Una torta di compleanno, il sonno dei bambini, un cane ferito, un circo di periferia: quello di Elena Buia Rutt è “un mondo in un granello di sabbia”, per dirla con il verso di una famosa poesia di William Blake. Una vita “di tutti i giorni” fatta di contraddizioni, relazioni, legami, paure; una quotidianità intrisa di spiritualità e ricca di affetti che si fa essa stessa “evento” dove il dubbio, l’angoscia, l’incertezza, la precarietà non sono che momenti di passaggio e non hanno mai l’ultima parola. Perché la meraviglia è il comune denominatore di questi versi che celebrano con gratitudine le infinite possibilità che offre la vita per mettersi in gioco.
Di seguito, tre poesie tratte da Il mio cuore è un asino (nottempo, collana poeti.com, giugno 2015)
Attraversare l’attesa
per Antonio Spadaro
Non è questione di tecnica
ma una vaga intuizione di gioia
il vostro attraversare sorridendo
la linea retta di quest’acqua
increspata appena
dal tran-tran
di piccoli nuotatori
che – al contrario di voi –
faticano ciechi
verso un bordo qualunque.
E io – schiacciata al vetro
di questa piscina di periferia
dove i suoni rimbombano
e il vapore confonde –
capisco che esser madre
significa questo:
guardare voi che guardate me
dai blocchi di partenza
di un altro mondo:
un attimo prima che
vi tuffiate
scomposti e trionfanti
per attraversare l’attesa.
Incinta
Ed ecco
un’altra vita
che si squaderna
dentro
proprio quando l’amore
cominciava
a ricomporsi
in un cioccolatino
in un gioiello
in una camicia ben stirata
in una crema costosa anti-invecchiamento.
Invece
di nuovo
quest’emorragia
di gioia e timore
sommerge fulminea
le cose terrestri
in cui ci spegniamo
e ci sbilancia
in un amore di fuoco
che come draghi
regali e impazziti
vomitiamo.
Il circo
E io che mi vesto
sempre di blu
come un prete in borghese
o il cielo d’agosto
a mezzanotte
ritrovo in me
lo stesso scintillio
delle piume di struzzo
attaccate alle schiene
delle ballerine brasiliane
di questo circo di periferia
che si ostina
a girare il mondo
in caravan ammaccati
senza timbrare il cartellino
del ciondolo di Tiffany
o della partita a poker
con amici altolocati.
E come il figlio del proprietario
che nell’ultimo numero
si mette alla prova
su un filo d’acciaio sospeso
anche io
oggi
dopo tanto allenamento
atterro in linea
mi inchino alla platea
semivuota
e con un sorriso folle
grido
Olé!