Catania Book Festival, ideato e diretto da Simone Dei Pieri, un successo annunciato alla Nuova Dogana.

Pienone di pubblico di ogni età per la terza e ultima serata del Catania Book Festival ideato e diretto da Simone Dei Pieri, che ha chiuso i battenti della quinta edizione alla Nuova Dogana del Porto con ospiti e storie che hanno mantenuto particolarmente alta l’attenzione del pubblico prevalentemente giovane. Una vera e propria festa della cultura in un clima gioioso di incontro, scambio di opinioni, e anche acquisto di libri alla Fiera internazionale del libro.

 

La domenica festivaliera ha visto alternarsi i dibattiti sui libri a tu per tu con scrittrici e scrittori su nuovi linguaggi e nuove formule di narrazione.  Come quella che ha coinvolto il cagnolino più famoso dei social, il trentenne Francesco Taverna che ha infatti presentato il suo secondo libro “A tutto Chico!” (Fabbri), sulle avventure del suo instancabile cagnolino. Taverna è noto prima di tutto per avere creato un account Instagram, @iosonochico_ , che al momento conta ben 824 mila follower. Il successo è arrivato forte e inaspettato e anche al book club della Nuova Dogana si sono create lunghe file di lettori adulti e piccoli per il firma copie. 

I libri di Taverna raccontano con leggerezza le avventure di Francesco e Chico. “La carta ha un potere più grande della telecamera e dei social. – ha detto Taverna- In questo modo posso vivere qualsiasi avventura. Posso andare persino nello spazio con Chico. A volte è difficile ma anche gratificante far nascere un sorriso sulle labbra delle persone”. 

 

Anche “Ovunque sarai nel mondo” (Mondadori) è nato a seguito di un’esperienza di due content creators, Veronica Milano e Francesco Di Blanca, che da otto anni raccontano i loro viaggi per il mondo su Instagram con l’account  @positivitrip, e che ora sono arrivati in libreria per “raccontare di come siamo cresciuti, delle vicende belle e brutte che abbiamo vissuto”. Veronica ha spiegato che nell’ambito dei loro cinque viaggi in cinque mesi, e cioè in Nepal, India, Indonesia, Filippine e Giappone, “quasi ogni posto è diventato il posto giusto ma ancora nessun posto è diventato casa” e che nonostante qualche incertezza sul futuro, il viaggio rimane sempre una grande opportunità. 

 

Il potere del linguaggio e i 100 anni di Goliarda Sapienza

 

Pienone nella sala più ampia della Nuova Dogana per la socio linguista Vera Gheno; alla tavola rotonda domenicale su linguaggio inclusivo, intersezionalità, diritti, moderata da Erica Donzella, scrittrice, editor e libraia, in collaborazione con Open Catania, hanno partecipato anche Dario Accolla, attivista per i diritti LGBT+ e saggista, Federica Alba Di Raimondo, mediatrice culturale e attivista e Serena Maiorana, dottoranda in Studi di genere, editor e scrittrice. 

Il titolo dell’incontro, “Parole per resistere: tra attivismo ed editoria di genere”, ha posto un grande quesito: come parliamo e come questo può influire su chi abbiamo intorno e su ciò che viviamo? Il linguaggio è, in sostanza, atto politico, è emerso dal confronto, e l’uso della lingua è una responsabilità, perché le parole danno forma al mondo e, ancor di più, sono un mezzo per cambiarlo. “Quando vi dicono che la lingua la fanno i parlanti non credeteci, perché la lingua la fa di più chi sta ai vertici del sistema e quando la fanno coloro che stanno ai margini di questo sistema, non piace, non va bene”, ha detto Gheno.

 

Tra gli incontri più attesi, anche quello organizzato dall’Accademia di Belle arti e dedicato a Goliarda Sapienza, grande scrittrice, poetessa, artista nata 100 anni fa.  

