Chi?
Il saggio è dedicato a Vincenzo Consolo, l’autore di romanzi che sono entrati nel canone letterario del Novecento come “Il sorriso dell’ignoto marinaio” e “Retablo”, l’amico e sodale di Sciascia, un classico della contemporaneità da leggere, rileggere e riscoprire.
Cosa?
L’intera opera di Consolo è attraversata dal tema del viaggio, un significante maggiore declinato in tutte le possibili accezioni. Lo scrittore aveva lasciato la Sicilia per stabilirsi a Milano, ma tornava sempre, realmente come in letteratura, ai suoi luoghi natali. Corrado Stajano l’ha definito “un eterno migrante del ritorno”. Questa propensione gli permetteva di osservare l’isola da una duplice specola, quella affettiva, interna e memoriale e quella esterna, distanziante, utile a isolare gli umani travagli e la disperante questione sociale. Ben presto, nell’opera di Consolo, la metafora odissiaca ha subito una singolare trasformazione, il motivo del ritorno è diventato ritorno impossibile: la Sicilia non è più la petrosa Itaca a cui giungere definitivamente e serenamente, ma una terra devastata da arroganza criminale, da complicità politica e gretto interesse economico. L’interesse per il viaggio si è trasformato in Consolo anche in interesse per la letteratura odeporica. “Retablo”, uno dei romanzi più levigati della letteratura del secondo Novecento, è incentrato sulla una ricca trama di riferimenti alla letteratura del Grand Tour che ha rappresentato la Sicilia.
Quando?
L’idea del saggio è nata da alcune conversazioni con Consolo che mi ha donato la sua amicizia quando ancora ero studente universitario. Quell’amicizia si è trasformata in un intenso confronto, in telefonate e conversazioni in cui abbiamo toccato anche alcuni nodi tematici e teorici che ho poi sviluppato nel mio lavoro. Naturalmente un uomo come Consolo era ben consapevole che l’intenzionalità d’autore non esaurisce il senso unico e ultimo di un’opera letteraria, tanto più di un’opera complessa come la sua. Tra le tante fortune della mia vita ho avuto, molto giovane, quella di potermi confrontare con uno scrittore e intellettuale di tale levatura ed apertura.
Dove?
Si tratta di un saggio scritto in Sicilia, che ha come cuore la nostra isola, la letteratura odeporica che l’ha rappresentata, le riflessioni consoliane ad essa dedicate, il contrasto disperante tra la memoria letteraria, storica, artistica ed archeologica e un presente di rovina. Non a caso Natale Tedesco ha parlato di un “valore oppositivo delle rovine” negli scritti di Consolo. Il contrasto tra presente e passato anima un romanzo di grande bellezza come “L’olivo e l’olivastro” o l’ultima opera dello scrittore, “Lo Spasimo di Palermo”. Nonostante la sua visione lucidamente disincantata ho voluto concludere il saggio col riferimento ad uno degli ultimi scritti di Consolo, dedicato a Guccione ed alla “Scuola di Scicli”, ad un gruppo di artisti cosmopoliti che sono ritornati all’isola natale e da essa hanno tratto ispirazione, i mezzi per una rinnovata possibilità artistica e creativa. Una significativa apertura alla speranza restituitaci dallo scrittore poco prima della scomparsa.
Perché?
È un omaggio ad un grande scrittore e intellettuale ancora oggi troppo poco noto, che meriterebbe maggiore attenzione, lettura e studio. Uno scrittore tradotto in ogni parte del mondo. Che il decennale della scomparsa, in questo 2022, sia l’occasione per riscoprirlo.
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Dario Stazzone è dottore di ricerca in italianistica (Lessicografia e semantica del linguaggio letterario europeo, dottorato coordinato da Giuseppe Savoca) e cultore di Teoria e Sociologia della letteratura. Ha insegnato Retorica a Scienze Politiche. È autore di saggi su Sinestesie, Belfagor, Bohèmien, Oblio, Agorà, Annali della Fondazione Verga, Quaderns d’Italia e Otto/Novecento dedicati, tra gli altri, a Michelangelo poeta, Verga, Capuana, De Roberto, Carlo Levi, Bassani, Emilio Greco poeta, Gatto, Luzi, Pasolini, Sciascia, Bufalino, Consolo, Addamo, Fernandez ed Attanasio. Ha pubblicato le seguenti monografie: Il romanzo unitario dell’infinita modernità. Carlo Levi e il ritratto, Geometrie della memoria in Carlo Levi e Vincenzo Consolo e l’odeporica europea. Ha curato la ristampa di Catania di De Roberto (in collaborazione con Rosalba Galvagno) e de Il patrimonio artistico di Catania dello stesso autore. Recente è la cura di Quattro scrittori, quattro Sicilie (Le Farfalle Editore, Valverde 2015), che ripropone gli scritti di Patti, Levi, Comisso, Sofia dedicati alla Sicilia nel 1952.
In copertina Dario Stazzone, ph di Salvatore Torregrossa