Edgar Degas, La tinozza, 1886
Edgar Degas, La tinozza, 1886

 


Toccare: l’incontro, tra tatto e sensazione, tra lago e Narciso: il con-tatto.

Quando sono in giro scorrazzante, felpato ed elegante per le diverse vie della metropoli, per un locale, per un atelier, in un enorme centro commerciale (edochiano?) gremito di respiri in movimento che vanno ora là, ora qua, ovunque, sì, c’è un riflesso umano che caratterizza ogni cosa, un riflesso dell’esistenza umana che si scatena enormemente in ogni momento del quotidiano- che tu sia romanticamente a Parigi, o in contemplazione meditativa dentro i templi dell’eros di Khajuraho- sì,: è il tatto, sì, il tatto nella sua forma più immediata, e completa, che è il “contatto”, esaltante vero?

Quante volte realizzi la presenza del tocco?, quante volte senti di essere toccata, tu creatura umana? O sembra un fantasma freudiano che va e viene? Cos’è il tatto?

Il tatto è uno dei sensi sbadatamente più esageratamente infilati nel beautycase dello spettro delle sensazioni umane, sì, perché, soprattutto oggi, le creature umane, quanto mai son dominate da un senso su tutti gli altri: l’immagine. Certo!, io dico immagine, tu dici immagine, e subito Platone balza turgido e orgoglioso!. Ma non è il suo momento, no, non adesso: l’immagine regala ai sensi, infatti, solo un aspetto minimo di quanto il tatto possa regalare al senso che la natura dona in maniera immediata per “contatto” ad un essere che batte, che vive, che si muove, che danza, che balza, che scatta.. Il tatto è ovunque, è l’onnipresenza pervasiva più invadente, è praticamente impossibile non giungere a toccare qualcosa, e qui, entra nel pieno gioco della partita dell’essenza dell’esserci uno degli aspetti dell’esistenza che più mi perseguitano, e mi perseguita più di un’amante insaziabile: l’identità!

Già, sì, perché il contatto avviene per magia, per intercessione del sortilegio del tatto, avviene per identità, per parzialità, è un incontro di due parti, è un “appuntamento”, nel senso più intimo e radicale della parola, è un fissamento, è una coincidenza, e lì allora due ESSENZE si stanno toccando, nel loro avvicinarsi, brusco o cadenzato che sia: la differenza s’annulla, ma nasce una polarità da quest’unione del toccante e del toccato: mani su carta, labbra su pelle, superficie su superficie, bordo su bordo, carne su carne. Sì, da questa unione nasce per impatto inevitabile il CONTATTO: io e tu, tu ed io, cioè un’essenza e un’altra. E lì si realizza: lo sposalizio, la totalità, perché toccare significa diventare totalità, è l’atto della complementarità con ogni altra infinita parte di questo infinito universo.

E ora, poggia i piedi per terra, poggiali, tutti e due: cosa senti? Senti i tuoi piedi o la gramigna piena di rugiada? Siamo qui: soggetto e oggetto, la coscienza, il noumeno kantiano, il fenomeno, il flusso, l’essere, chi tocca chi? L’incantesimo è questo: toccare significa essere sempre toccati, è un incontro inevitabile e costante: scrivi?: tocchi!, digiti?: tocchi, cammini?, tocchi: l’acqua?, ti tocca. Il passivo e l’attivo, l’agente e il subente, il positivo e il negativo, il maschile e il femminile, Dante e Beatrice. Devo continuare a sviscerare la presenza dell’insospettabile nella continuità del tutto?

In questo universo ogni minuscola particella di natura stellare si tocca, e senza eccedere in un onanismo di piacere scritturale da ispirazione gongorista, posso benissimo dire: ogni volta che tocchi, realizzi il senso dell’esistere, in un modo così immediato che non te ne rendi conto. Se stai toccando sei inevitabilmente e meravigliosamente al contempo toccata, sei visitata, è un dentro e fuori, è un enigma amletico che stimola fortissimo fino a far riemergere le incisioni di Escher, la più esaltante delle quali è “mani che si disegnano”. Da vedere! Adesso! Questa riflessione inevitabilmente mette eco anche a Narciso, la cui profondità del mito non potrò mai sviscerare de-segretandola qui, ma che implica il riconoscersi parte e fondersi col tutto, diventandolo: quando ti specchi, tocchi l’immagine, sparisci, diventi specchio, diventi riflesso, non sei più tu, ma sei un NUOVO tu. Tocca, e sei subito toccata! Se incontri, sei incontrata!

 

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