Protagonista dell’evento, il marito e curatore per Einaudi dell’opera della scrittrice, Angelo Pellegrino, affiancato da Paola Pace (voce di Goliarda Sapienza nelle versioni in audiolibro dell’opera, Emons Italia Edizioni), Maria Arena (regista e coordinatrice della scuola di Cinema ABA Catania) con la moderazione di Cono Cinquemani (studioso dell’opera di Sapienza).  “Avevo promesso di salvare “L’arte della gioia”, di non farlo morire. I famosi vermi della carta erodevano il manoscritto che era destinato all’ oblio. Ho fatto una piccola edizione con Stampa Alternativa affinché intanto esistesse come libro per poi darlo ad amici e critici. Poi è arrivato il successo in Francia”. E alla domanda se il recupero dell’ opera di Goliarda è stato davvero completato risponde: “Goliarda aveva tutta un’opera dietro le spalle: romani, racconti, memorie, poesie e credeva a una letteratura nazionale. Di compiuto non c’è più nulla di inedito ma c’è ancora un interessante carteggio com Citto Maselli che potrebbe restituire il quadro di quei suoi anni”.

 

Grande attenzione anche per a “Qualcuno che conoscevo” (Longanesi), il romanzo d’esordio che Francesca Mautino ha proposto al festival sottolineando il fascino del “cozy crime”, quel genere dove ad indagare non sono poliziotti o investigatori professionisti ma persone ordinarie. “La mia protagonista è una madre di tre gemelle incorreggibili, separata dal marito, che indaga su una donna scomparsa molti anni prima. Il suo è un vero e proprio ‘viaggio dell’eroina’ dove, parallelamente al caso da risolvere riesce a comprendere molto anche di sé stessa”.

 

 

La slam poetry, l’ironia e il femminismo 

 

Nella giornata di sabato, moltissimi sono stati i giovani in ascolto del poeta Lorenzo Maragoni che ha performato i pezzi contenuti nel suo libro “Grandi numeri”. “C’è un interesse vivo per la poesia da parte dei giovani, – ha detto a margine dell’evento- soprattutto per la slam poetry che porta la poesia sul palco e porta le persone più giovani a incontrarsi dal vivo e a raccontarsi in un modo autentico e intimo che magari si è perso. Personalmente sono stato maggiormente avvicinato ai testi da leggere in solitudine, a casa, proprio dalla slam poetry. Le due cose sono complementari. Penso che la lettura solitaria abbia una valore diverso, ma non maggiore né minore di quella pubblica”.

 

L’attesa per Dario Vergassola è stata ripagata con le risate e le riflessioni del pubblico a proposito di  “Liguria, terra di mugugni e di bellezza. Guida ironico-sentimentale” (Mondadori), nel corso dell’incontro moderato da Antonella Insabella. “Il paese è il paesaggio, dove finiscono le vigne e gli orti inizia lui, e ogni cosa vive di bellezza e armonia. È questo che ricerchiamo in ogni luogo quando viaggiamo, è questo a cui tutti anelano e che qui finalmente riescono a trovare. Il problema è che adesso lo sanno tutti”, riferendosi a quel caos che caratterizza le città travolte e spesso annullate dai turisti in questi ultimi anni.

 

Alto l’entusiasmo del pubblico anche per il “Femminismo terrone” (TLON) di  Claudia Fauzia (conosciuta come La Malafimmina) e Valentina Amenta accompagnate da Angelica Sciacca. Un titolo che può disturbare ma che può offrire tante possibilità come il femminismo stesso. Le due autrici provano a sfidare le convinzioni radicate sull’identità meridionale e a sovvertire l’asse Nord-Sud su cui si fonda la narrazione egemonica non solo italiana: “Non cambierà niente se non cambierà la rappresentazione dei meridionali in televisione – ha detto Fauzia – Se lo facciamo in due già siamo un gruppo, se lo facciamo in tanti diventiamo una massa critica”.

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