Dieci poesie dalla raccolta inedita “Dichiarazione giurata dell’attrice”

John Sloan, (American, 1871-1951) A woman's work - (1912).
John Sloan, A woman’s work
 
 

il chiaroscuro
 
il mattino che sveglia
allineato,
in riga all’abitudine
l’orario di partenza,
il chiaroscuro segnale
che giunge
talvolta traverso i sogni
ti lascia
in un paese
senza nome né ombre.
Sale alle labbra
il punto
che di colpo
è giorno
insensato
itinerario e piega
dell’umore molesto.
 
 
 
*
 
 
 
estrema
 
ti porterò
la voce di domenica
giorno santificato
e ti darò un calmante
un altare minuscolo
adatto alla statura
d’un bambino
alzato sulle punte
per conoscere dio
nel cerchio consacrato
d’acqua e farina
e terra
del tuo sacco.
 
 
 
*
 
 
 
in bocca al giorno
 
qualche volta
finita
in bocca al giorno,
è sonnolenza
-giro di sangue
lento. La nuca
sdraiata non esce,
non alza la testa
e scrosto l’unghia
di lacca festiva
saltata a mano
a mano che si prende
la distanza dall’acqua
da un nero incerto
punto di partenza.
 
 
 
*
 
 
 
bucato
 
lo specchio d’anni
riempito,
la lavatrice
che gira
riavvolge
un mondo miniato
lustrato da litri d’acqua,
deterso ogni odore
dai panni
un milione di abbracci,
di passi
distanti andati
da un’altra parte.
 
 
 
*
 
 
 
a parlare del tempo
 
davvero
hai passato
e non tornano
gli occhi
dall’altra parte del mare,
davvero
poche lettere
scambiate
a parlare del tempo,
di quando e come,
le mani aperte,
si stava
in equilibrio
sul filo di voce,
si parlava di cuore
separato da giorni
e da chilometri.
 
 
 
*
 
 
 
l’altro ieri
 
anni,
domande,
l’uguale marea
-lo stesso sale
sparso alle radici
all’oscuro di tutto,
interno muto, liquido
da tempo e chissà quando
andato a male.
E la faccia rivolta
al cielo estremo nato
l’altro ieri
un poco prima
che dagli occhi cada,
come da un vetro
diluita la traccia.
 
 
 
*
 
 
 
due porte nel sogno
 
l’orologio è fermo
nel sonno
e il sonno è un lago
sotto il cielo
mai stato vicino
come adesso due mondi,
due porte
aperte
si guardano.
Ti cadono
parole dalla bocca,
le stesse di quando
partivi:
e non è
ancora giorno,
non ancora compiuto
che sei mancato
e manchi
e già interrotto
ed è
finito il tempo
adesso che stai
per uscire
mi stai strappando
l’aria.
 
 
 
*
 
 
 
in fondo
 
con il taglio
perfetto
a sua misura,
il tempo è stabile,
ordinato per giorni
che il solo fatto
di sentirlo
esistere
mette in bocca
una presa di polvere,
e ne trituri piano
e zitta
la grigia granulosa
consistenza,
e l’affezione,
persino,
non è da meno
della poca luce
in fondo
al corridoio
finito allo specchio,
al vetro,
al difetto visivo
che oggi
non si chiude.
 
 
 
*
 
 
 
meno male
 
a ossa fredde
o quasi
non dimentico
di avere avuto
troppo
mal di cuore per
malintesi
errori o altro
che non so,
che a nessuno dirò
per mancanza
di tempo
e di memoria,
o perché manca
del tutto la voglia
di indossare
parole a decoro,
vestiti dal taglio
perfetto
che un poco faccia
bella,
meno male
la vita.
 
 
 
*
 
 
 
cerchio
 
 
né l’ora né il giorno
sai che chiuderà
venuta al mondo
e al tempo
la forma conosciuta
l’ultima luna vuota
fermerai
sotto sotto
la coltre se inverno
o un lenzuolo
freschissimo,
ora da sola
da te dichiarate
distanze
confessi esangue
il battere a chiusura
fetale
nel cerchio
a bocca muta,
a occhi senza ciglia
-l’erba prima a cadere.
 

Potrebbero interessarti

2 risposte

  1. Pingback: tom
  2. Pingback: michael