La poesia di Jan Wagner è caratterizzata da una crepitante sequenza di immagini e di parole che si ricongiungono tutte fra loro, ma non immediatamente. C’è lo spazio di una sospensione e, quasi sempre, di una sorpresa. Il gioco delle analogie e dei salti di senso non è spericolato: lascia sempre una porta alla trasparenza dei possibili significati. Il tono meditativo, in una linea audeniana-larkiniana, si nutre spesso di materiale quotidiano e tende alla leggerezza (nel senso di Calvino) e all’ironia piú che alla sapiente sentenziosità. Tra gli spunti poetici ricorrono gli animali: cavalli, asini, koala… Risultano affascinanti per la loro enigmatica inerzia che nasconde però un’idea di tenacia, di persistenza nonostante condizioni sempre meno favorevoli ai non umani (e forse anche agli umani). Cosí come personaggi forti sono i vagabondi, i clochard e i centauri che si incontrano in alcune poesie, repellenti da un lato, affascinanti dall’altro, in un gioco di contrasti che a Wagner piace e su cui costruisce molta sua poesia.
tre poesie da “Variazioni sul barile dell’acqua piovana”, Einaudi, 2019, traduzione di Federico Italiano.
more di gelso
così scuro, così dolce il succo, che dal ruscello,
risalendo, si stringevano i pipistrelli
alle fronde come svelte forbici nere,
per staccare via i frutti da consumare
in volo. debole il sole alle spalle
di giaffa – e tutto quanto si voleva pensare,
si pensò, più angusto, più piccolo del
vano porta-guanti… di’: more, e ancora: more,
così scura, così dolce
solo la parola in bocca – sono già svegli
e con l’ombroso schianto di mille
ali si vogliono moltiplicare,
nel loro sonno diurno si lasciano pendere
sotto il tuo tetto in grevi, spessi grappoli
così scuri, così dolci.
—
giovanni gnocchi al violoncello
giovanni gnocchi suona bach, mentre fuori
c’è l’estate, il caldo, la città,
ma il bombo più divino è qui, smarrito
nella fresca sala, indolente vola
di nota in nota, di foglio in foglio.
giovanni gnocchi suona bach, ma anche bach
suona lui, lascia che le sue dita s’arrampichino
come pallidi marinai per il sartiame,
mentre fuori c’è la calura, luglio, la città.
e tutto alza le vele. e tutto salpa.
—
sarajevo
il decimo cimitero bianco
su uno di quei versanti
è un insieme
di arnie: raccogliete
il miele, animaletti laboriosi,
minuscoli morti.
—
Jan Wagner è nato nel 1971 ad Amburgo. Vive a Berlino. Vincitore del prestigioso premio Büchner nel 2017, è uno dei più affermati poeti tedeschi di oggi. In Germania ha pubblicato sette raccolte di poesia. “Variazioni sul barile dell’acqua piovana” è la sesta, del 2014. In Italia alcune altre sue poesie sono state tradotte in una plaquette pubblicata da LietoColle.