Mistica del vento
Mistica del vento
nel segreto detto all’albero
a fior di labbra,
con antica dolcezza.
Incantagione
sul fiore del ciliegio.
Cosa sa il frutto che io non so?
Ne mangio con avidità
e sono ebbro del suo mistero.
Mordo la polpa di un arcano.
Il mio solo tempio
è questo bosco sacro:
la divinità ha rami come le mie vene,
e foglie verdi che disegnano il mio profilo,
e corolle in tutto simili
alla natura della madre mia.
Ho fede nel colore del frutto,
fiducia nella bontà del suo profumo,
credo nella sua bellezza innocente,
nella sua audace tenerezza,
credo nella durezza del nòcciolo,
credo nel suo sapore di vita
e professo la difesa della sua purezza,
che è la mia stessa ineffabile purezza.
Non sono forse frutto, io?
L’amore solo io prego:
mordimi piano, dico,
ho labbra di ciliegia.
(da “Madreperla”, LietoColle)
—
Chiedo ora
Chiedo ora di apprendere il perdono
dalla terra che offre alla luce la sua ferita
e di non temere nulla mai
com’è naturale al più piccolo fiore.
Chiedo ora di assomigliare un poco al cielo
che accoglie il volo del falco e della mosca
e serba il millenario segreto della farfalla.
Chiedo di piovere e di fare arcobaleno.
Chiedo di imparare dal vento
come passare tra gli uomini senza ferire
come lui fa tra i rami del mandorlo.
Chiedo di poter sempre
guardare gli uomini negli occhi
e di vedere nell’iride di chi temo
l’amore che cammina come un dio
sulla superficie della mia paura.
Chiedo di poter sorridere nella notte
e mettere come fossero orecchini
le ciliegie alle orecchie della morte.
(LaRecherche.it)