Laura Accerboni, “Acqua acqua fuoco”, Giulio Einaudi editore

Acqua e fuoco sono gli elementi che attraversano questa raccolta da cima a fondo. Acqua che invade le case dove abitiamo, che si insinua sotto il letto, che «arriva | alle lenzuola | e annega | ogni cosa». Un’eco delle morti nel Mediterraneo («Si disfano | i compiti | nell’acqua. | Li hai messi | in mare aperto? | E quante | giustificazioni | servono | se non torna | l’appello?») che diventa un incubo domestico, risuona nelle vite quotidiane tutte casa e supermercati. Una poesia ricorda anche il crollo del ponte Morandi, ma queste ispirazioni dalla cronaca piú drammatica rifluiscono in un meccanismo di immaginazione macabra tutta interiorizzata, nel quale la logica del noi e loro non sembra avere piú senso. L’universo di corpi mutanti, un po’ animali, un po’ cadaveri, protagonisti del libro, è allo stesso tempo dato esterno e interno. Il fuoco è corpi che bruciano ma anche, forse, una via di fuga. La propulsione verso una lontananza dispersa tra galassie e pianeti che viene evocata nelle ultime poesie è forse la conclusione di un percorso, il ritrovamento di ciò che fin dall’inizio si cercava. Con questi versi pieni di ferocia e di angoscia scritti con straniante impassibilità, Laura Accerboni snoda una originale poesia politica in forma macabro-surreale.

 

 

nove poesie da “Acqua acqua fuoco” di Laura Accerboni, Giulio Einaudi editore, 2020

 

 

Ho fotografato
l’inferno
è sempre a fuoco
perfetto.

 

 

L’acqua
sta sotto
al letto
se non dormi
arriva
alle lenzuola
e annega
ogni cosa
fino al tetto.

 

 

Con un colpo
solo
mi sono tagliata
la testa
dopo anni
di allenamento
non ho sentito
niente.
L’acqua bolle
e i bambini
sono già seduti
e puliti.

 

 

Non mangio piú:
guardo nel piatto
la pelle
il mio nome
cucinato
secondo tradizione.

 

 

Si addomesticano
i bambini
come cani
gli si insegna
a sbranare
a restare
composti
se si salta
oltre la casa
il rischio
di soppressione
è alto.

 

 

I soldati
attorno
alla festa
zona sensibile
per gli attacchi
fissano
appena sopra
l’ombelico
tutto il corpo
che manca.

 

 

Ho coltivato
il tetto
è cresciuto
così tanto
con le prime piogge
che la casa
non ha retto.

 

 

Gli alberi
fissano
la stanza
come se dovesse
accadere
qualcosa.
Non so
cosa stiano
cercando
ma cadono
foglie
di continuo
da ogni parete
ad ogni passo.

 

 

Quando
abbiamo iniziato
a mangiare
ogni cosa
ci capitasse
accanto
e anche il corpo
dell’altro
quando
per caso
cascava
c’era come
un suono
di acqua
oltre
i nostri denti
un moto immenso
che indietro
ci proiettava.

 

Potrebbero interessarti