A due anni dalla prematura scomparsa Catania celebra Gilberto Idonea, l’attore catanese considerato l’erede di Angelo Musco, con uno dei suoi più grandi cavalli di battaglia: lo spettacolo ‘U sapiti com’è, scritto da Francesca Sabato Agnetta, con il quale ha incantato gli spettatori di tutto il mondo suscitando grandissima ilarità e profonda commozione vestendo i panni di “Cola”.
Domenica 4 ottobre alle ore 21 al Palazzo della Cultura di Catania (già esauriti i posti disponibili) andrà in scena la compagnia di Gilberto idonea, di cui ha preso le redini il figlio Alessandro, a conclusione del Catania Summer Fest, il calendario di eventi promosso dall’Amministrazione comunale.
«Tornare in scena dopo otto mesi con il grande cavallo di battaglia di mio padre, e alla vigilia del secondo anniversario della sua scomparsa – ha detto Alessandro Idonea – , per me è doppiamente emozionante. Per questo ringrazio l’assessore Barbara Mirabella che ha fortemente voluto questa serata, nata per condividere il ricordo di Gilberto con la sua città, nell’unico modo possibile, ovvero attraverso il suo teatro».
Lo spettacolo, che riprende la regia di Gilberto Idonea, inaugura anche la decima edizione di “Una Stagione a 4 Stelle” che tornerà di scena da novembre a maggio, come consuetudine al Teatro Metropolitan di Catania, con cinque nuovi spettacoli e due recuperi della scorsa stagione, che come sempre attingono alla migliore comicità siciliana e nazionale.
‘U sapiti com’è vedrà in scena, oltre ad Alessandro Idonea che interpreterà il ruolo che fu di suo padre – «e per il quale – dice – non potrò non tenere conto della sua grande lezione di umanità» – Angela Sapienza, Manuela Ventura, Giovanna Criscuolo, Nellina Fichera, Manuela Cordovana, Bruno Torrisi, Loredana Marino, Enrico Pappalardo, Pietro Privitera, Giovanni Rizzuti, Chiara Seminara e Nino Signorello.
Dalle note di regia di Gilberto Idonea: «Franca Musco, la figlia del celebre comico catanese, che interagiva con me durante la rappresentazione al Teatro Bellini nel 2000, di One Man Show, storia del teatro siciliano di cui suo padre Angelo era stato pietra miliare, avendo saputo che avrei presentato a Catania ‘U sapiti com’è, mi confidò che per tutto il periodo dello spettacolo si sarebbe trasferita da Messina a Catania per assistere a tutte le recite di quella commedia che lei reputava essere la preferita dal padre. Purtroppo Franca non ha potuto esaudire quel desiderio perché, alcuni mesi dopo questa promessa, è scomparsa. Oggi metto in scena questo lavoro in sua memoria e omaggio.
Perché Musco, attore comico per eccellenza, amava particolarmente questo testo che è più un dramma che una commedia, e se fa ridere lo fa a denti stretti? Perché Musco, umile ragazzo che viveva in un quartiere povero di Catania, aveva quale amico un disabile di cui ne apprezzava l’umanità e che non riteneva giusto che la sua famiglia lo tenesse nascosto quasi come un senso di colpa di cui vergognarsi e pertanto suggerì, e in parte dettò, questa pice alla Agnetta portandola con grande successo in tutto il mondo.
Come detto, il tema affrontato è quello della “diversità” che si veicola, in maniera non sempre positiva, nella nostra società globale. Lo spettacolo coniuga comico e tragico in un perfetto equilibrio che mai travalica nel patetico. ‘U sapiti com’è rimane, ancora oggi, concezione di un teatro inteso non solo come divertimento puro, ma come prezioso luogo e momento per affrontare problematiche sociali. Cola è un ritardato mentale, con animo di fanciullo che è preso in giro per via del suo handicap. Cola però è l’espressione dei buoni sentimenti quelli veri ed eterni, di spontaneità, di semplicità quale sinonimo di verità, di amore, di sofferenza: il suo amore ha valore universale perché è quello per la madre o per la dolce Sisidda, che è l’unica a capirlo e a non dileggiarlo, o per il fratello che, senza volerlo, lo uccide.
Le caratteristiche del personaggio sono – come abbiamo visto – un connubio fra comico e tragico perché ogni azione umana ha sfaccettature tragiche ma dai risvolti comici che costituiscono la tristezza che sta nel fondo della risata dello spettatore. Perché la bonarietà del personaggio è la bonarietà di una comicità che s’innesta su un fondo amaro, dolente, tragico fino alla morte del protagonista che avviene col sorriso bonario di un uomo che, nella visionarietà dell’affetto per la madre e di una metafisica che gli rende possibile non solo il dialogo con Dio, ma anche il paradiso come posto della serenità dove si compongono i conflitti in una concezione così completa, che solo può essere appannaggio di un “povero di spirito” ma che ha l’animo puro, innocente».
in copertina, U sapiti com’è Marcella Oliveri Gilberto Idonea, ph Dino Stornello