Il 2010 è stato un anno horribilis. Per me, per la mia famiglia, ma credo per tutta l’Italia, confinata nel più completo sbando economico, politico, sociale. In un ammorbamento etico alienante, senza precedenti. Unico dato positivo, personalmente, l’aver pubblicato da Marsilio “Corso Canalchiaro 26. Interviste, saggi, interventi negli anni di «Bollettario»”, in cui ho fatto confluire una serie di articoli tesi a dimostrare alcuni miei interessi artistico-letterari, ma, soprattutto, in controluce, la storia di «Bollettario», a cui il libro inizialmente doveva essere dedicato, per ricordarne i vent’anni di attività (1990-2010). Proprio per questo la selezione è stata attenta ed accurata (dovendo anche mantenermi, per scelta editoriale, entro un certo numero di pagine). Per esempio, tra le tante interviste “tradizionali”, fatte in questi anni (a Giuliani, Rosselli, Pagliarani, Consolo, Roversi, ecc…), ho preferito spesso quelle flash, a tema (con la formula della prima persona per aumentarne la vividezza) ad altri autori (Luzi, Zanzotto, Corti, Chiesa, Pivano…), perché mi permettevano di citare iniziative della rivista, a me particolarmente care. Ed ecco in carrellata, oltre alle raccolte di poesia da tutto il mondo (persino il Kurdistan e l’Armenia!), sfilare “Chiamata contro le armi” (1999), “No alla guerra sempre e comunque” (2001), “Per la Costituzione italiana” (2003), “Sul caso Saddam” (2007). Numeri importanti che testimoniano l’impegno civile di «Bollettario», il suo essere sempre in prima linea su temi scottanti d’attualità, ma anche il grande senso di responsabilità degli autori coinvolti (tra le voci più significative del panorama letterario italiano), che hanno aderito con straordinaria immediatezza. “Chiamata contro le armi”, in occasione della guerra in Kosovo, è stato realizzato in soli 15 giorni! E tutte le nostre iniziative avrebbero potuto essere realmente il motore di una grande sensibilizzazione di massa se solo la stampa nazionale avesse dato loro spazio. Invece niente: l’indifferenza totale, preludio dello sfascio etico galoppante. Alla cui riparazione non so se potrà bastare l’attuale frenesia tardiva di qualche testata.
(l’EstroVerso Marzo – Aprile 2011)
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