paolo di poalo x l estroversoweb

“Scrivere è un po’ come fare i minatori di se stessi: si attinge a quello che si ha dentro, se si è sinceri non si bada al rischio di farsi crollare tutto addosso”, parole di Andrea De Carlo per chiederti qual è la tua più intima definizione di scrittura?

Non è facile definire la scrittura, e tuttavia il “perché scrivi?” è la domanda a cui nessuno scrittore può sottrarsi. Per me scrivere è un’avventura dello sguardo, faticosa, spiazzante, mi affatica, mi svuota, eppure non riesco a farne a meno. Scriverei anche se non scrivessi davvero, perché scrivo nella testa, annoto sensazioni in forma di parole possibili, fermo nuvole, pensieri, o semplicemente il volto di qualcuno, che è già l’inizio di una storia. Ho scritto molti più racconti e romanzi nella testa, ogni giorno, di quelli finiti su carta. Ho scritto per capire, per ricordare, per vedere le cose da un’altra prospettiva. Ho scritto per ricostruire un mondo scomparso, o anche solo una città, una strada, l’angolo di una casa, solo per vedere ancora vivo qualcosa che il tempo aveva sommerso. Ho scritto, molto spesso, proprio per far rivivere  qualcuno, persone del passato, anche del mio, o perfino un me stesso che avevo lasciato per strada ad aspettare. L’ho ripreso per mano e l’ho accompagnato fino alla gelateria, perché era fermo lì e aveva una tremenda paura dei cani. Gli ho fatto da fratello maggiore. Ho scritto per tante altre ragioni e molte le ho dimenticate. A volte ho scritto per amore, per nostalgia, per seguire una musica, per suonarla con le parole. Ho scritto anche per dimenticare. Ho scritto per iniziare un dialogo con qualcuno, per muovere un’idea, per difendere un’idea, per guarire, per ammalarmi di nuovo. Ho scritto perché c’era una storia che valeva la pena raccontare, come si fa in treno con uno sconosciuto. Ho scritto per fare delle domande senza avere neanche l’inizio di una risposta. Ho scritto per lasciare le domande aperte come porte spalancate. Soprattutto ho scritto – come dice Perec – per “strappare qualche briciola precisa al vuoto che si scava, lasciare, da qualche parte, un solco, una traccia, un marchio o qualche segno”.

 

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