cop leggodico senI colpi del-Nulla
Poesie dell’Inconoscibile. Con il segno – (meno)
di Paolo Ferrari
(o barra o edizioni)

 “Nel durar dell’impropria vita e / nello scansarti, / fuori dei legami di nascita, intrepidi tutti nel / negare la povertà delle stelle / e dei campi, leggeri come le sementi / nel portare la vittima / a cercare la sua beltà a riscatto” (Parentesi del nome, p. 400). La poesia di Paolo Ferrari (leggiamo nel saggio introduttivo di Flavio Ermini), si forma all’apertura di una soglia, nello scarto che si produce tra l’inizio e l’aperto. Nella nuda parola poetica esiste una verità così definita come soltanto il mito la conosce. La nuda parola poetica apre il linguaggio all’accadere dell’essere e offre al pensiero dell’essere quell’inizialità che gli consente di portare a compimento il primo inizio e di prepararsi all’altro inizio, dove il dire si trova a contatto strettissimo con l’essere; una poesia che opera una rivoluzione della poesia verso la poesia che deve venire. Un forte vincolo trattiene e slancia la lingua di questa poesia, pari a un fraseggio musicale – l’autore è anche musicista e compositore. Ci sembra di ritrovarci talvolta in una morbida consonanza dalla forma puramente tonale. Ma che subito si spezza trasmutando in un pensiero dalla sibillina dissonanza. Il volume raccoglie nella sua interezza l’opera poetica di Paolo Ferrari, scritta tra il 1989 e il 2014.

  

leggodico occhimiriada (1)Occhimirìada
di Fernando Picenni
(Marco Saya Edizioni)

Un’opera complessa, recante diverse chinografie dello stesso Fernando Picenni, suddivisa in tre sezioni: “Pensieri” sull’arte e sulla vita, “Un’erta scalea fino al cielo / dai gradini di velluto / e la ringhiera di corallo. Mi arrovello a cercare i colori / per la bandiera del paradiso”; Filastrocche, “Il carnevale mette / sui volti le ciprie / getta coriandoli, / sganghera i sorrisi / e stria di colori / molti visi”; e “Aforismi”, “Tutti i diari cercano inchiostro”. Come piccole perle i versi si sgranano davanti a noi svelandoci il mondo intimo dell’artista, a volte giocoso a volte meditativo ma sempre ricco di lirismo. Non solo da leggere ma da ascoltare quali brevi melodie dove ogni battuta, ogni accento, ogni pausa si fa terzina, quartina musicale. Aprendo a caso il libro – leggiamo nella nota introduttiva di Patrizia Firpo -, si rimane avvolti da uno stupore dilatato che ci fa leggere di seguito, come a volersi impossessare della poetica di cui siamo partecipi. Quasi a volerci dare un aiuto straordinario ecco i minati disegni che ci avviluppano offrendoci una ulteriore chiave di lettura. Anche qui l’armonia dei versi si fa tradurre. Punti righe, ondeggiano ai nostri occhi in modo sinuoso e ritmato si fanno parola. Tutto ci è chiaro in una logica di infinite sfumature.

 

leggodico per silenzio e vocePer silenzio e voce
di Elena Mearini
(Marco Saya Edizioni)

“Sto al posto della parola che tace, / indovinami tra i punti / e liberami dalla sospensione” (Indovinami, p. 28); “Se ne vanno, gli occhi. / Credo solo alla mano che resta e mi guarda, / senza chiudersi” (Credo alla mano, p. 16). “La parola poetica della Mearini – leggiamo nella nota introduttiva intitolata ‘Per silenzio e voce: un rifugio privato fatto di ceneri giornaliere’ di Antonio Buccelli – pare scolpita sul foglio come per testimoniare una mancanza temporale attraverso la propria fisica presenza, quasi fosse, l’autrice, uno scultore che lavora non solo il marmo, bensì l’incavo già solcato precedentemente. È una scrittura eversiva dunque, ma sempre precisa e presente a se stessa: una poesia di dettagli, che non offre quelle sbavature tipiche della ridondanza lirica, pare anzi mascherarsi di un linguaggio piuttosto spesso, finanche duro nel suo dire lapidario, quasi asciugato della sua mole pensosa, ma non per questo privo di costanti oscillazioni metaforiche che, trasversalmente ad una sempre lieve modulazione musicale, permeano questo volume poetico e lo fanno intrinseca effemeride connotata di stupore e di fermezza, roccaforte amalgamata di un “io” sempre in confronto con “l’altro”. In una struttura volutamente fugace del discorso in versi”.

