Tutti devoti tutti! Al grido d’esultanza del fiume di fedeli che inonda Catania per le celebrazioni agatine, si unisce con slancio il Teatro Massimo Bellini, che da diverse stagioni dedica alla Santa Patrona un concerto straordinario. Un tributo musicale che vuol essere veicolo di fede, valori, storia. Si tratta di creazioni magna pars inedite e commissionate ad hoc, come il programma di quest’anno, che schiera le compagini orchestrale e corale al gran completo per l’esecuzione di due cantate, firmate da due compositori siciliani tra i più affermati del panorama internazionale. Ascolteremo infatti la prima assoluta della Passio Sanctæ Agathæ del siracusano Joe Schittino e l’attesa ripresa di Diva Agatha del catanese Matteo Musumeci. Un autentico evento, fissato per sabato 1 febbraio alle 2030, che vedrà in prima linea artisti di vaglia: sul podio Antonino Manuli, maestro del coro Luigi Petrozziello, voce solista il mezzosoprano Josè Maria Lo Monaco.
Il Teatro Bellini rinnova così un’antica tradizione, in voga già nella Catania barocca: «La diffusione del genere oratoriale a Catania – ricorda Maria Rosa De Luca, storica della vita musicale catanese in età moderna – fu legata principalmente alla festa di sant’Agata, articolata in due date (5 febbraio e 17 agosto) secondo un antico e complesso cerimoniale che traduceva lo spazio urbano in un immenso teatro en plein air, nonché seducente ‘spettacolo per gli occhi’.»
Le festività agatine rappresentavano certo l’occasione propizia per commissionare un nuovo oratorio, in cui far rivivere le scene topiche della persecuzione e del martirio di Agata. Il Massimo catanese ha dunque ripreso questa felice consuetudine tre anni fa, proprio con Diva Agatha, cantata per mezzosoprano, coro e orchestra, op. 84, di Matteo Musumeci, su libretto di Massimiliano Costantino, lavoro di straordinario impatto scenico che viene ora ripreso a grande richiesta. Articolato in dieci movimenti, il componimento è improntato a una felicità melodica lirica e accattivante: ripercorre non soltanto l’intimo travaglio della giovane fanciulla, vittima delle mire del perfido governatore romano, ma anche il rapporto dei cittadini di Catania con la Santa, evidenti anche attraverso le invocazioni che punteggiano la processione del fercolo.
Figlio d’arte, Matteo Musumeci scrive a 16 anni le prime musiche di scena per il Teatro Stabile di Catania, per dedicarsi successivamente alla composizione sinfonica e operistica. La sua carriera internazionale prende l’abbrivio nel 2001, quando un suo brano, Resta qui
, vincitore del Concorso internazionale di composizione “Premio Andrea Bocelli”, viene inciso nel disco di platino Cieli di Toscana. Nel 2005 debutta al Teatro nazionale di Ostrava (Repubblica Ceca) l’opera in due atti Aitna, un viaggio fantastico tra i miti e i luoghi del vulcano Etna (Premio internazionale per la musica a Toronto). Tra le sue composizioni di successo, la Sinfonia n. 1 ‘Stormy time’, la Suite sinfonica da Aitna e la Sinfonia n. 4, in prima assoluta al Politeama Garibaldi di Palermo per l’Orchestra Sinfonica Siciliana; l’opera da camera Il circo magico, su libretto di Gianni Clementi; la Sinfonia n. 2, quattro Quartetti per archi, musiche di scena per vari spettacoli (Biondo di Palermo, Stabile di Catania e di Napoli), musica strumentale per vari organici, eseguita tra gli altri dal Sestetto Stradivari e dall’Ex Novo Ensemble. Tra i più recenti successi le musiche di scena per La brocca rotta allo Stabile di Napoli e per Questi fantasmi! al Brancati di Catania, la Sinfonia n. 3 in prima mondiale al Teatro Massimo Bellini.
La seconda parte della locandina prevede, come si è anticipato, la prima esecuzione assoluta della Passio Sanctæ Agathæ, cantata in otto parti e un interludio per coro e orchestra di Joe Schittino. Liberamente adattata e tradotta dalla Vita di Sant’Agata contenuta nel Manoscritto 173, custodito alla Biblioteca Capitolare di Trento, la passione riprende un’antica lezione del XV secolo: la narrazione della vita di Agata si conclude con l’eruzione dell’Etna, che viene fermata con l’ostensione del velo della Santa, posto a suggello della sua sepoltura. «Le otto stazioni della Passio Sanctæ Agathæ – illustra il compositore – sono un percorso leggibile a più livelli, che dalla materia informe e strisciante delle prime battute conduce alla monumentale luminosità del finale. Gli episodi del testo sono isolati nella loro iconicità e affidati al coro, protagonista assoluto (tanti i passaggi a cappella, a blocchi di severe armonie polimodali), che non è solo personaggio ma anche pozzo della memoria: nei due colloqui fra Agata e Quinziano, domande e risposte sono spesso compresenti, ‘risonanze’ che affiorano dall’evocazione. L’orchestra è un ‘serbatoio lirico’ che trapunta il coro come uno spigoloso fregio art déco, con fremiti di archi, colonne di accordi politonali, armonie liquide dei legni e improvvise lacerazioni delle detonanti percussioni. La musica vive di continui cambi di registro e di stile, quasi un sorvolare la Storia (dal Debussy del Martyre de Saint Sébastien al Messiaen del Saint François d’Assise); punto culminante è l’interludio per sola orchestra, a martirio appena consumato: quasi una ‘apoteosi’ che nella fantasia dell’autore descrive il viaggio supremo della Santa Martire catanese, la sua ascensione al Cielo.»
Musicista di fama internazionale, allievo di Giovanni Ferrauto, Azio Corghi e Ivan Fedele, Joe Schittino ha scritto su commissione di prestigiose istituzioni italiane e straniere: è stato il primo italiano a ricevere un invito dalla Maison d’Éducation de la Légion d’Honneur (Petite Cantate Italienne, col patrocinio di Nicolas Sarkozy), oltre che dello Stelzenfestspiele bei Reuth, del Musikverein Osnabrück, della Else-Lasker-SchülerGesellschaft, della Fondazione Luciano Benetton, dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico. Imminente è la creazione mondiale de L’opera minima, al Teatro Municipale di Piacenza, su libretto di Claudio Salterelli, liberamente tratto da Farfalle, effetti di luce di Luigi Illica, celebre librettista di Giacomo Puccini.
La concertazione della soirée musicale è affidata all’esperta bacchetta di Antonino Manuli, per lunghi anni in forze all’Orchestra dell’ente lirico etneo come primo corno. Già allievo di Donato Renzetti all’Accademia di Pescara, il direttore messinese da oltre vent’anni sale sul podio del Bellini, tra l’altro per la prima mondiale di Sette storie per lasciare il mondo (2013) di Marco Betta, fino a Rossini Ouvertures, balletto allestito nel 2018 per celebrare il 150° anniversario della morte del musicista pesarese. La cantata di Musumeci si avvale della partecipazione straordinaria del mezzosoprano catanese Josè Maria Lo Monaco, già prima interprete del ruolo, e figura di spicco della scena lirica mondiale, quale esperta del repertorio belcantista, dal periodo barocco fino al tardo Ottocento.
Info e prezzi: www.teatromassimobellini.it