rubrica il Giaurro, o l’infedele
Paul Casey (Cork, 1968) è uno straordinario poeta irlandese. Ha vissuto in Zambia e in Sud Africa, attualmente vive a Cork. La sua poesia racconta quella speciale condizione dell’uomo che è l’essere senza terra, senza tetto, senza approdi. La poesia che propongo Casa, più o meno è tratta dall’omonima raccolta Home, more or less (Salmon, 2012). Paul Casey affida alle parole il compito arduo di edificare sulla strada, in quel punto misterioso dove il brusio delle api fa vibrare il cemento e il sacco a pelo, una casa (più o meno). E mentre il tempo è sospeso, in attesa del nuovo giorno, la poesia si fa invisibile tetto, una fragile casa di suoni.
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Casa, più o meno
Eterna giace nel mondo
e nella pietra di una porta invernale.
Sogna la città il suo sogno
e soffice parla nel torpore.
Un drone basso d’api
sospeso in un punto lontano
vibra dove il mio sacco a pelo incontra l’asfalto.
Dolenti ali. Non sanno volare.
Il riposo è l’unica ricompensa.
E presto arriva il giorno scuro.
Avevo appena ritrovato la quiete
e già mi agita la promessa dell’altro mondo
oh, spazza via il mio tanto vicino Nirvana
da questo ventre generoso di sonno.
Tornerò presto, soffice pietra,
a sussurrare benedizioni alle tue orecchie stanche
per quell’anima sconosciuta
che oggi mi ha donato un frutto e un tè fumante.