Ivan Crico vince il XV Premio Letterario Nazionale “Salvo Basso-Città di Scordia”

Il poeta goriziano Ivan Crico (nella foto in copertina, che scrive nell’antico dialetto bisiac, particolare parlata del Friuli Venezia Giulia, ha vinto con “L’antro siel del mondo” (saggio introduttivo di Giorgio Agamben) la quindicesima edizione del Premio Letterario Nazionale “Salvo Basso-Città di Scordia”, uno dei più importanti concorsi di poesia (con il Biagio Marin, il Premio Pascoli e l’Ischitella: premi che avevano già valorizzato l’opera di questo poeta) dedicati alla lingua dialettale per libri editi.

Un premio prestigioso, questo siciliano, che ha visto fra i vincitori delle precedenti edizioni alcuni tra i protagonisti della poesia italiana del secondo Novecento, come Franco Loi, Franca Grisoni, Ida Vallerugo, Ettore Baraldi, Francesco Granatiero, Nino De Vita, Claudio Salvagno, Renzo Favaron, Luigi Bressan, Rino Cavasino. Quest’anno il nome di Ivan Crico è stato deciso all’unanimità dalla giuria presieduta dai filologo e critico letterario Giovanni Tesio, autore dell’antologia “Le parole di legno” (Mondadori), considerata fondamentale come punto di riferimento per la poesia in dialetto del Novecento, dallo studioso e insigne italianista Gianni Oliva, autore di fondamentali testi su Verga e D’Annunzio, dal poeta Renato Pennisi e dallo scrittore e giornalista Davide Barilli. Durante la cerimonia di premiazione, il Presidente della Giuria Giovanni Tesio ha letto la seguente motivazione: “L’antro siel del mondo” di Ivan Crico, edito da LietoColle, è il libro di un poeta colto e raffinato che qui raccoglie l’avventura poetica (ma sarebbe forse meglio dire destino) di una vita. Voce chiara, quella di Crico, voce trasparente che tenendosi al visibile – al sensibile – getta le sue sonde sull’invisibile. C’è sempre in lui – nel progresso del tempo e dei tempi – lo scavo in una lingua di poesia che travalica le radici ancestrali del suo bisiaco, di cui mette tuttavia a profitto la discendenza plurima, distillando sillabe finissimamente sonore, in voce schietta che liricamente va cercando (e “trovando” un trobar leu: una ricerca che non oscura il suo dire ma ne estrai l’essenza e l’intensità). Ne trae, insomma, il suo profitto”.

Il Premio è stato consegnato al vincitore, sabato 30 aprile, dalla madre di Salvo Basso e dal sindaco Francesco Barchitta e dall’assessore alla cultura Francesco Saverino.