 
leggodico s bafaroPoesie del Terrore
di Saverio Bafaro
(La Vita Felice)

“Tu sei lo sguardo rosso / tu sei l’uncino sulla luna / la mela avvelenata e l’impiccato / tu sei il tarlo che sgranocchia il cuore infestato”. Dalla prefazione di Roberto Deidier: «Oscuro», in tutte le sue diverse accezioni, declinazioni, sfumature, è un termine ricorrente nel lessico poetico di Saverio Bafaro: la sua presenza circoscrive uno spazio dominato dall’ambiguità, ma non nel senso di sollevare incertezze, quanto in quello di stabilire, tra i suoi elementi tenebrosi e il soggetto che si dispone ad attraversarli, una duplice corrente. L’io si carica di quell’oscuro che teme e che può generare il «terrore» di queste poesie, ma diviene anche una possibile e autonoma sorgente di terrore. Il tema che i versi di Bafaro ci chiedono di condividere non si dispone quindi all’insegna dell’univoco; il poeta invoca invece «la bellezza che confina con la paura», avvertendoci di fatto che non v’è cesura, iato, ma contiguità tra i due opposti. […] Non ci sono punti cardinali, nella topografia lirica ed espressionistica di Bafaro, non ci sono latitudini o longitudini: ancora una volta, per essere ammesso a una verità, il soggetto deve accettare la perdita e lo smarrimento. Deve, cioè, camminare nella non poeticità del suo presente, del suo groviglio d’inferno.

 

 
 
cop leggodico s pasoliniPasolini. L’insensata modernità
a cura di Piero Bevilacqua
(Jaca Book)

A molti anni dalla morte, Pier Paolo Pasolini (1922-1975) vive ancora nel dibattito pubblico come pochi altri autori del ‘900. Personaggio controverso e scandaloso, poeta, romanziere, cineasta, critico letterario, dialoga ancora con noi con la sua saggistica radicale e profetica. Leggendo il Pasolini critico dello sviluppo, oggetto del presente volume, ci si imbatte nelle folgoranti previsioni di ciò che sarebbe accaduto e che lo scrittore afferrava allo stato nascente. Nella forma dell’articolo o del saggio breve, grazie a una chimica singolare dell’intelligenza – che mescola poesia, sensibilità raffinata, acutezza di sguardo, nostalgia, culto della bellezza – Pasolini legge i fenomeni del suo tempo presagendo con visionaria lucidità i tratti del nostro confuso e desolato paesaggio spirituale. Uno stralcio dal libro: ‘D’altronde, sarà lo stesso Pasolini, sempre attento a esaminarsi e a giudicare la sua posizione intellettuale, a dichiarare esplicitamente il nesso tra la sovversività della poesia e l’analisi sociale, la denuncia delle storture del mondo. […] La poesia, fondo dell’alterità, deposito del senso del vivere e dell’umana identità, in rivolta contro l’ottundimento del conformismo, l’assoggettamento della soggettività agli automatismi massificanti del vivere sociale”.

 

leggodico nuvola okViaggio su una nuvola
di Véronique Massenot
ed Èlise Mansot
(Jaca Book)

