copertina la recensione de fazi

Gli spiriti liberi non possono che rallegrarsi di fronte alla molteplicità di spunti di ricerca offerti in questo saggio di Corrado Ocone dal titolo Liberalismo senza teoria (Rubbettino, 2013), dove già nella premessa si parla di «dubbio, spirito critico, anticonformismo, antidogmatismo, pluralismo, antiperfezionismo, antipaternalismo» contro la vulgata trionfante. Il nuovo paradigma “non teorico” qui proposto è la discussione del liberalismo e della scienza politica «sul terreno della filosofia».

La ricerca (sképsis) è stata sempre vista con sospetto, e perciò riformulata dai grandi demistificatori che sono stati Nietzsche, Marx (Hegel-Marx) e Freud. E non è il dubbio stesso un modo per definirla etimologicamente, la parola greca significando allo stesso tempo riflessione, indagine e dubbio? Su base decostruttivistica, prendendo a esempio di metodo la genealogia della morale di Nietzsche, in termini di smascheramento dei valori dominanti Ocone ripercorre dunque la storia del liberalismo facendone una controstoria senza formalizzare la dialettica. In realtà non c’è nulla da smascherare. Non esiste che il gioco delle maschere, assumibili nell’alternanza di ápeiron e métron, illimitato/immensurabile e (possibilità della) misura, nell’eterno ritorno dell’identico. Nella prassi è difficile equilibrare i tre poteri (giudiziario, legislativo e esecutivo) senza cedere al fatalismo naturalistico: «per chi detiene il potere è impossibile non abusarne, – avverte Ocone nel suo richiamo a Montesquieu – se questo potere si presenta come smisurato o addirittura illimitato». Le derive totalitarie di Rousseau furono peggiori dello stesso assolutismo. La distinzione kantiana tra senso e intelletto tanto dispiacque a Carlo Antoni che arrivò a svolgere una critica alla raison settecentesca comprendendo il problema estetico nella totalità del problema filosofico. Il limite di Kant, che pure ebbe il merito di cogliere l’inadeguatezza del principio di contraddizione di fronte all’imporsi della realtà, fu secondo Antoni non aver curato di approfondire in senso storicistico la sintesi a priori. Viceversa, nella terza critica kantiana il giudizio riflettente (l’intuizione nella sua individualità concreta) è già una prima forma di giudizio storico, aperto all’universo vivente e alla libertà umana. Antoni fu peraltro critico di Hegel e nella fattispecie dello stato nazionale e vide nel nazismo l’estrema conclusione del romanticismo.

Ma il vero punto di partenza dal quale muove Ocone è il mirabile Contributo alla critica di me stesso di Benedetto Croce. Lì il filosofo napoletano afferma che «la perfezione di un filosofare sta (per quel che mi vuol parere) nell’aver superato la forma provvisoria dell’astratta “teoria”, e nel pensare la filosofia dei fatti particolari, narrando la storia, la storia pensata». Non confessione di poeta dunque ma storia – non senza polemica – della propria vocazione nonché apologia o giustificazione dell’opera, dramma mentale ripercorso in modo retrospettivo e autocritico. I rapporti tra Luigi Einaudi e Croce – da entrambi derivano le due linee del liberalismo classico – sono esaminati alla luce della loro conflittualità hegelianamente vitale. Croce aveva colto l’importanza di Marx laddove il marxismo restava per Einaudi uno statico determinismo privo di conflitto e di dialettica tant’è vero che in Contributo alla critica di me stesso ricorda di avere nel ’95 iniziato i suoi studi, attraverso Labriola, dell’economia («che nel marxismo facevano tutt’uno con la concezione della realtà ossia con la filosofia») e tratto da quel momento speranze di palingenesi e di redenzione da e nel lavoro. Ma presto se ne distanziò e prese a frequentare Gentile, a lui accomunato da affinità pratiche e interessi filologici, collaborando con lui.

Dall’asistematicità di Hannah Arendt, critica del liberalismo, filosofa antidogmatica e antiautoritaria, apolide del pensiero, proviene che lo stesso liberalismo non è assimilabile ideologicamente al liberalismo sistematico. Parliamo allora di «individuo plurale», compiendo un passaggio dalla “teoria politica” all’antropologia filosofica, presupposto dell’agire come essere-nel-mondo. Anche da questo punto di vista, Liberalismo senza teoria di Corrado Ocone è un’apertura e non chiusura nei confronti dell’alterità, dal momento che la pluralità delle potenzialità è inesauribile e la sospensione del principio di realtà e dell’io sono condizioni per esplorare l’alterità segreta (non secondo la tonalità esaltata delle maschere dell’ultimo Nietzsche a Torino, quanto piuttosto nella direzione di ancora altri inattuali come Klossowski e Bataille).

 

 

 

 

Potrebbero interessarti

4 risposte

  1. Pingback: casey
  2. Pingback: steven
  3. Pingback: Darrell
  4. Pingback: karl