leggodico (segnalazioni librarie)

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copertina-ungarettiUngaretti, poeta
di Carlo Ossola
(Marsilio)

«Sono un frutto/ d’innumerevoli contrasti d’innesti». Così si definisce Giuseppe Ungaretti nella poesia Italia, manifesto del Porto Sepolto, 1916. Tale l’origine, e pari il destino: nato ad Alessandria d’Egitto nel 1888 da genitori lucchesi emigrati al momento delle opere di scavo del canale di Suez; studente a Parigi, alla Sorbona e al Collège de France, nel crogiolo delle avanguardie e della lezione di Henri Bergson; soldato e poeta sul fronte del Carso (1915-1918), e poi in Francia e nuovamente in Italia, indi in Brasile (1936-1942), e infine per sempre a Roma.
In questo libro Carlo Ossola presenta ai lettori del XXI secolo l’opera poetica di un autore che è stato un classico del Novecento europeo e la consegna alle nuove generazioni. Il volume abbraccia l’intero arco della creazione letteraria di Ungaretti, ricostruendo la lezione dei classici – soprattutto Petrarca, Racine, Shakespeare –, ripercorrendo l’attività di traduttore e i rapporti con i contemporanei, da Saint-John Perse a Henri Michaux, da Murilo Mendes a Francis Ponge. Di Ungaretti richiama infine il «ruolo essenziale che svolge nella poesia del Novecento italiano, quello di aver fatto – come pochi altri artisti del xx secolo – della propria poesia crogiolo e specchio delle tradizioni europee, e dell’Europa una sola patria di arti e civiltà».

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Fino a che saremo Itaca
di Raquel Lanseros
traduzione di Naike Agata La Biunda)
(CartaCanta editore)
“Rimani vivo Ulisse” chiede la poetessa spagnola, visionaria e sorprendente. La vita di Raquel Lanseros è un grande viaggio. Protagonista in tanti festival in giro per il mondo, la riconobbi, mi pare in Nicaragua (o era Messico… ) come una voce viva. Ci ritrovammo in India, poi in Svizzera. È una compagna luminosa. La sua poesia è una sorpresa continua di percezioni e di fenditure del pensiero e della sensibilità. In questo viaggio si incrociano le storie personali, i tanti colori del mondo (quanti colori!) le presenze di maestri di ogni tempo, gli incontri e le memorie. Il tutto visto con una moderna e antica sapienza femminile, dolente e meravigliosa, ereditata e trasmessa. Così la poesia è davvero un vento, che ci deposita doni preziosi sulle mani aperte e nello sguardo. Così Davide Rondoni, nella nota introduttiva. La traduzione è della poetessa catanese Naike Agata La Biunda. Riportiamo la poesia “Limitaciones del mimetismo”: Aunque he cambiado mucho de color / sigo siendo camaleón / y no rama. (“Limitazioni del mimetismo”: Anche se ho cambiato molto il mio colore / continuo ad essere un camaleonte / e non un ramo.”).

Goliarda Sapienza.
Una voce intertestuale (1996 – 2016)
di Alessandra Trevisan
(La Vita Felice)
Questa nuova monografia su Goliarda Sapienza muove da un’esigenza nata in cinque anni di studio e approfondimento: tentare una differente e rinnovata ricognizione critica sull’autrice con ampliamenti, riproposizioni e riappropriazioni di alcune tesi edite, talora veri e propri sconfinamenti, considerando in maggior misura le opere postume commisurate alle opere pubblicate in vita. La cronologia odierna svela, infatti, un’intertestualità inedita, che deve essere letta – soprattutto, ma non solo – alla luce della raccolta poetica Ancestrale, dei racconti di Destino coatto, e dei testi di Tre pièces e soggetti cinematografici. Ripercorrendo la biografia di Sapienza – prima – tracciata grazie a documenti inediti, ed entrando nei testi – in seguito – si ritesse la trama di un’esistenza plurima, vitale e libera, presentata seguendo un itinerario artistico che trova fondamento nella “voce” come “strumento primo” di scrittura, e perciò imprescindibile nell’approccio all’opera tutta. Chiude il volume un’ampia bibliografia, a oggi la più completa esistente sull’autrice. Goliarda Sapienza è stata attrice di teatro e di cinema, poetessa, scrittrice di racconti, romanzi, fiabe e testi teatrali, articoli, radiodrammi, diari ed epistolari. Figura importante e talvolta protagonista, suo malgrado, delle vicende del panorama culturale del secondo Novecento italiano, ha ricoperto i ruoli di «cinematografara» e docente di teatro e dizione, riuscendo a coniugare la sua arte con una tensione vitale, una “vita di vite” piena, costante e «appassionata», declinata in un modo del tutto peculiare, così com’è originale tutta la sua opera. Goliarda possedeva una personalità poliedrica da «intellettuale off», definita oggi «eccentrica» ed «eretica» per il suo tempo; il suo spirito indipendente e anticipatorio, insieme alla sua intelligenza e alla sua indomabilità, ne fanno una donna con caratteristiche multiformi, da esplorare e da difendere.

