In ciò che cura confido.
Confido in ciò che è raro, in ciò che protegge. In ciò che non cede al tempo e al tempo non vende.
Confido nel valore di ciò che è e resta rotto, perché non ha paura di cambiare nome. Confido in chi lo conserva, in chi cura confido.
Confido nell’ingenuità, in chi merita senza saperlo, nella rabbia che ancora riesco a provare all’idea che alcune fortune – le nostre, le mie – non siano condivise.
Confido nell’angolo, in chi rifugi cerca e in chi li offre.
Confido nell’acqua, nel piccolo e, ancora di più, confido nell’invisibile.
Confido in un tetto, in milioni, nella pietà. Confido nell’uomo che riconosce l’uomo.
Confido e non credo, da confidare a credere sconto il confine.
Credo nella gentilezza, in quella che non si mostra e in quella a cui basta una parola.
Credo nelle parole, in quelle che bussano e aspettano dietro ad una porta.
Credo in chi, quando la voce è rotta, ancora saluta con la mano e sorride, e in quel sorriso si pensa ancora intero.
Nella forza di chi gli spazi vuoti non può riempirli e allora li colora.
Credo in te, che i miei spazi ostinatamente vuoti non puoi riempirli e allora, ostinatamente, li colori.
In quest’ostinazione, che ci rassomiglia, io credo e confido.

 

 

In copertina “Col Canto” di Eric Roux Fontaine.

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