“Sono poeta / se voglio che la rosa sbocci, la rosa sboccerà / la libertà tornerà, portando la sua / piccola conchiglia”. Versi del poeta cinese Yang Lian al quale giovedì 7 aprile, alle ore 19, a Misterbianco, nella Saletta Bianca dello ‘Stabilimento di Monaco’, sarà dedicato il Festival “IsolaPoesia 2016”, ideato da Paolo Lisi e Giuseppe Condorelli. L’evento, promosso dall’assessorato alla “Cultura e alle Identità condivise” e dalla Regione Siciliana, vedrà la presenza dell’architetto Marco Nereo Rotelli (nella foto in basso) celebre per la creatività improntata alla “luce pura della parola poetica”. Reduce dal successo riscosso con l’illuminazione del Five Pavillion Bridge per lo Slander West Lake International Poetry Festival di Yangzhou, in Cina, insieme all’editore Pierpaolo Pregnolato, farà un intervento rivolto alla potenza della parola di Lian. Ancora, ospiti di una rassegna distintasi per la capacità di accogliere differenti linguaggi: Loretto Rafanelli e “La poesia dell’America Latina” (edizioni Algra); Alberta Dionisi e “La terra impareggiabile”, omaggio fotografico a Quasimodo; la musica del sassofonista Josè Marano. “Chiuderemo l’incontro – dichiarano Lisi e Condorelli -, con il reading di tanti amici poeti siciliani che hanno accolto con entusiasmo il nostro invito: un momento in cui insieme alla parola condivideremo i vini della aziende di Misterbianco”. Yang Lian, nato in Svizzera (Berna, 1955), è cresciuto a Beijing dove ha vissuto fino al 1989, quando è stato costretto all’esilio per aver difeso gli studenti di piazza Tienanmen. Dopo peregrinazioni in tutto il mondo (dalla Nuova Zelanda all’Australia, dall’America all’Europa) attualmente vive tra Londra e Berlino. Yang Lian (nella foto) ha pubblicato sei volumi tra poesia e prosa, tradotti in più di venti lingue, tra cui inglese, francese, tedesco, italiano e spagnolo. Vincitore del Premio Internazionale Flaiano (1999), del Premio Internazionale Nonino (nel 2012, dopo Tomas Tranströmer) e del Premio Internazionale Capri (2014), è considerato il più grande poeta cinese vivente.
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Il vecchio secolo scopre la fronte
e scuote le spalle ferite
la neve copre le rovine – bianca e inquieta
come schiuma d’onde, si muove in una selva oscura
una voce sperduta ci giunge da quegli anni
non ci sono strade
attraverso questa terra che la morte ha reso misteriosa
Il vecchio secolo ingannando i suoi figli
lascia ovunque scritte irriconoscibili
la neve sulla pietra corregge la sporcizia decorata
io stringo nelle mani la mia poesia
chiamami! Nell’istante anonimo
la barca del vento portando la storia è passata in fretta
dietro di me – come un’ombra
mi segue una fine
Dunque ho capito:
un gemito non è un rifiuto, le dita della fanciulla e
il modesto mirto sono immersi nei cespugli viola
sguardi come meteoriti si tuffano nell’oceano immenso
ho capito che ogni anima infine sorgerà di nuovo
portando il profumo fresco e umido del mare
portando l’eterno sorriso e la voce che non si piega
salendo verso il puro mondo azzurro
e io declamerò il mio poema
Crederò che ogni ghiacciolo è il sole
queste rovine, essendoci io, diffondono una strana luce
tra questi campi pietrosi ho ascoltato un canto
mi nutre un seno pieno di gemme
avrò nuova dignità e sacro amore
sui campi candidi denuderò
un cuore
sul cielo candido denuderò
un cuore
e sfiderò il vecchio secolo
perché sono poeta
Sono poeta
se voglio che la rosa sbocci, la rosa sboccerà
la libertà tornerà, portando la sua piccola conchiglia
in cui risuona l’eco di una tempesta
l’aurora tornerà, la chiave dell’alba
ruoterà nella giungla, i frutti
maturi lanceranno fiamme
anch’io tornerò, a scavare di nuovo
il destino doloroso
a coltivare questa terra nascosta dalla neve.
(Yang Lian da Nuovi Poeti Cinesi, Einaudi, Torino, 1996)