Monumento grande incendio di Londra eastcheap DORICA Kenneth

Quest’anno ricade il 350esimo anniversario dal Grande Incendio di Londra del settembre 1666. L’incendio che devastò la “City”, la parte più vecchia della città, fu un’occasione per ricostruire l’insalubre città medievale, con strade ampie e regolari e un’urbanistica generale più moderna. Il principale divieto della ricostruzione riguardò la paglia nell’edilizia, sostituita da pietra e mattoni. Passo indietro. Cos’è successo nell’autunno del 1666? In soli quattro giorni, più di tredicimila case e quasi novanta chiese furono distrutte. Tra le opere architettoniche che sparirono tra le fiamme la cattedrale gotica di Saint Paul, il Royal Exchange e Bridewell Palace. L’area colpita dall’incendio fu di 1,8 km², quasi millecinquecento piscine olimpioniche. Dopo l’incendio Londra si espanse ben oltre i limiti delle sue mura medievali, andando ad accogliere la popolazione più numerosa d’Europa, seguita da Parigi e Napoli.

L’opera che meglio rappresenta la rinascita dell’incendio londinese è sicuramente la nuova cattedrale anglicana di San Paolo, consacrata nel 1711, e progettata da Sir Christopher Wren (1632-1723). L’architetto inglese, che fece anche parte della commissione per la nuova urbanistica della città, nelle sue chiese, offrì una svariata ricchezza di soluzioni, ispirandosi ai canoni vitruviani, al gotico, agli elementi classici e a quelli barocchi. Nella chiesa di San Paolo Wren mediò tra la pianta basilicale e quella centrale; per la cupola, in cui è evidente l’influenza michelangiolesca e bramantesca nelle cupole del Vaticano e del Tempietto di S. Pietro in Montorio, Wren adottò un sistema innovativo: tra le due calotte sovrapposte nascose un sostegno conico per sorreggere l’alta lanterna dorata sovrastante. L’imponente tamburo, caratterizzato da un sistema particolare di contrafforti, trovò sostegno nell’altrettanto originale disposizione dei pilastri. Alta 111 metri rappresenta la più alta cupola al mondo di una cattedrale, al di fuori dell’Italia. Esternamente, il fronte ovest è dominato da un frontone triangolare raffigurante la conversione del santo patrono su cui si erge la figura di San Paolo stesso, affiancato da apostoli ed evangelisti; su ogni spigolo del timpano si ergono tre statue, rispettivamente S. Pietro, affiancato da un gallo; S. Paolo che tiene una spada e S. Giacomo il Maggiore. L’altorilievo, così come le statue, sono un lavoro di Francis Bird, uno degli scultori inglesi più importanti, fortemente influenzato dalle architetture classiche. Tutto il perimetro della cattedrale è scandito, in altezza, da due ordini, uno, quello inferiore, è caratterizzato da finestre arcuate frapposte tra basse lesene; alle finestre con frontone schiacciato di quello superiore, reso più leggero, si alternano doppie lesene che si interrompono in corrispondenza dei transetti.

Un famoso aneddoto, riferito dal nipote di Wren, narra di come il nonno chiese ad un operaio di portargli un sasso per segnare sul terreno un punto preciso della futura cattedrale di Saint Paul. L’operaio, dopo aver preso un piccolo masso, lo consegnò all’architetto inglese, questi si rese conto che si trattava di un frammento di una lapide su cui era segnata la parola latina Resurgam, “risorgerò”.

Dopo l’incendio del 1666 oltre alla ricostruzione, si pensò di ricordare l’evento con il Monumento del Grande Incendio, vicino la parte nord del London Bridge; è situato a circa 62 metri di distanza da Pudding Lane il punto di inizio dell’incendio e nell’area in cui si trovava la prima chiesa distrutta durante l’evento, la St Margaret Fish Street Hill. Il monumento commemorativo consiste in una colonna dorica, alta 62 metri, sormontata da un’urna dorata a forma di pira infuocata. La colonna fu progettata dallo stesso Wren e da Robert Hooke, scienziato ed architetto inglese, una delle più grandi figure del Seicento. Un altro monumento per ricordare l’incendio del 1666 è più piccolo e si trova nel punto da dove partì l’incendio, il Golden Boy of Pye Corner; si tratta di una statua in legno e ricoperta d’oro, rappresentante un fanciullo con le braccia conserte.

Una piccola curiosità. Molte informazioni sul disastro del 1666 furono descritte dal diario di Samuel Pepys, un funzionario e politico inglese, che visse nei pressi della Torre di Londra. Uno degli episodi più celebri, è quello che, il 15 settembre 1666, vede il protagonista scavare una buca in giardino, per mettere in salvo dal Grande Incendio documenti e una forma di prezioso Parmigiano Reggiano.

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