#1Libroin5W
Chi?
I protagonisti del racconto sono pochi: Diego, sua sorella Lilli e Bianca, l’amica di Diego. Ma il suo superprotagonista è sicuramente il gatto Romeo, la cui morte genera e sostiene tutta la storia, fino all’ultima pagina, dando vita a una vicenda che ti agita e che ti spinge di andare all’ultima pagina (che d’altra parte arriva abbastanza presto).
Cosa?
Nella vita di un bambino accade sempre qualche momento difficile, dovuto a un gesto che lo mette di fronte alle proprie responsabilità. E quasi sempre il bambino cerca di nasconderle, perché non vuole subire le sgridate dei genitori. Ma si sa che le bugie hanno le gambe corte e portano altri problemi, mentre la verità è una scelta che riporta pace nel cuore e il premio del perdono. Sono queste esperienze che, se si risolvono, fortificano la vita familiare e sono importanti nella crescita ‘social’ del bambino.
Quando?
Il tema di questa storia mi è arrivato dal tempo ormai lontano della mia infanzia. Il ricordo è chiarissimo nella mia memoria: mio padre, nel tagliare un ramo d’albero uccise senza volerlo una rondine che volava sul nostro prato. Io piansi e anche lui pianse. Poi insieme facemmo una tomba per l’uccello e io vi portai fiori tutta l’estate.
Dove?
Da tempo pensavo a una storia basata su questo ricordo infantile, ma raccontarlo così come era accaduto mi sembrava sbagliato, perché non c’era responsabilità nel gesto di mio padre, era la rondine che non aveva visto il pericolo tra le foglie. E questo non era sufficiente per interessare un giovane lettore. Ci voleva qualcosa di più pesante. Era più importante raccontare una storia dove il ‘colpevole’ ci fosse. E mi son detta che il motivo di un gesto rabbioso come quello di Diego, invece, è frequente tra i bambini: una sgridata dei genitori, in questo caso per non aver curato la sorellina, come gli era stato richiesto. Ho scelto l’uccisione involontaria di Romeo e la scoperta successiva che era il gatto della sua più’ cara amica, perché solo così la storia sarebbe stata interessante.
Perché?
Questo è un libro per bambini e ragazzi, perché io scrivo per loro. La storia corre veloce, come piace a loro, con una sorpresa ad ogni pagina. E permette al lettore di riflettere sull’importanza di pensare, prima di fare. Soprattutto quando sei arrabbiato. Ma secondo me dovrebbero leggerlo anche gli adulti. Per esempio, quelli che fanno botte fuori dal bar dopo aver visto la partita di calcio. E altri che fanno anche di peggio, ma questo vorrei che ve lo dicessero i vostri genitori.
Scelti per voi
«Che cosa ti è successo?»
«Non trovo più il mio gatto. Un bel siamese, si chiama Romeo. Chissà dove si è cacciato, quello stupido».
Devo essere diventato verde in faccia, perché lei mi ha chiesto: «Non è che sai qualcosa di brutto e non me lo vuoi dire?»
Io non riuscivo proprio a rispondere, le sue parole scivolavano dentro il mio orecchio e mi facevano venire i crampi allo stomaco. Tra tutti i gatti del quartiere, proprio quello della mia amica del cuore dovevo beccare. Mi sentivo annientato, distrutto. Il mondo mi roteava intorno come la giostra dei seggiolini volanti.
«Insomma, l’hai visto o no?» ha insistito.
«No» ho biascicato. Sentivo la lingua appiccicosa e un gusto amaro nella saliva.
Come facevo a dirle che il suo caro Romeo era morto. Avrei dovuto spiegare anche un bel po’ di altre cosette, e sarebbe venuta fuori tutta quella verità che avevo appena seppellito così accuratamente nel fosso. Nemmeno Bianca mi avrebbe creduto, nonostante fossimo tanto amici. Nessuno poteva credere a una morte così assurda, e lei ancora meno degli altri, perché il gatto era il suo gatto e questo la rendeva più sospettosa, più svelta a giudicare.
Vedevo già il suo sguardo di condanna, la bocca arricciata in una smorfia, la mano che mi scacciava con orrore. Via, via, in esilio da lei per sempre. Dove lo trovavo il modo giusto per non far succedere una cosa simile. Non c’erano parole, non c’era niente. Potevo solo stare zitto e patire.
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Anna Lavatelli è nata a Cameri, paese dove attualmente vive. Si è laureata in Filosofia all’Università Statale di Milano e ha insegnato per molti anni Lettere alle scuole medie. Inizia a dedicarsi ai libri per ragazzi nel 1986, cimentandosi con i generi più diversi ma sempre con un occhio rivolto ai problemi della società contemporanea. Svolge attività di animazione progettando percorsi didattici di invito alla lettura. Ha vinto molti premi tra i quali quello del Battello a Vapore nel 1993 e il premio Andersen nel 2005 come migliore autrice italiana con Bimbambel (Interlinea). I suoi libri per bambini sono tradotti anche all’estero, in particolare in America latina.
Per le Rane di Interlinea Anna Lavatelli ha pubblicato molti libri, come Il giallo del sorriso scomparso, Chi ha incendiato la biblioteca?, I racconti dei re magi, Filastrane. Storie di rane in giro per l’Italia, È Natale Bimbambel, Una gamba dispettosa, Maso Ciucciamaso, Il nuovo manuale della Befana, La gallina che non sapeva fare le uova, Benvenuto, pomodoro!, Il violino di Auschwitz, un grande successo per ragazzi sul tema della Shoah, e I mostri dell’Inferno. In viaggio con Dante con le illustrazioni di Enrico Macchiavello. Anna Lavatelli fa anche parte del comitato editoriale delle Rane fin dal 2001, anno di fondazione della collana. La chiamavano Cinquemila è il suo primo libro per un pubblico adulto.
Le illustrazioni sono di Simone Frasca.