alessandra battaglia poesia

Nulla è sicuro, ma scrivi.
Franco Fortini da Traducendo Brecht

Perché la poesia?
Sono stata sempre attratta dalla poesia, sin da bambina. Ricordo l’incanto e la fascinazione che provavo leggendo, come se in ogni poesia potessi ammirare un piccolo universo-mondo schiudersi davanti a me. Leggendo poesie mi sembrava di capire le cose. Di avere una chiave di lettura. Di riuscire a dare ordine ai significati, di carpire per un istante la misura delle cose, della realtà visibile e invisibile.
Quella fascinazione non è mai finita, è altresì andata sempre crescendo insieme a me.
Nel mio lavoro di attrice teatrale ho sempre ricercato nella direzione della voce, del suo uso e delle possibilità che offre sia nel canto che nella recitazione. Ho studiato e continuo a studiare a fondo la natura della voce, a sondarne i segreti, ad assorbirne la sapienza ancestrale, il potere alchemico. Ma cosa c’entra con la poesia?
Questi miei due sentieri imprescindibili, questi due viaggi inarrestabili e irresistibili, come sono collegati tra loro? La voce e la poesia?
L’una mi insegna l’altra. La poesia addestra la mia voce, la mia voce partorisce al mondo la poesia. La mia voce mi ha insegnato come la salda struttura della melodia costituisca le radici per lo sviluppo dell’armonia. E questo entra nel mio comporre parole. Il mio fiato fa vibrare le corde vocali che emettono un suono, diffondendo attraverso l’aria una vibrazione che qualcuno riceve, decodifica, visualizza nella mente e sedimenta. Così la voce per me è atto di creazione. Di condensazione.
Le parole che pronuncio creano immagini nella mente di chi ascolta, inseminando l’immaginazione, fecondando il cuore come fa un seme della terra. Di questo potere creatore della voce mi sono sentita sempre responsabile.
Anche da questo nasce la mia poesia. Ma non solo.
Gli ultimi anni della mia vita sono stati occupati dal bisogno e dalla ricerca di luoghi dove qualcosa di sacro stesse accadendo. Mi sono ritrovata a scoprire una minuscola geografia, tanto esterna quanto più interna, composta da margini, crepe, confini, luoghi dell’abbandono e della memoria a volte crollati, a volte ricolonizzati da nuova vita. Da numerosi invisibili cataclismi è iniziato il mio viaggio, scivoloso come una frana. La parola e la voce sono state la mia musa, la mia strada, la mia chiamata viscerale. Ora, laddove la voce si rompe trovo qualcosa di solenne nel silenzio di alcuni luoghi. Un silenzio necessario. Nella sospensione dalle coordinate. Rinnegando la parola e la sua invadenza. Così a volte le parole mi giungono inattese tra le spaccature delle mie rovine, come erbe e piante pioniere si fanno strada sui margini incolti. Ho solo raccolto queste parole trovate sui miei piccoli invisibili altari. Da questo nacque Alcuni sono altari, poesie per un’anima alla volta: performance di poesia i cui testi sono riuniti nella raccolta Oltranima pubblicata da Feltrinelli nella collana Zoom Poesia ad Ottobre 2015.
Ma perché scrivere poesia? La poesia è un mondo fatto di minuscolo, non di maiuscolo. Una tessitura paziente, uno scavo a volte frenetico, un’immersione vertiginosa, uno smarrimento nel vuoto, un attraversamento della soglia. Il viaggio nella creazione per me è sempre un luogo senza indicazioni, una mappa vuota.
Un territorio sconosciuto che si genera per fugaci apparizioni. Che mi chiama alla scrittura del verso successivo solo in presenza di sottili indizi. Nella scrittura della poesia si procede per necessità. Per appetito dell’anima. Si avanza per presagi. Per silenzi. Posso sentire addosso lo sguardo delle parole che mi aspettano, prima ancora di scorgerle. Il poeta è colui che parte a caccia di tesori armato solo di silenzi di ogni sorta. La poesia è una preghiera, è cura, è consolazione. Nella tensione tra forma e contenuto, tra rigore e libertà il poeta cerca, sondando i cardini del suono, di aprire un percorso, per capire ciò che non è comprensibile e per arrivare ad una nuova conoscenza. Personalmente scrivo anche per questo strano bisogno di tramandare un sentiero. La poesia è cartografia dell’invisibile. E in questo viaggio tra la voce creatrice e la poesia, la parola è l’unico punto di congiunzione tra il sacro e il profano, dove il divino e l’umano trovano fusione. La poesia è l’uovo dell’anima.

oltranima di alessandra battaglia zoom poesia feltrinelli

 

Poesie da Oltranima, Feltrinelli, Milano, 2015

Ci abitueremo a tutto

È scritto nel nostro amore inagibile
il brusio delle paure di tutti
nelle tue rivelazioni da condonare
nelle amnistie gridate
Leggilo nei detriti dei nostri sogni:
ci abitueremo a tutto
all’ombra lunga delle tue alte mura
all’aria rarefatta
all’angolo morto
dello sguardo dei passanti
ci abitueremo a tutto
con la dignità dei sopravvissuti
con gli occhi blu degli annegati
venderemo le nostre cicatrici
senza guardare in faccia i barbari
Ci abitueremo a tutto
alle polveri sottili tra i denti
alla macellazione dei cuccioli
alle pozzanghere avvelenate
ai gusci nati vuoti
nessuno ci verrà a cercare.
Nascondiamoci il muso spaccato
Ti avrei portato a capo
del mio carnevale
e da lì saremmo stati salvi

*

Dio benedica l’ansia

Dio benedica l’ansia,
il profondo senso di inadeguatezza,
la timidezza,
i miei guasti nucleari,
l’incapacità di capire,
la voglia di fare le cose
insieme agli altri,
il bisogno profondo d’amore,
il bisogno viscerale di giocare,
la voglia di scoperte,
la curiosità morbosa,
i miei folti dubbi su tutto,
la fame di bellezza e poesia,
l’incapacità di prevedere la catastrofe,
una incrollabile nostalgia dell’universo,
l’attitudine al fallimento,
l’incapacità di resistere alle tentazioni,
la paura e la voglia del vuoto.
Perché tutto questo mi ha costretta
a giocare nell’apocalisse
e mi ha condannata a vivere
una vita meravigliosa.

*

I tuoi occhi galleria

I tuoi occhi galleria
conservano opere uniche
inestimabili
sono cunicoli sotterranei
che portano al castello
sono rifugi e fortificazioni.
Dentro ci ho trovato:
attimi di un funerale
tua madre dismessa
un segreto che stai ancora costruendo
centinaia di maniglie vecchie
disastri
chilometri di cosce
occhi di cani
polvere dei piatti vuoti
polvere dei calanchi
violenti addii
spettri incustoditi
mal di vento.

*

L’inganno della poesia

L’inganno della poesia
sta nel sortilegio
che per mezzo della bellezza
edifica sullo scempio
e feconda il lettore
con l’illusione
che persino la disperazione
possa essere
desiderabile

Potrebbero interessarti