“Amuri”, raccolta di canti d’amore del popolo siciliano, raccontata dalle (Noũs) editrici Giuditta Busà e Chiara Sicurella

L’amore, che rifrange luce in ogni direzione. L’amore, atto del tramandare e custodire. L’amore, mistero e rivelazione. L’amore, che trapassa e muore. L’amore, che esaspera e migra. L’amore, che incendia l’aria. L’amore, desiderio che ascende. L’amore, sentimento cosmico che valica il tempo. Parliamo di “Amuri”, raccolta di canti d’amore del popolo siciliano, pubblicata da “Noũs Editrice”. Un’opera deliziosa che attinge alla “Raccolta amplissima dei canti popolari siciliani” di Lionardo Vigo, poeta originario di Acireale, vissuto nel XIX secolo. “Tra imitazione di motivi che riconducono a una letterarietà alta e loro eversione, tra immagini sorprendenti rappresentate con l’immediatezza e la forza del dialetto questi canti, affiancati da una puntuale e pratica traduzione in italiano, assicurano una lettura di sicuro fascino è interesse”, scrive nella postilla critica Dario Stazzone. «Zagare e violi/ T’aspettu, venitinni, arrobba-cori!», pochi versi scelti dal volumetto per introdurre la nostra intervista alle editrici, Giuditta Busà e Chiara Sicurella (nella foto di Cinzia Marsala) che hanno voluto questa pubblicazione

La vostra raffinata e ricercata realtà editoriale sta crescendo (anche) in direzione della poesia. Cosa orienta le vostre scelte? Qual è la vostra odierna definizione di poesia? Qual è a vostro avviso lo stato di “salute” della poesia, specie in Sicilia?

È proprio così. Dopo tre anni di lavoro di cura e selezione, stiamo finalmente raccogliendo i frutti. Le nostre prossime due uscite tra l’altro saranno proprio raccolte poetiche e come hai ben notato tu stiamo cercando di curare la nostra collana, lasciando – un po’ come abbiamo fatto per le nostre altre pubblicazioni – che siano le nostre scelte e delineare la linea della Casa editrice: e la cos a più gratificante è che i lettori sanno ormai cosa aspettarsi da Nous. La stessa cosa sta avvenendo con la poesia: la nostra collana sta crescendo e sta definendo sempre più chiaramente i tratti della poesia che ci piace e che pubblichiamo. Riceviamo tantissime proposte da tutta Italia, e molte di poesia. Purtroppo di queste solo una quantità davvero minima arriva a essere pubblicata. Diciamo che è un genere che affascina moltissimo e che però fa cadere nel tranello che basti andare a capo perché un testo possa essere considerato poetico. La poesia si sostanzia di suono e di senso. La poesia sta nello sguardo e nella capacità di cogliere le sfumature della realtà: la sua caratteristica è la precisione nello svelare la realtà e per questo richiede un’abilità profonda nell’uso e nella scelta delle parole dal punto di vista fonosimbolico e semantico. Diciamo che in linee generali la poesia in questo momento sta molto bene, è un genere molto frequentato. Che lo sia anche bene e con cognizione è un altro discorso. In Sicilia c’è un folto gruppo di poete e poeti che tengono viva la tradizione poetica siciliana, sia dal punto di vista della scelta linguistica sia dal punto di vista dei motivi e dei topoi che propone. Con “Amuri” siamo andate alle radici della nostra tradizione e del nostro patrimonio poetico popolare per riappropriarcene soprattutto, perché è nostro, siamo noi. Da lì viene la nostra ispirazione e in quei componimenti si ritrova lo spirito e il carattere siciliani, anche se chi legge le poesie di “Amuri” si renderà presto conto che i temi appartengono al patrimonio poetico universale.

Cosa proporreste per incentivare la lettura della poesia contemporanea? In che modo coinvolgere scuole, librai, media così da accrescere l’attenzione dei più giovani verso la poesia?