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Democrazia, cittadinanza e intercultura nella scuola.
di Alessio Annino
(Pensa MultiMedia)
Il problema sostanziale dell’educazione alla democrazia è, aperto e consiste nel rendere i soggetti, nella fattispecie i cittadini, attivi e consapevoli, e, quindi, restituire importanza e dignità suprema alla responsabilità delle scelte personali. Pertanto, soltanto la partecipazione attiva dei cittadini a tutti gli ambiti della vita politica, sociale ed economica può veramente permettere di cancellare nelle coscienze degli uomini, prima che nelle menti intrise di pregiudizio, i particolarismi e le differenze percepite come ostacolo, come disagio, come limite alla propria realizzazione. Il presente lavoro intende offrire un quadro relativo proprio alle tematiche dell’educazione alla democrazia, all’intercultura e alla cittadinanza attiva, emerso da un’indagine condotta in alcuni Istituti di Catania e provincia. Si è ritenuto di dover tentare di riscontrare sul campo alcune ipotesi relative alla crisi valoriale che coinvolge le giovani generazioni, e non solo, per comprendere l’entità e la continuità dell’impegno a sostegno dell’educazione sia da parte della famiglia, sia da parte della scuola in una fase delicatissima della crescita bioantropologica. L’intreccio articolato ma contemporaneamente affascinante e coinvolgente dei dati emerso da una lunga ricerca, è stato senza dubbio soddisfacente ma, come giusto che sia, non costituisce un punto di arrivo, bensì un ulteriore punto di partenza per approfondimenti che avranno come focus ancora una volta la promozione dell’educazione alla democrazia e alla cittadinanza planetaria, non più in prospettiva di un’utopia che resta lontana all’orizzonte, ma per favorire la fattualità e la progettualità, che si dovranno tradurre in praxis per superare le derive particolaristiche, xenofobe e piene di intolleranza che minano alla base la convivenza civile.

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Come le vene vivono del sangue.
Vita imperdonabile di Antonia Pozzi
di Gaia De Pascale
(Ponte alle Grazie)

Molto è già stato detto su Antonia Pozzi, ragazza “imperdonabile” che, nonostante la sua breve vita, ha lasciato più di trecento poesie, numerose lettere, pagine di diari e circa tremila fotografie, e la cui figura è oggetto di una straordinaria riscoperta di pubblico e di critica. Eppure c’e sempre, quando si parla di lei, l’impressione di qualcosa di incompiuto. Come se la “troppa vita” che le scorreva nel sangue non si sia mai voluta lasciare decifrare fino in fondo. Come se ci fosse sempre troppo da dire e nello stesso tempo un’urgenza di silenzio avesse costantemente percorso lei e le persone che le stavano accanto. Per raccontare questo personaggio complesso, profondo e a tratti enigmatico, che ha attraversato gli anni Trenta con intelligenza e passione, sofferenza e determinazione, Gaia De Pascale ha scelto la via del romanzo. Il libro dà la parola alla stessa Antonia, scavando nell’animo della protagonista e restituendo le persone, i luoghi e le atmosfere di un tempo cruciale sotto ogni punto di vista per la storia del nostro Paese. In bilico tra realtà e finzione, Come le vene vivono del sangue usa il verosimile come unico mezzo possibile per accedere al fondo segreto dell’esistenza di Antonia Pozzi, e rende omaggio a una indimenticabile figura femminile che ha saputo attraversare con la stessa profondità tanto la vita quanto la morte.

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Mare di luna
Di Corrado Calabrò
(Il Convivio Editore)

Dio mio, l’alba! / Se aprendo gli occhi, adesso, / mancasse la tua mano / a trattenere il lembo della notte… // No, non è giorno, / è la luce dei lampioni / che trapela: / me lo dice il tepore del tuo corpo / me lo dice la voglia di sonno / ancora intatta.
La poesia di Corrado Calabrò – scrive Giuseppe Manitta nella nota introduttiva -, ha suscitato, sin dai suoi esordi tra gli anni sessanta e settanta del ‘900, un costante interesse. In essa esiste una variabilità di motivi, seguendo un criterio diacronico, ma è altrettanto vero che per Calabrò alcuni di essi sono diventati paradigmi, costanti reflussi di un conscio-inconscio che continuamente emerge nella scrittura. Un dato ponderabile ha messo tutti d’accordo, almeno sulla presenza tematica, ovvero l’incidenza di alcune figure essenziali: il mare, la luna e la donna. In “Mare di luna” si pubblicano alcuni testi che stilisticamente possiamo definire “marcati”, cioè si tratta di componimenti che, rispetto alla restante produzione del poeta, hanno come caratteristica più evidente la struttura poematica lunga. Bisogna, tuttavia, costantemente considerare che nella originalità stilistica di questi ritroviamo i temi e i simboli della scrittura dell’autore.

