Valerio Magrelli, “Exfanzia” e il “fare” della poesia.

Valerio Magrelli ha affrontato a più riprese, in poesia e in prosa, il tema dell’infanzia, anche attraverso pagine autobiografiche. Questo è il suo libro della maturità, ma l’infanzia e l’adolescenza non scompaiono del tutto: vengono viste come in uno specchio. Immagini rovesciate da interpretare da un altro punto di vista e con altre prospettive. Infanzia e vecchiaia spesso convivono, come nella poesia in cui si dice: «Mi sento così impaurito e solo al mondo | che perdo gli oggetti, uno a uno. | Per farmi ritrovare da qualcuno? | O alleggerisco il carico | per non andare a fondo?» La figura di Pollicino, che torna anche in un poemetto successivo, rimanda all’immaginario più tipico del mondo infantile, alla paura di perdersi, ma il perdersi, in un’altra poesia, viene confessata come caratteristica di tutta una vita: sbagliare la strada in un viaggio, confondere una città con un’altra. Confusione geografica, confusione onomastica. Condizioni di smarrimento che hanno sempre costituito punti di forza euristica nella poesia di Magrelli. I residui di infanzia hanno conformato un’intera esistenza ma ora, alle soglie della vecchiaia, prendono tutto un altro aspetto. Sono e non sono più quello che erano. L’infanzia diventa oggetto di sguardo, più che di autoanalisi. È la tenerezza nei confronti dei figli o dei ragazzi graffitari. Il punto di vista è ora la vecchiaia («questione di idraulica»), l’«ultima cima» da salire che si avvicina. Ma il fascino di questo libro è che l’«ex» ribalta ma non cancella l’«in». Tutto si tiene insieme. Così come insieme al tema generazionale scorrono altri temi, più laterali in questo libro rispetto ai libri precedenti, ma non meno importanti: la malattia, il «sangue amaro», la musica, la cultura pop. Sempre con quella capacità che è tipica di Magrelli di partire da una scena o da una constatazione e trasformarle in un percorso mentale inatteso, illuminante o, spesso, inquietante.

 

Della poesia, straordinaria “lente antropologica”, qual è la meta?

“La meta della poesia come dice la parola, l’etimo, è fare. È una specie di grande prova del fare … Penso che finché l’uomo sarà tale, tale da un punto di vista genetico, finché metteremo mani sulla nostra sostanza ci sarà sempre poesia; poi, sono molto interessato alle trasformazioni scientifiche, tecnologiche, nel momento in cui ritoccheremo il dna, non lo so amplieremo la memoria, sconfiggeremo le malattie, a quel punto, forse, la poesia potrà scomparire, ma non prima”, ribadisce Valerio Magrelli.

Scelte per voi. Quattro poesie Exfanzia di Valerio Magrelli (Einaudi, 2022) 

 

Una eccezione alla regola

La verità è come il sangue:
ci permette di vivere,
ma non dovrebbe mai venire alla luce.

Non regalate libri ad un nemico:
non lo cambia,
e in compenso lo rafforza.
Chi legge, cresce,
ma sempre mantenendo l’identica natura.
Nulla collega l’etica
alla letteratura.

Gioia, spada lucente, fredda, sole.
Tristezza, bava, adesca,
attira mosche.
Viscosità,
e tutto quanto le si appiccica.

Che sorrisone faccio, nella foto!
Sta per iniziare la gita
e scherzo con gli amici.
Tra mezz’ora, cadendo,
mi romperò una spalla
e poi sarò operato per due volte.
Ma che sorriso faccio, nella foto!
Arreso, felice, imbecille.
Perché, se stiamo bene,
abbiamo sempre l’aria da imbecilli.
Una foto qualsiasi, una storia qualsiasi.
Tendini come versi, lunghi e fragili.
Siamo fatti di vetro soffiato:
l’unica cosa buona sta nel soffio.

Valerio Magrelli, nato a Roma nel 1957, è scrittore, traduttore e professore ordinario di Letteratura francese all’Università Roma Tre. Ha pubblicato Ora serrata retinae (Feltrinelli, 1980), Nature e venature (Mondadori, 1987), Esercizi di tipologia (Mondadori, 1992). Le tre raccolte, arricchite da versi successivi, sono poi confluite nel volume Poesie (1980-1992) e altre poesie (Einaudi 1996). Sempre per Einaudi sono usciti Didascalie per la lettura di un giornale (1999), Disturbi del sistema binario (2006) e Il commissario Magrelli (2018). Fra i suoi lavori critici, Profilo del dada (Lucarini 1990, Laterza 2006), La casa del pensiero. Introduzione all’opera di Joseph Joubert (Pacini 1995, 2006), Vedersi vedersi. Modelli e circuiti visivi nell’opera di Paul Valéry (Einaudi 2002, L’Harmattan 2005) e Nero sonetto solubile. Dieci autori riscrivono una poesia di Baudelaire (Laterza 2010). Ha diretto per Einaudi la serie trilingue della collana «Scrittori tradotti da scrittori». Tra i suoi lavori in prosa: Nel condominio di carne (Einaudi 2003), La vicevita. Treni e viaggi in treno (Laterza 2009), Addio al calcio (Einaudi 2010), Il Sessantotto realizzato da Mediaset (Einaudi 2011), Geologia di un padre (Einaudi 2013), La vicevita (Einaudi 2019) e Sopruso: istruzioni per l’uso (Einaudi 2019). È fra gli autori di Scena padre (Einaudi 2013). Ha pubblicato per Einaudi anche tre raccolte di poesie: Il sangue amaro (2014), Le cavie (2018) e Exfanzia (2022). Nel 2002 l’Accademia Nazionale dei Lincei gli ha attribuito il Premio Feltrinelli per la poesia italiana. Collabora alle pagine culturali di «Repubblica» e tiene una rubrica sul blog il Reportage.

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