La bambina pugile è tornata. La riconosciamo, la ritroviamo con la sua insonnia, la sua febbrile sensibilità, le sue debolezze e la sua incredibile forza. La seguiamo in un percorso poetico che evoca una sorta di narrazione emblematica. Si parte dalla casa. La vita di una persona emana dagli spazi dove è cresciuta. Portone, finestre, pavimenti, muri, scrivania, frigo, letto e così via: la bambina è come diffusa nelle cose, negli oggetti che l’hanno accolta. Poi esce nel mondo e deve inventarsi gli strumenti per percepirlo. Il libro diventa un viatico per «saper leggere le stelle | ma non la grammatica». O forse, più che guardare il mondo con occhi diversi, il passo ulteriore è essere il mondo: essere piuma, essere nuvola, essere luce. Infine c’è chi cade, tutti prima o poi cadono, ma nessuna caduta impedisce di «farsi vivi». Al di là di questo traliccio strutturale, la raccolta è molto fluida e per niente schematica. Nodi irrisolti si alternano e si intrecciano con un’esperienza mistica quotidiana, mite, senza enfasi di spossessione. Quella particolare voce, come d’infanzia, che già abbiamo conosciuto via via nei libri precedenti dell’autrice è ormai un meccanismo ad alta precisione con il quale Chandra Candiani riesce a far affiorare nella maniera più efficace ciò che non è visibile.
*
* *
sette poesie da Fatti vivo di Chandra Livia Candiani (Einaudi 2017)
*
*
*
(dalla sezione Il sonno della casa)
*
*
Il pavimento
*
Sono il fondo della mandorla
è con la responsabilità di un guscio
che mi addormento
un bastimento carico
carico trasporto oggetti
in riva all’assennato giorno.
*
*
*
(dalla sezione Dov’è mondo?)
*
*
Non ci sono più
sono andata via
silenziosissima.
La mia vita
è spoglia di me.
E tutto brilla.
*
*
*
Splendore
c’è splendore oggi
contro il cielo cieco,
gli alberi dormono
con fierezza,
c’è silenzio
molto largo
lì sotto
dove vive l’acqua.
Chi si inginocchia
nell’essere
è il cane del mondo.
*
*
*
Mandami uno
dei tuoi messaggi illimitati
quando dici io
di’ aria e rami
friabili foglie
di’ l’inconsistenza.
Con l’autorità dei fiori.
Qui c’è ora.
E tu.
*
*
*
(dalla sezione Buio padre)
*
*
Ti custodisco
come si custodisce l’assenza
con passione doverosa
come il ramo spacca il legno
e fa uscire il fiore
come da una porta faticosa,
come da un funerale
una farfalla, ti custodisco
e certi giorni all’improvviso
questo cibo
sfama gli uccelli più belli
quasi gli dipinge le piume
le piume assenza
le piume sole sole,
allora io
ringrazio.
*
*
(dalla sezione Fatti vivo)
*
*
Raccolgo cielo
con mani a coppa
e occhi senza fame,
suoi inafferrabili insegnamenti
istruzioni per tornare vivi,
qualunque tempo faccia.
Lentamente
lentamente
riporto a terra un lancio
mani zeppe di invisibile.
Da sole si seminano le parole
in qualunque stagione,
ricaricano il mondo.
*
*
*
(dalla sezione Chi cade)
*
*
Il dolore degli altri
non mi sta in mano
e nemmeno in gola
più che altro sta nel petto
nella sua memoria
luogo schivo
che fa stazione
che scartavetra le fughe.
*
*
*
*
Chandra Livia Candiani è nata a Milano nel 1952. È traduttrice di testi buddhisti e tiene corsi di meditazione. Ha pubblicato le raccolte di poesia: ‘Io con vestito leggero’ (Campanotto 2005), ‘La nave di nebbia’ (Vivarium 2006), ‘La porta’ (Vivarium 2006), ‘Bevendo il tè con i morti’ (Viennepierre 2007, Interlinea 2015), ‘La bambina pugile ovvero La precisione dell’amore’ (Einaudi 2014), ‘Fatti vivo’ (Einaudi 2017). Da anni tiene corsi di poesia presso alcune scuole elementari di Milano: da questa esperienza è nata l’antologia, curata da lei e Andrea Cirolla, Ma dove sono le parole? (Effigie 2015) che raccoglie poesie scritte dai bambini. Nel 2001 ha vinto il premio Montale per l’inedito. Nel 2014 il premio Camaiore. Nel 2016 il premio per la cultura civile Pier Mario Vello.