Quello che il lettore ha fra le mani è un tentativo di raccontare la ricca e diversa realtà poetica americana: è una rappresentazione inevitabilmente parziale e partigiana fatta da un poeta che sceglie altri poeti, i «Nuovi poeti americani», dove il «nuovi» sta per sconosciuti o quasi al pubblico italiano (con l’eccezione dei recentemente tradotti Glück, Olds e Ostriker, degli altri non esiste a oggi la traduzione di almeno una raccolta completa). Nuovi non vuol dire giovani quindi, né che tutti abbiano tentato una radicale revisione del canone, e questi poeti spaziano per età dalla Clifton e Kinnell che hanno intorno ai settant’anni alla Alexander e Perdomo che sono nati negli anni Sessanta. Gli esclusi sono naturalmente moltissimi: la maggior parte per mancanza di spazio (solo per fare qualche nome: Charles Simic, Marilyn Chin, Carolyn Forché, J. D. McClatchy, Yousef Komunyakaa, Naomi Shihab Nye, Robert Bly, Eavan Boland, Sherman Alexie, Billy Collins, June Jordan, Harjio, Louise Erdrich, Mary Olivier, Chitra Divakaruni, Rita Dove, C. K. Williams), altri per volontà, come i New Formalist (molto celebrati in madrepatria e in posizioni di potere all’interno dell’accademia, delle riviste e dei premi letterari) che dagli anni Ottanta scrivono una poesia nostalgica, elegante e decorativa, e recuperano le idee conservatrici dell’ultima Modernist poetry (i cui poeti più rappresentativi e influenti sono R. Hass e l’Ashbery di Self Portrait in a Convex Mirror del 1975) senza mantenerne la profondità metafisica (e sto parlando di Richard Wilbur e James Merrill come pure, anche se in modo diverso, di Richard Howard e Lucy Broke-Broido). Una poesia per «critici» che a mio parere ha perso, per la troppa astrazione e l’artificiale raffinatezza, quella forza data dal reperimento del materiale poetico nella vita vissuta, reale, secondo la famosa definizione di W. C. Williams «No ideas but in things» (espressa nel poema Patterson del 1946). Non è questa ovviamente la sede per un’ampia panoramica sulla realtà della poesia nordamericana degli ultimi sessant’anni (altri lo hanno fatto e lo faranno molto meglio di me), ma credo sia importante ricordare alcuni elementi fondamentali per comprendere le scelte di poetica e di stile fatte dai dodici autori qui presentati.
sei poesie da Nuovi poeti americani, a cura di Elisa Biagini, 2006 Giulio Einaudi editore.
Elizabeth Alexander
Neonato
Il dottore mi ha passato un piatto di tortagelato
liquefatta, color rosa e caffè
e ha detto: «Congratulazioni! È una bambina!»
Questo mi ha sconcertato: non ero
incinta, ma ho baciato il piatto e l’ho messo
nel freezer per vedere se avrebbe preso una forma.
Sapevo che c’era un neonato da qualche parte lì dentro,
le sue minuscole braccia e gambe appena abbozzate.
Il dottore si è accigliato, poi ha sorriso di nuovo:
«Congratulazioni! È un maschio!» Questo qui
aveva una testa enorme e una serie completa
di denti. Ho chiamato i piccoli Vincent e Louise.
Nel frattempo mio padre andava su e giù per
la stanza e scoraggiava i visitatori.
Mia suocera ha detto: «Ti avevo fatto i petti
di tacchino con il riso. Non li hai mangiati». Mio marito
dormiva profondamente nel letto a castello di mio fratello.
Ho parlato del sogno e più tardi ho pensato
a qualcosa che qualcuno mi ha detto, al fatto che
partorire ha a che fare con te stesso.
Sono senza forma e con le zanne, insieme bimbo e bimba,
cibo e neonato al tempo stesso.
—
Sharon Olds
Morte e omicidio
Abbiamo tentato di tenerlo in vita, lo abbiamo tagliato e
attaccato ai cannelli, intubato, spremuto, praticamente
torturato e non è stato possibile farcela,
la morte l’ha preso, nelle nostre mani, e trasformato
in quell’imitazione di se stesso.
Questo è quello che fanno gli omicidi, prendono
la tua vista, gusto, tatto, udito,
mettono al tuo posto la cosa che somiglia
esattamente a te, che non può fare nulla,
qualsiasi cosa le può essere fatta
e non le importerà, è senza vergogna, nessuna dignità
è innata al corpo. Quando la comune morte
ha preso mio padre, non ho compreso
l’atto dell’omicidio, ma ho visto cosa ti fanno
gli omicidi, ti fanno andare via
e ti fanno lasciare quella bambola di te stesso dietro di te,
come se fosse qualcosa che gli omicidi hanno fatto,
in ginocchio in riva al fiume prendendo la duttile argilla.
—
Louise Glück
Legge non scritta
Interessante come ci innamoriamo:
nel mio caso, in modo assoluto. In modo assoluto e,
ahimè, spesso –
così era nella mia gioventù.
E sempre con uomini piuttosto giovanili –
immaturi, imbronciati, o che prendono timidamente a
calci foglie morte:
alla maniera di Balanchine.
Né li vedevo come ripetizioni della stessa cosa.
Io, con il mio inflessibile platonismo,
il mio fiero vedere solo una cosa alla volta:
ho decretato contro l’articolo indefinito.
Eppure, gli errori della mia gioventù
mi rendevano senza speranza, perché si ripetevano
come è di solito vero.
Ma in te sentii qualcosa oltre l’archetipo –
una vera espansività, un’esuberanza e amore della terra
profondamente estranei alla mia natura. A mio merito,
benedissi la mia buona fortuna per te.
La benedissi in modo assoluto, alla maniera di quegli
anni.
E tu nella tua saggezza e crudeltà
mi hai gradualmente insegnato l’assenza di senso di
quel termine.
*
L’assoluto
consuma; il confine, il muro
intorno al sé consuma.
Se avessi aspettato sarei stata
invasa dal tempo.
Ma pensi di essere libera?
Penso di riconoscere i meccanismi della mia natura.
Ma pensi di essere libera?
Non avevo nulla
e ugualmente sono stata cambiata.
Come un costume, il mio stordimento
fu portato via. Poi
la fame fu aggiunta.
—
Alicia Ostriker
Qualche fiocco di neve saetta attraverso le corsie delle auto
rallentate dal casello, e due gabbiani affumicati
virano vicino alle antenne d’acciaio.
Potendo scegliere fra tunnel e ponte
verso Manhattan, la crosta di granito
sul suo nero piatto di fiumi, preferiamo
l’altitudine alla profondità, la vista allo strisciare.
da The Little Space. Poems selected and new, 1968-1998.
—
Willie Perdomo
Canzone per Langston
Ho cantato tutta la notte
E pianto tutto il giorno
Aspettato che
Un temporale mi venisse incontro
Per sommergere le lacrime
Addolcire il dolore
Spero che le mie preghiere
Non siano in vano