Grazie soprattutto ad “Amuri”, per cui abbiamo pensato anche a delle presentazioni alternative e un po’ più “corali”, abbiamo chiesto a poeti e poete di scegliere le loro poesie preferite della raccolta e di leggerle ad alta voce per poi commentarle. Non ci aspettavamo che sarebbe diventato un momento così sentito di condivisione e appartenenza, non solo da parte dei poeti e delle poete che hanno risposto con gioia al nostro invito, ma anche da parte del pubblico che ha riempito le librerie. La risposta alla tua domanda è sempre la stessa: creare momenti di condivisione, di aggregazione e riconoscimento. Questo ovviamente non vale solo per la poesia, ma vale soprattutto per la poesia perché è un genere che desta ancora molta diffidenza, per la sua presunta elitarietà e difficoltà. Dobbiamo dire che le librerie hanno sin da subito accolto la nostra idea e che ogni volta che abbiamo portato in giro “Amuri”, nelle fiere soprattutto, che è il momento in cui una casa editrice incontra senza mediazione le lettrici e i lettori, il riscontro è stato entusiastico. Il ruolo delle librerie nel territorio e delle scuole resta fondamentale per avvicinare i giovani alla cultura e alla poesia in questo caso. Ci sono operatori e operatrici del settore e insegnanti molto sensibili e impegnati con cui ci confrontiamo regolarmente e insieme ai quali abbiamo anche realizzato dei momenti di incontro e confronto sul mondo editoriale e della letteratura molto partecipati e costruttivi. Il discorso è ovviamente molto più articolato e complesso, però quello che, parallelamente al nostro lavoro strettamente editoriale, stiamo cercando di portare avanti nella terra in cui abbiamo scelto di restare è anche un’operazione di sensibilizzazione e formazione dei giovani sul lavoro culturale e sull’importanza della nostra letteratura. E la pubblicazione di “Amuri” va sicuramente in questa direzione.

Quali sono i punti di forza di una piccola (deliziosa) casa editrice che decide di occuparsi di poesia?

La cura, l’attenzione ai minimi dettagli, la libertà. Per una piccola casa editrice, per giunta siciliana, che decide di affacciarsi sulla scena editoriale nazionale, l’unica strada percorribile a nostro parere è quella di cercare di distinguersi sul piano della qualità (e non della quantità) delle pubblicazioni sia per il loro valore letterario sia per la cura dell’oggetto libro in sé: dalla valutazione delle proposte alla scelta dei materiali e della linea grafica, il nostro è un lavoro artigianale e un po’ controcorrente, se si considerano i numeri e i tempi con cui si lavorano i libri oggi. La costruzione di un catalogo è la cosa più complessa e importante per una piccola casa editrice perché, come abbiamo detto, è proprio il catalogo a parlare per noi. A maggior ragione se ci riferiamo a un genere comunque ancora di nicchia come quello della poesia: il pubblico che legge poesia è un pubblico ristretto e già selezionato e quindi molto esigente. Per questo l’attenzione al minimo dettaglio deve essere massima. Una piccola casa editrice ha dalla sua, insieme all’indipendenza, anche la libertà di sperimentare e pubblicare opere che magari non troverebbero spazio in un grande marchio editoriale. Le piccole case editrici sono infatti una fucina per voci nuove e originali, perché hanno un margine di manovra più ampio, meno vincolato alle logiche del mercato di massa. Per fortuna, i lettori e le lettrici si stanno sempre più rendendo conto che sono le piccole case editrici a indicare la direzione della letteratura oggi, ed è nei loro cataloghi che si possono far le scoperte più sorprendenti.

(la versione ridotta di questa recensione-intervista a cura di Grazia Calanna, è apparsa sul quotidiano LA SICILIA del 20.04.2025, pagina Cultura, rubrica “Ridenti e Fuggitivi”).

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