Michela Zanarella, “Recupero dell’essenziale”, una riflessione meditativa sul senso dell’esistenza.

tre domande, tre poesie

 

Ci si emoziona a leggere la poesia, specie quando zampilla dal profondo e ti inebria di luce e di sogni. Fortini, tra gli intellettuali più rivoluzionari del Novecento, pur ritenendo che la quinta arte non muti nulla, incoraggia a scrivere versi.
Michela Zanarella, voce fresca della poesia italiana, continua il dialogo con l’Io e l’infinito attraverso una linea corale che ha il sapore della presa di coscienza e della gratitudine.
Il recupero dell’essenziale, la nuova raccolta che segue ad altri apprezzati volumi, tra i quali L’istinto altrove, 2019, La filosofia del sole, 2020, si fa notare sin dall’esergo. La citazione dell’esoterista e teosofo austriaco R. Steiner, spinge il lettore a prestare attenzione alla realtà fisica e alla dimensione spirituale. Concentrarsi sull’essenziale, spostando lo sguardo dal sé all’altro, esige incedere lento, discernimento e disciplina.
La dedica alla giornalista e poeta Marcella Continanza mi riporta alla lunga collaborazione con la compianta scrittrice lucana, che aveva a cuore i versi della Zanarella tanto da propormela per un evento barese di “Donne e Poesia”.
La silloge è ancorata al tempo e alle stagioni, quasi un bilancio dopo l’estate e «l’asprezza delle cose inattese». Il dolore e l’amore confabulano ed è la natura a lenire la pena, il firmamento a dispensare la luce. La meraviglia è che anche il buio «sa di luce assorta». C’è un mantra che permea i versi, un ritmo che sorregge la scrittura.
Michela veste gli abiti del silenzio, del sogno e della memoria e conduce il fruitore tra le preziosità del suo animo e la bellezza del cielo stellato, mostrandone le metamorfosi e gli affanni. L’intima comunione con l’universo rivela che non è solo il poeta a stupirsi: «È quasi sera qui a terra / e il cielo si stupisce di come lo guardo». L’Autrice osa con gli occhi e l’immaginazione, per «denudare il sangue alla luce / e ascoltare il […] silenzio arrossire».
I ricordi sono perle: le estati del fieno e dei lamponi, i cieli di montagna, i sentieri di bosco, le corse nel vento. Sembra che la Nostra voglia trasmetterci la lingua segreta della natura, dato che richiama la celebre raccolta Foglie d’erba di Whitman, il quale, al contrario di Fortini, afferma: «Non mancare di credere che le parole e la poesia possano cambiare il mondo.» (“Goditi la giornata”).
La linearità della scrittura affonda le radici nel primordiale, in quanto la Zanarella attribuisce proprietà spirituali al vento, alla voce; una sorta di animismo gestito con sapienza. La fisicità non sempre è indispensabile. Difatti, l’Autrice scrive: «dovremo riabituare il corpo / ad uscire dal tempo» (“Gli echi della vita già stata”). Intriga la vicinanza tra la terra, l’aria e il pensiero.

(dalla postfazione di Anna Santoliquido)

 

In che modo la (tua) vita diventa linguaggio, qual è stata la scintilla che ha portato il tuo “Recupero dell’essenziale”?
A volte nella vita accadono cose inaspettate, situazioni che ci colgono impreparati, alcuni eventi non previsti disorientano, disarmano. Ma nulla avviene per caso. Posso dire che la mia ultima raccolta di poesie ha preso forma da una serie di coincidenze. Avevo perso l’intera produzione inedita per un guasto al computer, dopo una prima fase di sconforto e disperazione, mi sono ricordata di aver inviato in lettura una buona parte delle poesie ad alcuni amici fidati. Voglio nominarli, perché sono tutti autori, uomini e donne di cultura: Giovanni Battista Quinto, Corrado Solari, Felicia Buonomo, Fiorella Cappelli. Fortunatamente ognuno, aveva conservato i testi e quindi grazie al loro intervento sono riuscita e recuperarli. Il libro è, quindi, il frutto di un “recupero” vero e proprio nel segno dell’amicizia. Ed è proprio sulla scia di questo valore autentico che dedico il libro ad una cara amica, Marcella Continanza, tra le voci poetiche contemporanee più profonde, giornalista e ideatrice del Festival della poesia europea di Francoforte sul Meno, scomparsa nel 2020. Ho voluto ricordare Marcella, perché mi ha sempre spronato a proseguire nella scrittura, è stata una guida importante per il mio percorso e da lei ho imparato molto, soprattutto la costanza, l’impegno taciturno. Mi hanno accompagnato in questo incredibile “recupero” con le loro note critiche Dante Maffia per la prefazione e Anna Santoliquido per la postfazione, che sentitamente ringrazio. La mia vita diventa linguaggio ogni volta che cerco di apprendere qualcosa di me attraverso la purezza delle parole, osservando il mondo, indagando in profondità tra le cose visibili e invisibili. La scintilla che mi ha portato a scrivere questi testi è il desiderio di conoscenza, una continua curiosità verso ciò che mi attraversa, una riflessione meditativa sul senso dell’esistenza.