In alto nel cielo, come capita spesso nei quadri di Chagall, si trova una figura inaspettata: un postino su una nuvola. I nostri autori decidono così di raccontare la storia del postino volante che viaggiava su una nuvola. Il suo villaggio era tutto di case blu ma Zefiro, il postino, sognava altri mondi. Una sera, una nuvola lo invita a salire per portarlo in giro per il mondo: comincia un lungo viaggio, ricco di colori, dove le musiche, i profumi e i sapori si mischiano. Il quadro di Chagall a cui si ispira la storia viene svelato solo alla fine. Sul filo del racconto, sulle tracce di un’opera d’arte, Viaggio su una nuvola costruisce una storia a partire dagli elementi di composizione del quadro “nascosto”e permette di entrare facilmente nel mondo dell’arte e dell’immaginazione. Uno stralcio dal libro: ‘In un grazioso angolo di mondo era sorta in mezzo alle colline, come al centro di un girotondo immobile, una piccola città con case tutte blu. Zafiro era nato lì. Lì era cresciuto e aveva imparato il suo mestiere. Da quando era diventato postino, conosceva a memoria ogni angolo del villaggio. Ogni mattina, i suoi passi seguivano sempre lo stesso cammino. Prima la via del Lino, poi quella dei Fiordalisi’.

 

cotto-Michael-Pollan-copertina leggodicoCotto
di Michael Pollan
(Adelphi)

Quanto più invadenti sono i presunti virtuosismi di aspiranti cuochi, tanto meno sappiamo mettere in tavola qualcosa di decente. Michael Pollan, si sa, ama i paradossi, e nel tentativo di sciogliere quello alla base del suo nuovo libro è partito per un viaggio sulle piste dei quattro elementi con cui da tempo immemorabile cuciniamo (acqua, aria, terra, fuoco), e a caccia dei piccoli, affascinanti misteri che i maghi, non tanto della cucina ma della preparazione dei nostri alimenti, rivelano a chi sa ascoltarli. Un’avventura che lo ha portato molto lontano: a vagare nelle immense fornaci del locale nel North Carolina dove si allestisce un barbecue leggendario in tutti gli Stati Uniti o ad apprendere da un grande fornaio per quali vie sottili e imprevedibili acqua e aria trasformino il grano in pane, oppure ancora a curiosare nei laboratori di quegli autentici domatori di germi e batteri che sono i maestri della fermentazione – formaggiai e birrai. Ma altrettanto appassionanti sono gli esperimenti che Pollan compie tutti i giorni al tavolo della sua cucina, e di riflesso della nostra: che dopo aver letto questo libro ricchissimo non riusciremo più a guardare (né a usare) nello stesso modo.

 

 
leggodico guerraLa guerra dei nostri nonni
di Aldo Cazzullo
(Mondadori)

La Grande Guerra non ha eroi. I protagonisti non sono re, imperatori, generali. Sono fanti contadini: i nostri nonni. Aldo Cazzullo racconta il conflitto ’15-18 sul fronte italiano, alternando storie di uomini e di donne: le storie delle nostre famiglie. Perché la guerra è l’inizio della libertà per le donne, che dimostrano di poter fare le stesse cose degli uomini: lavorare in fabbrica, guidare i tram, laurearsi, insegnare. Le vicende di crocerossine, prostitute, portatrici, spie, inviate di guerra, persino soldatesse in incognito, incrociano quelle di alpini, arditi, prigionieri, poeti in armi, grandi personaggi e altri sconosciuti. Attraverso lettere, diari di guerra, testimonianze anche inedite, La guerra dei nostri nonni conduce nell’abisso del dolore: i mutilati al volto, di cui si è persa la memoria; le decimazioni di innocenti; l’«esercito dei folli», come il soldato che in manicomio proseguiva all’infinito il suo compito di contare i morti in trincea; le donne friulane e venete violentate dagli invasori; l’istituto degli «orfani dei vivi», dove le mamme andavano di nascosto a vedere i «piccoli tedeschi» che erano pur sempre loro figli. Ma sia le testimonianze di una sofferenza che oggi non riusciamo neppure a immaginare, sia le tante storie a lieto fine – come quelle raccolte dall’autore su Facebook – restituiscono la stessa idea di fondo: la Grande Guerra fu la prima sfida dell’Italia unita; e fu vinta. L’Italia poteva essere spazzata via; dimostrò di non essere più «un nome geografico», ma una nazione. Questo non toglie nulla alle gravissime responsabilità – che il libro denuncia con forza – di politici, generali, affaristi, intellettuali, a cominciare da D’Annunzio, che trascinarono il Paese nel grande massacro. Ma può aiutarci a ricordare chi erano i nostri nonni, di quale forza morale furono capaci, e quale patrimonio portiamo dentro di noi.

 

 

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