#1Libroin5WPoesia
Chi?
Il titolo del libro già indica qualcosa di importante di questo lavoro: non “poeti”, non “poesia”, ma “poesie”, in minuscolo e al plurale. Sono i testi gli assoluti protagonisti: occupano più dell’ottanta percento delle mille pagine di questo volume. In questo senso, ho cercato di costruire un’antologia molto diversa da quelle del Novecento e anche da quelle più recenti del Duemila. Innanzitutto ho provato a fare un esperimento letterario con il “genere antologico”: il mio è un percorso molto autoriale (anche per questo sono il solo curatore). Di fronte alla grande varietà di voci del contemporaneo – che fa parlare dagli anni settanta per la poesia di “astro esploso” (Berardinelli, 1975) – non ho voluto proporre un canone ristretto, soffocando la varietà, ma ho pensato di assumere la polifonia come una ricchezza e come l’occasione per dire qualcosa di diverso sulla poesia del mio tempo. La domanda sottesa a questo lavoro è: è ancora indispensabile per la nostra esperienza della poesia mettere sempre la figura dell’autore davanti all’esperienza della lettura? Cosa succederebbe se provassimo a leggere la poesia come un movimento di forme e di trasformazioni, in contatto fra loro e non come il prodotto di una personalità singola? Per questo ho deciso di disinnescare la consueta enfasi che diamo sugli autori e a spostare tutta l’attenzione sulla composizione di poesie in ampi paesaggi di scritture in movimento, uno per ciascuno decennio degli ultimi cinquant’anni di storia italiana. Per ogni decennio, ho così cercato di creare una sequenza di testi che il lettore potesse leggere come un libro, una poesia dopo l’altra e che rappresentasse l’atmosfera linguistica e poetica dell’epoca. Disinnescando la soglia autoriale, ho potuto selezionare solo alcuni tratti dei percorsi di autori già storicizzati, quelli che ritenevo più potenti e significativi per il contemporaneo. Sono più di duecento i poeti convocati in questo paesaggio e crescono (sia i testi che gli autori) a mano a mano ci si avvicina ai nostri anni, in un “chi” che diviene sempre più comunità, mondo, esplosione viva della poesia contemporanea.
Nonostante la volontà di rappresentare la polifonia poetica del nostro tempo, ho dovuto scegliere alcune voci e escluderne altre. Fa parte del gioco e la scelta è stata alcune volte dolorosa ma inevitabile. Ho scelto i testi incrociando fra loro due criteri, sempre rigorosamente a partire dai testi: da una parte, ho scelto i testi che meglio rappresentassero la ricchezza di stili che possiamo trovare nella poesia di un’epoca; dall’altra, ciascuno testo doveva funzionare nella sequenza che stavo costruendo, doveva diventare un anello di una catena narrativa. In questo senso, il mio lavoro non è né canonico né canonizzante: non ho indicato un manipolo di pochi autori decisivi per il futuro, ma ho articolato alcuni testi del passato cercando di consegnare un “senso” al lettore, che tenesse conto che la poesia non è solo frutto di poche personalità geniali, ma anche un tessuto vivo di testi e corrispondenze, di prestiti e di lasciti: tutto ciò di solito viene escluso dalle antologie tradizionali.
Cosa?