Riporteresti una poesia (di altro autore) nel quale all’occorrenza ami rifugiarti, rivelandoci cosa “muove” la tua “preferenza”?
Bella domanda. Difficile scegliere, in realtà ci sono diversi autori in cui amo rifugiarmi. Ma non posso fare a meno di lei: Emily Dickinson. Sono profondamente innamorata dei suoi versi, del suo modo di affrontare la parola. I suoi testi sono prevalentemente brevi, privi di punteggiatura, usa immagini originali e sempre attuali, concetti profondi e concreti. Racconta l’amore, la natura, la fugacità della vita, la morte con uno stile unico. Nella mia scelta di scrittura prediligo l’essenzialità, il ritmo, la forza delle immagini e riconosco in Emily l’autentica poesia che non conosce tempo.
“Questa è la mia lettera al mondo
che a me non scrisse mai-
le semplici notizie
che la Natura ha sparso con tenera maestà.
Il suo messaggio è affidato
a mani ch’io non posso vedere-
per amor suo, cari compaesani,
giudicatemi con mitezza”

Per concludere, ti invito, per salutare i nostri lettori, a riportare tre poesie dal tuo libro, “Recupero dell’essenziale”?; di queste scegline una per condurci a ritroso nel tempo, a prima della stesura completa o della prima stesura, per raccontarci quanto “accaduto” così da permetterci di condividere (e meglio comprendere) il percorso che l’ha vista nascere.

Riporto tre poesie incluse nella raccolta “Recupero dell’essenziale” pubblicato da Interno Libri.

Esiste una lingua segreta che s’impara
origliando ai piedi dell’erba
sottoterra c’è una folla di ombre sepolte
rugiade strette che vogliono tornare
sale su per le radici la grammatica dei papaveri
sosta come respiro tra le labbra il sogno di fiorire
il sole varia la sua voce a seconda della luce
cede la parola al silenzio ed è petalo sanguigno
che osa tramonti prima della sera.

Lascia che sia il sole
a prendere possesso dei nostri sguardi
abbiamo bisogno dello stato di luce
che avviene all’alba nell’ora più pura.
Tienimi il cuore come un’ampolla
per raccogliere acqua limpida alla sorgente
prestiamoci ancora alla vita nella sua sacralità
è questo l’amore:
immergersi uniti nelle volontà del tempo
dai polsi alle caviglie in un sogno sempreverde.

Tace l’aria nei giorni estivi
non è tradimento il dolore
che ci ha tenuto fermi
al caldo di un sole che sosta
tra i petali muti delle campanule
con la pena – la mia –
un’attesa che snerva il tempo.
Chissà cosa mi chiede ancora la vita
forse che io ami più forte il respiro
impugnando le punte del coraggio
che io stringa il presente
e sparpagli luce in abbondanza tra i pensieri:
è nell’incandescenza del silenzio che ci si salva.

Le poesie scelte sono nate durante la pandemia, in un momento molto particolare non soltanto per me, ma per l’umanità. Ci siamo trovati a vivere una realtà inaspettata, completamente stravolta dalla normalità a cui eravamo abituati. L’ultima poesia “Tace l’aria nei giorni estivi” fa riferimento ad una situazione molto personale. Ero molto provata perché avevo trascorso l’estate in ospedale, non per me, consapevole che la vita mi stava mettendo duramente alla prova. La poesia in qualche modo mi ha aiutato a riflettere, a capire che il dolore (un fatto intimo ma universale) mi stava insegnando la sopportazione, la resilienza, non la rassegnazione. La necessità di ricercare luce quasi ossessivamente, nasce dalla volontà di guardare l’esistenza con occhi di stupore e meraviglia anche nei momenti più cupi.

Michela Zanarella è nata a Cittadella (PD) nel 1980. Dal 2007 vive e lavora a Roma. Ha pubblicato diciassette libri. Negli Stati Uniti è uscita in edizione inglese la raccolta tradotta da Leanne Hoppe “Meditations in the Feminine”, edita da Bordighera Press (2018). Giornalista, autrice di libri di narrativa e testi per il teatro, è redattrice di Periodico italiano Magazine e Laici.it. Le sue poesie sono state tradotte in inglese, francese, arabo, spagnolo, rumeno, serbo, greco, portoghese, hindi, cinese e giapponese. È tra gli otto co-autori del romanzo di Federico Moccia “La ragazza di Roma Nord” edito da SEM.

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