‘Immaginare la luce’ di Luisa Mazza dialoga con i versi ambrati di Broggiato

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Questa sera, nell’incantevole sito del Collegio dei Gesuiti, sede del nuovo Museo d’Arte Contemporanea di Alcamo, sarà presentata al pubblico Immaginare la luce di Luisa Mazza artista site-specific del progetto Creative-Lab (www.creativelabalcamo.it). L’opera è dedicata alla terra di Cielo d’Alcamo (conosciuto anche come Ciullo d’Alcamo, nato nella prima metà del XIII secolo, è, piace ricordarlo, uno dei più significativi rappresentanti della poesia popolare giullaresca della scuola siciliana). Per l’occasione il poeta vicentino, Tiziano Broggiato presenterà la propria poesia – Alcamo, ottobre – nata da un singolare dialogo artistico, fino a divenire parte integrante dell’opera della Mazza. Introdurrà Giacomo Martini.

Alcamo, ottobre

Il fumo dei falò fluttua esitante
sopra le statue in pietra del viale.
Una vanessa dalle ali screziate
si libra a pelo d’acqua sullo stagno
inscenando una danza di avvicinamento.
C’è una sorta di statica eclisse,
di luce contratta sulle foglie degli alberi
e sugli archi dell’ingresso.
Una luce ambrata che accoglie e strania
lo sguardo del visitatore.

Ma non sarà solitudine la sua,
bensì vivida presenza
quando scoprirà di essere solo affiorato
nell’autunnale prospettiva di un quadro
rimasto a lungo sotto le palpebre.

(Tiziano Broggiato)

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Immaginare la luce di Luisa Mazza
(2015, legno, plexiglass, vetro soffiato, acciaio – 9 elementi CM b. 35 x 35 h. 220)

Immaginare la luce è dedicata ad Alcamo, città ricca di storia, di mare e di luce, orgogliosa di essere Terra di Cielo D’Alcamo, importantissimo riferimento per la poesia di tutti i tempi.
L’opera è composta da più elementi o moduli di uguali dimensioni, ma con peculiarità che conferiscono compiutezza anche al singolo elemento.
Ogni elemento è realizzato con un materiale resistente, compatto, liscio, laccato bianco; in mezzo, invece, le pareti o facce del parallelepipedo sono in plexiglass per costituire una sorta di teca inglobata, interrompendo la continuità delle facce piene della colonna.
Le teche trasparenti permettono al fruitore di oltrepassare con lo sguardo le colonne da qualsiasi punto di osservazione, ovvero, le colonne non costituiscono una barriera o impedimento visivo, ma l’ulteriore e invitante possibilità di porre lo sguardo, oltre.
Le teche considerate contengono e custodiscono gioielli di luce in vetro soffiato, uno per ogni teca, preziosi e apparentemente fragili, leggeri, sospesi, rivelabili all’occhio dal sottile gioco di luci riflesse sull’unicità delle loro sagome che spaziano dalla sfera perfetta ad elaborazioni e deformazioni della sfera stessa. O viceversa, in progressione, si passa dalle forme storpiate ma affascinanti che si otterrebbero idealmente comprimendo una bolla di sapone o cercando di stropicciare idealmente una sfera, verso la perfezione della forma sferica.
Nella basi interne delle teche, sono ubicati decori in progressiva evoluzione da leggere come coordinate per individuare il punto in cui si collocheranno le sagome di luce in vetro soffiato, sospese e in progressiva evoluzione anch’esse (tendenti alla perfezione della forma sferica).

“La poetica che anima il mio lavoro, sottolinea Luisa Mazza, risente fortemente dell’attrazione per la materia, quindi dell’attenzione e curiosità verso i materiali. Le immagini individuate da indagini rigorose, scaturiscono da studi e osservazioni delle cose e della natura. Ma il riferimento al dato reale cede all’urgenza di allontanarsene, in una tensione verso il suo superamento, per perderne contorni e contenuti da trasformare in immagini evocative di possibili e fascinose suggestioni dei mondi dell’altrove. Le installazioni sperimentali di grandi dimensioni, espressioni di rigore e leggerezza, giocano sul concetto di spazio-luce per continuare a trascendere la realtà, conservandone impressioni ed emozioni da tramutare in sogno di luce, come intima e suprema espressione di bellezza”.

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