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Memorie di un rivoluzionario timido
di Carlo Bordini
(luca sossella editore)

Questo romanzo totalmente legato all’autobiografia è una sorta di bilancio di circa vent’anni della mia vita. Poiché sono stati anni pieni di traumi, la stesura di questo libro è stata una lotta con me stesso. Per questo ci ho messo un tempo lunghissimo a finirlo. Un bilancio, un esame di coscienza su due temi fondamentali: il rapporto con la politica (sono stato a lungo militante di un gruppo trotskista) e i grovigli affettivi che hanno caratterizzato i miei rapporti col mondo femminile. Il tutto preceduto da un’adolescenza vissuta tra depressioni, cambi di facoltà, fughe e sedute dallo psicanalista. Una normale figura di disadattato, quindi, alla ricerca di un equilibrio. Scritto in periodi diversi e con stili diversi, abbandonato e ripreso, questo libro non poteva che assumere una struttura disordinata e barocca, che accettava, come inevitabile, un fluire profondamente disomogeneo. Tutte le irregolarità grafiche, grammaticali, ortografiche e sintattiche sono quindi volute. Mi riferisco ai capitoli che terminano senza punto, all’uso arbitrario delle maiuscole e delle minuscole, alle irregolarità nella punteggiatura, alle parentesi quadre, alle parole deformate; tutti accorgimenti volti al perseguimento di un impasto musicale fatto da dissonanze. Non si tratta infatti di refusi ma dell’uso di un linguaggio deformato, di cui ho creduto necessario servirmi per cercare di superare la piattezza dell’italiano televisivo su cui si basa il linguaggio letterario contemporaneo e per creare un impasto tra il sogno e la realtà. Consiglio, in questo senso, a coloro che trovano strana la mia scrittura, per valutare l’enorme distanza che esiste tra linguaggio letterario e altre forme d’arte, di ascoltare il Quartetto d’Archi n. 5 di Šostakovič, Cosmik Debris di Frank Zappa e Cronache Animali di Nicola Campogrande. Ho narrato – scrive ancora l’autore rivolgendosi al lettore -, la storia di un uomo che cercava l’amore ed era in sostanza incapace, anche se in apparenza era ben capace, di amare qualsiasi persona. Ho cercato di parlare quindi infine il più possibile male di me stesso.

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Tutta l’Opera in versi 1944 – 2015
di Luciano Luisi
(Nino Aragno Editore)

Monumentale riepilogo di un’attività poetica protratta senza interruzioni lungo l’arco di un intero settantennio, il volume è anche un’opera organica e a suo modo originale, sia per la sistemazione tematica dei testi, sia per l’instancabile lavoro di cesello, eseguito perfino sulle bozze. Leggendo le liriche di Luisi, si ha l’impressione di sfogliare il grande album della vita, dove le circostanze biografiche del poeta s’intrecciano con gli episodi salienti della storia, dalle macerie del secondo conflitto mondiale ai recenti, drammatici, esodi di interi popoli, messi in fuga dalla fame e dalle persecuzioni, scrive nell’introduzione di Giuseppe Langella. Luciano Luisi, nato nel 1924 a Livorno ma romano d’adozione, è stato per molti decenni una voce autorevole e apprezzata nel campo della critica d’arte e del giornalismo italiano. Ha collaborato con numerose testate giornalistiche e ha condotto per la RAI diversi programmi culturali e dirette di eventi prestigiosi. Poeta, narratore e drammaturgo, il suo nome figura nell’albo d’oro di numerosi premi letterari, in qualità di giurato o di vincitore. Ha insegnato “Giornalismo televisivo” all’Università “Pro Deo” di Roma e Storia dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Foggia. Ha diretto “L’informatore librario” ed è stato Segretario Generale del Premio Fiuggi. Ha curato monografie su Luzi, Prisco, Pratolini, Sciascia e su grandi artisti figurativi, tra cui Greco, Guttuso, Vespignani, Tamburi, Annigoni, Covili, Norberto. È un collezionista e studioso di conchiglie e attualmente vive a Roma.

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