Giulia Martini, la poesia “è il miracolo della cronologia che si interrompe”

Per quanto definire non vada più di moda – o meglio, per quanto vada di moda definire senza finire, rifacendosi alla sostanziale fluidità dell’oggetto in questione, non proporre una definizione, sia che si tratti della poesia sia che si tratti – a maggior ragione – del mondo, è forse pericoloso. Anch’io ho barato, in questo senso, quando scrissi che alla poesia spetta «ora capire ora esorcizzare, avvicinarsi o allontanarsi da qualcosa o da qualcuno; un divertimento, una terapia, un’agnizione». Tutti questi casi, a ben guardare, dalla gnoseologia al sollazzo, riconducono il gesto poetico al rapporto col tempo: compiendolo, nel caso della gnoseologia; deformandolo, nel caso del sollazzo. Una bella definizione mi sembra quella di Patrizia Cavalli, che dice che la poesia – al pari dell’amore e del gioco – è nemica del tempo lineare, è il miracolo della cronologia che si interrompe.

Qual è il ruolo della vita nella tua poesia?
Vedi sopra: riviverla e allungarla.

Qual è il momento in cui una poesia può dirsi compiuta?
Quando, se cambi una parola, fai danno.

 

 

tre poesie da “Coppie minime”, InternoPoesia, 2018

 

Amore mio, ma che è successo?
Invece di averti negli occhi,
ti vigilo l’ultimo accesso.

Se tu mi ricrescessi nel basilico
se lì con poco estro del mio basico
italiano del mio terreno basito
che ti allontani da un sepolcro vuoto
come farebbe ogni bravo cristiano,

se tu mi ricrescessi nel basilico
o preferisci il ramerino il nespolo
o la spinalba che ti colga un nesso
nuovo – e non ti rincresce mentre bruci
senza che si consumi questo rovo,

se tu mi ricrescessi nel basilico
come una selce, un osso nello scheletro –
tacerei spesso, t’aspergerei di pianto.
E non starei più a chiedermi qualesso
ti parli d’acanto e ti rimanga accanto.

Mi piace la tua figura Klein blue,
comando stellare, carta da zucchero,
corallo, cobalto, registration black,
bianco fantasma, olivina, asparago.

La tua figura che diventa celadon,
Isabella, ottone antico, blu cobalto,
rosa mountbatten, denim, international.
Oro. Uovo di pettirosso chiaro.

La striscia salmone sulla testina,
acquamarina, cenere, ametista,
cardo, carbone, solidago, ardesia,
rosso Falun. Di nuovo acquamarina.

Segnale. Scuolabus. Poi verde ufficio.
Poi terra d’ombra bruciata. Tenné.
Te ne sarei grata, se mi rivelassi
la piccola scienza dietro la grata

dove rinasci dalle tue ceneri
e sopravvivi alla muta delle penne.
Mi piace persino la tua figura retorica:
un’insormontabile reticenza.

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