerica, della morte del Ché. […] Gli anni settanta […] colpiscono [Idea] ancora più da vicino: è la volta della repressione in Uruguay e della dittatura militare.” E la poesia politica, nella vita di Vilariño sarà anche, possiamo dire, la continuazione della poesia d’amore con altri mezzi. […] Riassumendo, la poesia di Idea Vilariño è una poesia-pensiero che – nella sua desnudez total, la nudità completa su cui, con i Primeros poemas, questa scelta e traduzione si apre – si esprime come continua lotta e combattimento col mondo, a cui deve “dire no”. Che a contrapporsi all’io sia il tu, l’amore – e soprattutto il disamore – che si incarnerà nello scrittore Juan Carlos Onetti, nei Poemas de amor; che sia la solitudine totale della notte antropologicamente letta come morte, nei Nocturnos; che sia una politica vista nella sua spietatezza come dittatura, tortura, oppressione, in Pobre mundo; o tutto questo insieme, come nel distillato estremo della voce nell’ultima raccolta, intitolata appunto No: in ogni caso, l’io lirico di Idea Vilariño, che sin dalle prime parole in poesia sa di essere destinato alla vecchiaia e alla morte, non intende arrendersi senza combattere.

(da “Dire no. Sulla poesia di Idea Vilariño” di Laura Pugno)

 

scelti per voi

 

I

A Manuel Claps

Ciò che provo per te è così difficile.
Non è di rose che si aprono nell’aria,
è di rose che si aprono nell’acqua.
Ciò che provo per te. Che prende slancio
o si spezza con tanti tuoi gesti
o con le tue parole fatte a pezzi
e che poi riprendi in un gesto
e mi invade nelle ore gialle
e mi lascia una sete dolce e domata.
Ciò che provo per te, così doloroso
come la povera luce delle stelle
che ci arriva dolorante, affaticata.
Ciò che provo per te, che a volte tuttavia
fa tanta strada senza poi sfiorarti.

1942

L’OBLIO

Quando una dolce bocca bacia una bocca addormentata
come se ne morisse,
a volte, quando giunge oltre le labbra
e le palpebre si chiudono colme di desiderio
silenziosamente quanto lo permette l’aria,
la pelle col suo tepore setoso chiede notti
e anche la bocca baciata
nel suo indicibile piacere chiede notti.
Ah, notti silenziose, di lune dolci e oscure,
notti lunghe, sontuose, attraversate da colombe,
in un’aria che si fa mani, amore, tenerezza data,
notti come navi…
È allora, nella passione profonda, quando colui che bacia
sa ah, troppo, senza tregua, e vede che ormai
il mondo diventa per un lui un lontano miracolo,
che le labbra gli aprono ancora più fonde estati,
che la sua coscienza abdica,
e infine anche di se stesso si dimentica nel bacio
e un vento appassionato gli denuda le tempie,
è allora, nel bacio, che le palpebre si chiudono,
e trema l’aria con un sapore di vita
e insieme trema
tutto ciò che non è aria, il fascio ardente dei capelli,
il velluto ora della voce, e, a volte,
l’illusione già piena di morti in sospeso.

1944

TORNARE

Vorrei essere a casa
con i miei libri
la mia aria le mie pareti le mie finestre
i miei vecchi tappeti
le mie tende mezze rotte
mangiare sul tavolinetto di bronzo
ascoltare la radio
dormire tra le mie lenzuola.
Vorrei stare addormentata nella terra
no non addormentata
morta e senza parole
no non morta
non essere
ecco cosa vorrei
ancor più che arrivare a casa.
Ancor più che arrivare a casa
e vedere la mia lampada
e il mio letto e la mia sedia e il mio armadio
con l’odore dei miei vestiti
e dormire sotto il peso familiare
delle mie vecchie coperte.
Più che arrivare a casa uno di questi giorni
e dormire nel mio letto.

1954

DI NUOVO

Di nuovo la morte
mi gira intorno e come prima
scrupolosamente
mi toglie ogni sostegno
mi vuole fedele e libera
mi separa dagli altri
mi segna
mi definisce
per cancellarmi meglio.

1950

POVERO MONDO

Lo distruggeranno
salterà in aria
alla fine scoppierà come una bolla
o esploderà glorioso
come una santabarbara
o più semplicemente
verrà cancellato come
se una spugna bagnata
cancellasse il suo posto nello spazio.
Forse non ci riusciranno
forse lo ripuliranno.
Gli cadrà la vita di dosso come i capelli
e continuerà a girare
come una sfera pura
sterile e mortale
o meno bellamente
vagherà per i cieli
marcendo lentamente
tutto una ferita
come un morto.

Las Toscas, 1962

 

Idea Vilariño

Idea Vilariño nacque a Montevideo nel 1920, dove morì nel 2009. Proveniente da una colta famiglia borghese, cominciò a scrivere poesie prima dei vent’anni, esordendo nel 1945. Professoressa di letteratura fino al colpo di stato del 1973 e poi di nuovo a partire dal 1985, fu anche apprezzata traduttrice. Figura centrale del panorama letterario sudamericano, ricevette nel 1987 il Premio Municipal de Literatura, il più prestigioso riconoscimento del suo paese, e nel 2004 il Premio Konex mercosur a las Letras dell’argentina Konex Foundation. 

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