Leggere migliaia di versi, di centinaia di poeti degli ultimi cinquant’anni, mi ha convinto che la poesia è una risorsa incredibile per l’immaginario del nostro tempo. La poesia, a differenza degli altri generi letterari, è stata ed è ancora la forma letteraria più refrattaria ad assecondare le mode e a piegarsi ai ricatti commerciali e comunicativi del nostro tempo. È sempre una forma di scrittura che crea sconcerto, emozione, sobbalzo, stupore: ogni poesia è una frattura del probabile e al contempo una rammemorazione di tutto ciò che è stato scritto nel passato. È un genere selvatico, anarchico, privo di regole fisse e di limiti. E insieme a questo, la pagina della poesia è sempre impregnata di sua peculiare emozione umana, anche quando la respinge e l’allontana: ciascuna poesia è sempre la concretizzazione di un dialogo con il mondo, con il quale (o contro il quale) ogni testo ingaggia un progetto che si fa linguaggio. Io credo che abbiamo bisogno di pagine così: pagine che non sono addomesticate, che non insegnano a compiacere gli stereotipi che già abbiamo in testa, che non sono mai meccanismi compensatori, aridi e idioti, ma attivano forme della pluralità e del collettivo, che sollecitano l’interpretazione, il conflitto e il desiderio di conoscenza. Spero con questo libro di aiutare a restituire ai lettori questa ricchissima risorsa di immaginari e linguaggi: che possa valere come forza per tornare alla nostra vita chiedendo la medesima empatia, la stessa capacità di creare spazi per determinare il futuro in maniera sempre diversa, sempre lontana da ogni politica dell’ovvio e del senza scampo.
Quando?
Il libro ha una gestazione decennale. È nato più di otto anni fa, direttamente da una proposta dell’editore. Il direttore editoriale del Il Saggiatore, Andrea Gentile, mi chiese di tentare di immaginare una raccolta antologica che non fosse come le altre, ma che avesse un carattere originale e autoriale molto forte e al contempo la capacità di raccontare la nostra epoca. Se questo libro adesso è una realtà lo devo senz’altro a lui e agli amici del Saggiatore che hanno creduto fortemente in questo progetto e che hanno saputo aspettare il tempo della sua composizione. Il lavoro è stato lungo e meticoloso. I libri di poesia sono spesso introvabili: è stata una caccia fra librerie, fra antiquari e biblioteche pubbliche e private. Ricerche bibliografiche, viaggi e indagini. Sarebbe stato impossibile fare questo libro senza i tanti poeti con cui ho dialogato, chiedendo consigli, indicazioni, nomi, suggerimenti, ricevendo generosamente i loro libri e quelli di altri. Ho passato gli ultimi dieci anni a chiedere ai poeti del nostro tempo quali fossero i libri fondamentali per loro e perché secondo loro lo fossero: “Poesie dell’Italia contemporanea” è anche il frutto di questa indagine dialogica.
Dove?
L’idea è nata a Milano, dove vivo e dove è di casa la poesia. Nella mia mia città c’è una tradizione straordinaria di scrittura e pensiero in tutti i campi e anche nella poesia e persino nel genere stesso antologico. Penso soprattutto all’antologia innovativa di Luciano Anceschi (Linea lombarda, 1952) e a quella di Antonio Porta (Poesie degli anni settanta, 1979): a quest’ultima mi sono fortemente ispirato per concepire il mio lavoro. Ma al di là della mia città, “Poesie dell’Italia contemporanea” è un lavoro nazionale, aperto: ho cercato di indagare la grande varietà della nostra poesia anche a partire dai nuclei pulsanti che percorrono la penisola. Non è un caso che ci sono tanti autori siciliani in questo volume, soprattutto delle generazioni più giovani: Bartolo Cattafi, Jolanda Insana, Edoardo Cacciatore, Marilena Renda, Gianluca D’Andrea, Luciano Mazziotta, Gianluca Fùrnari, Giuseppe Nibali, Pietro Russo, Antonio Lanza, Naike Agata La Biunda, Giovanna Cristina Vivinetto, per esempio. Autori che testimoniano che il “dove” della poesia ormai non è più un affare solo regionale, ma le tradizioni della scrittura si incrociano e si ibridano e viaggiano per tutta Italia, come del resto fanno gli autori.
Perché?
