Edvard Munch, Boats and Lakes SAVINA
Edvard Munch, Barche e laghi

Che cos’è quest’agonia che mi allaga l’Antro, stamattina? Cosa vogliono dirmi granchi, alghe, coralli, cavallucci marini? Che cosa, con voci da strazio? Ci mancavi pure tu, Balena Bianca da letteratura. Perché piange quel tuo occhio mavì? La crudeltà umana la conosci a memoria.
Onde furiose mi ingoiano le tende delle finestre, frantumano i vetri, afferrano schegge e se le puntano alla giugulare.
Mi state forse minacciando?, chiedo loro.
Salvali, o noi dissangueremo ogni vena del nostro corpo,
Resterebbe un deserto al posto vostro. Sacrifichereste la bellezza delle stelle marine e di tutto il resto,
Non possiede più alcuna bellezza, il mare,
Non posso fare niente, da sola. Niente, rispondo e avverto la stretta dei miei capelli sabbiosi sul collo. Mi vergogno, per tutte le volte in cui mi sono creduta invincibile.
Le onde continuano a muoversi pronunciando contemporaneamente un’unica frase, Siamo diventate il camposanto dei sogni,
Non posso fare niente, proseguo a dire mentre annuso una salsedine di differente aroma, carnale, mentre assaggio gocce venute a posarsi sulle mie labbra. Gocce bambine che mi baciano. Sono scure. Le lecco ma non sorridono. Sono un principio di onda senza infanzia.
Quale delitto al mare! Quale delitto ai respinti di un’Umanità in miseria e orrori. Ghigliottinati da altra Umanità, con indifferenza da calcolo perfetto.
Non posso fare niente, da sola – e capisco di emettere parole gorgogliate.
Non sei sola, dice l’onda più vecchia, Dimmi solo se vuoi ancora vivere in questo pianeta.
Potrei rispondere, Sì, pensando a tutti i libri che ancora devo leggere, alle città da visitare, alle persone a me simili con cui ridere ridere ridere.
Io non sto più ridendo da anni, se in troppi hanno perduto la possibilità di farlo. Il mio ridere di piacere passeggero non mi rende fiera, se il lusso di poterlo fare mi giunge dal sacrificio di quest’esodo sotto gli occhi di tutti i vedenti.
I mari del mondo potrebbero unirsi e spazzare via le vostre frontiere spinate, farvi estinguere, dice la vecchia onda.
Rifletto. L’onda che ho davanti forse è più giovane di me. Rifletto, ma non per molto tempo.
Chiedo, amara di troppo passato alle spalle, Sei certa che l’Atlantico non vorrebbe poi spadroneggiare sul Mediterraneo, o sul Mar Rosso?
Tace l’onda tace.
L’acqua si ritira come risucchiata da un destino. Bassa marea, basse le fronti.
Io mi sveglio. Resta solo una traccia, del sogno appena fatto. Un imene piccino annegato fuggendo alla sua svendita. Sembra volersi trattenere sul guanciale comodo da pizia, che rassetto: era solo l’impronta di un mio morso.

S.D.M.

 

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