il giorno tutto martina abbondanza

Parola d’Autore

Scrivere poesia nell’epoca dei social network credo restituisca alla parola la preziosità che le è propria. Mi spiego: quotidianamente ci troviamo di fronte agli occhi riflessioni, aforismi, poesie copiate e incollate da internet o testi scritti personalmente da chiunque possieda un account Twitter o Facebook, e questo destabilizza la concezione della dignità delle parole. La poesia, al contrario, esige un lavoro ben diverso da quello che richiede un pensiero postato su una bacheca, bisogna calibrare ogni interruzione di verso, ogni virgola, richiede dedizione e molta fatica, richiede di guardare veramente. Allo stesso tempo la componente fondamentale dello scrivere buona poesia sta nel leggerla e anche su questo punto il contesto in cui viviamo non aiuta. Esiste nei poeti una propensione naturale, un talento, che deve essere affinato tramite la lettura e l’approfondimento del lavoro degli altri. Credo che questo, in alcuni casi, si perda di vista e i giovani che scrivono poesie si concentrino sulla ricerca del modo migliore di mettere su carta quello che vogliono dire, senza preoccuparsi di avere delle basi solide, un background di lettura, per poi realizzare una propria voce. Personalmente senza la lettura di Luzi, Raboni, De Angelis, la Gualtieri, per citare alcuni nomi significativi della mia crescita poetica, non avrei avuto la stessa coscienza di me stessa e del mio lavoro sulla poesia.

sette poesie da Il giorno tutto di Martina Abbondanza, Giuliano Ladolfi Editore

Non ti sei mai conosciuto
se per un attimo
non sei morto.

Gli animali sanno scegliersi.

Gli uomini si cercano di notte
ai caselli delle autostrade,
non hanno l’istinto naturale
della sopravvivenza.

Apri tutti gli infissi.
Inginocchiati
dove l’erba è bagnata.

Non hai mai amato
se per un attimo
non sei morto.

 

*

 

Quando i giorni durano sigarette,
il segreto, signora della casa,
è riconoscere tutti i rumori
per sapere quando fermarsi.
È che se non ti chiama più
non puoi dire più niente.
Sposerai ogni notte
e i suoi vecchi discorsi.

 

*

 

Stiamo come il glicine,
aggrappati ad una casa
che nessuno sa.

Non ho imparato a tremare
come si deve.

Io so il tuo fianco
andare via al mattino
tra i fiori finti nei vasi.

Certi amori devono stare
nel buio dei portici
ma poi ritornano,
senza stagioni.

 

*

 

Ci sono mattine
da rifare tutti i letti
per ricreare gli inizi.

Il disamore ha la faccia
degli uccelli mentre si alzano
e si posa come un incrocio
a cui non si dà nome.

 

*

 

Deve esserci in ogni casa
un angolo inviolato.
Sul terrazzo, dietro alle scrivanie.
Una terra sacra
tra le mattonelle.
Ogni casa deve avere
un lembo nudo,
una fessura persa
qualcosa che non si nota.
Dagli angoli
si vedono
i lilium nuovi nel vaso.
Il giorno tutto.

 

*

 

Primo principio
della termodinamica:
non siamo energia

siamo creati
e distrutti
contro ogni legge.

Le ombre
sanno esattamente dove stare.
L’erba è stretta
ad una radice.

Gli esseri umani piantano radici
in quadrati di terra,
nelle fioriere dei ristoranti,
amano le stanze d’albergo
perché non si può rimanere.

 

*

 

Il dopo è uno srotolarsi di lenzuola nuove
da stendere con la perizia degli addii.
Come se fosse finita solo una risata,
c’è da ricostruirsi le abitudini.

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