Sicuramente questo è un libro per spiriti curiosi e intrepidi. Il pedante rimarrà forse deluso e anche quello che crede di aver letto già tutto (e che magari guarderà solo l’indice, senza entrare concretamente nella lettura dei testi). È un libro innanzitutto divulgativo: per chi ama la poesia, per chi la vuole scoprire nella sua articolazione storica o semplicemente desidera immergersi direttamente nelle sue parole. È un libro che permette un triplice approccio: può essere letto aprendolo a caso, come un talismano, ma anche come un romanzo della poesia contemporanea (ogni decennio è infatti anticipato da un ritratto narrativo dell’epoca) e poi alla fine del volume ci sono alcune letture di approfondimento tematico che analizzano alcune costellazioni testuali. Credo poi che per lo studioso e per il poeta più erudito può essere uno strumento interessante per rileggere la poesia tenendo d’occhio anche ciò che si pubblicava e si leggeva in quel giro d’anni: l’impianto rigorosamente cronologico e il lavoro di accostamento di stili poetici molto diversi aiuta a dare ad ogni testo una sua tridimensionalità. Il volume è anche infine un archivio della lingua della poesia italiana: se si scorrono le sue pagine, come un frame dopo l’altro, si può leggere la poesia italiana come un film e scoprire anche un’altra sua caratteristica, che raramente emerge nei dibattiti: la sua incredibile continuità nel tempo. Al di là infatti della ricchezza di stili e della polifonia di voci, c’è qualcosa che insiste, che perdura, c’è una coesione della nostra tradizione. L’invito e che questa continuità non sia pensata come un detrimento (una mancanza di originalità), ma come una forza: è il sentiero su cui cammina e camminerà la poesia nel tempo.
Scelti per voi
La penna non è stata posata sulla carta
la carta è ancora tutta bianca
bianca è la data
bianchi luogo ora
provenienza destinazione
perché percome
e quando
chino sulla mia vita scrivo
l’atto di presenza
mi effondo mi circondo di parole
copro colmo comando
parole
l’assenza certifico
attesto la finzione.
(da Bartolo Cattafi, Segni, 1986)
*
L’amore che di due visi fa uno solo
Ti dà la scienza della distanza infinita
La terza immagine immaginaria attualmente
Realtà è sempre in preda all’alterazione.
(da Edoardo Cacciatore, Graduali, 1986)
*
Mia madre canta e fuma tutto il giorno,
mia madre canta e fuma, non mi fa dormire,
non mi fa stare, non mi fa studiare.
Divido la stanza con il fumo e due fratelli
di cui uno non mi vuole mai aiutare.
Anche se volessi, come potrei studiare?
Il tempo passa senza che lo capisco,
e due mesi sono sei a tutte le ore del giorno.
Mia madre canta e fuma, mio padre pare mio nonno,
abbiamo una televisione nuova, non ci manca niente,
ma tu che pensi, se strillano si possono lasciare?
Mio padre sembra mio nonno, una volta
ha rubato un portafogli, ma non lo sapeva
che era del bidello, non è sua la colpa,
non abbiamo soldi, ma niente mi manca,
l’estate facciamo le vacanze in Bulgaria,
nuotiamo in giardino, con la piscina di plastica,
ora ho la televisione, non è vero che puzzo,
io mi lavo, e mia madre mi vuole bene,
solo il tempo non so dove va,
e due giorni sono un’ora fa.
(da Marilena Renda, La sottrazione, 2015)
*
Motrice
Questa notte dimentico l’artrite, la cervicale
infiammata, stavolta mi lascio andare
vieni, ti dico, usciamo sotto le bombe
vediamo se riescono a prenderci ma non credo
i droni che danzano sulle nostre teste,
muoviti, così, mi muovo anch’io, guarda
scomposti, scoordinati, non importa
è il movimento che vanifica la mira,
se stiamo fermi è già una fine, lanciamoci
ancora per questa notte, poi si vedrà.
(da Pietro Russo, A questa vertigine, 2016)
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Si presenta: domani giovedì 25 maggio ore 18:00 a laFeltrinelli di Catania (Via Etnea, 283 / 285 / 287), l’antologia Poesie dell’Italia contemporanea 1971-2021 (Il Saggiatore). Intervengono il curatore Tommaso Di Dio, Pietro Russo, poeta e docente, Enrico Palma, ricercatore e saggista.