Per una scuola più resiliente, ecologica ed empatica

 testo e foto in copertina  a cura di Claudia Bousquet 

  

Consultando più dizionari, alla voce BIODIVERSITÁ corrispondo definizioni tra cui: 

 “La coesistenza, in uno stesso ecosistema, di diverse specie animali e vegetali che crea un equilibrio, grazie alle loro reciproche relazioni”.  

Termine composto da “bios”, dal greco vita, e “diversitas”, dal latino differenza, varietà.  La diversità a sua volta si riferisce a: 

essere diverso, non uguale né simile. Diverso d’aspetto, di colore, ma anche di opinioni e gusti.” La stessa parola è altresì, usata per riferirsi a persone disabili, emarginate, omosessuali ed altro non ritenuto normale.  

Considerato che bio-diversità, e quindi, diversità sono fondamentali in natura per la sopravvivenza della specie animale e umana, mi sono chiesta perché in occidente, si omologano culture, esseri, tradizioni, case, arredi etc…  Tuttora, la diversità può suscitare disagio e paura e, in molti ambienti, può essere derisa e isolata. 

La valorizzazione della diversità, è necessaria ed è, per me, direttamente collegata alla valorizzazione delle proprie peculiarità e talenti; scoperti i quali, potranno essere messi a disposizione dell’intera comunità.  

La scuola italiana in merito alla “diversità-disabilità” ha fatto molti progressi, superando anche paesi all’ avanguardia a livello educativo. 

 Per garantire il rispetto della diversità però, si potrebbe fare di più; perché, proprio in nome dell’“integrazione”, si rischia di non tutelare a pieno le differenze fisiche, culturali e religiose e, a volte, neanche di pensiero, aspramente giudicate dagli stessi pari. 

In aula si dovrebbe vivere uno spazio-tempo protetto e non violento, privo di giudizio; ove, con serenità, apprendere, scoprire, interagire. In tal senso, sarebbe auspicabile che tutto il personale scolastico sia formato secondo i criteri della CNV, o comunicazione non violenta, (ideata da M. Rosenberg), e che si specializzi nella gestione dell’emotività e dei conflitti, grazie alla educazione emozionale.  In tal modo, la scuola diverrebbe un luogo di ascolto di qualità, nel quale accrescere anche l’empatia.  

Come insegnante cerco di mettere in luce i vantaggi delle diversità di pensiero, provenienza e genere. Stimolando curiosità, scambi profondi, solidarietà e collaborazione. Una volta stabilite queste basi, rivolgiamo l’attenzione ai contesti esterni. Nascono quindi, interrogativi su come interagire con la comunità cittadina, con l’ambiente urbano e con quello naturale e su come prendersi cura del bene comune. 

Quando si creano legami sani all’interno di un’aula, è più semplice stringere amicizia con la comunità allargata; coinvolgendo famiglie, concittadini, ambiente urbano e naturale intorno. Pian piano è possibile coltivare la biofilía, un tempo insita nell’essere umano.  

Accrescendo l’amore e la cura per sé stessi e per gli altri infatti, può sorgere più spontaneamente il desiderio di rispettare la vita in generale, inclusi gli spazi comuni e la Terra, da cui dipende la sopravvivenza di tutte le specie, anche quella umana.  

La comunità scolastica per tanto, dovrebbe rifocalizzarsi su importanti obiettivi e, come primo passo, favorire il contatto diretto con la natura; specialmente adesso, che si registra un aumento di disagi fisici ed emotivi. 

Il pedagogista R. Louv (autore di Last Child in the woods: saving our children from nature-deficit disorder), nella sua ricerca ha segnalato disturbi legati al deficit da natura.  Mentre la medicina tradizionale adduce a tali carenze solo la riduzione del benessere personale; Louv invece, anche l’aumento dell’obesità, della depressione prematura e di altri disturbi attuali.  

In Giappone, come medicina preventiva di malattie odierne, causate dallo stress e dal tecno-stress, è nato il shirin-yoku o “bagno di foresta”.  

Se aumentare il contatto con la natura è terapeutico e necessario, per ritrovare l’equilibrio, anche la Pet therapy è stata riconosciuta come efficace strumento di prevenzione e cura di disturbi psico-fisici. Fondamentale è stato il ruolo degli animali, anche in questi ultimi anni di pandemia.  

Per molti studiosi la naturale biofilia umana andrebbe coltivata e potenziata per accrescere la salute, soprattutto di chi vive nei centri urbani. 

In molte città, noto sempre di più che si è quasi del tutto reciso il rapporto tra uomo e ambiente naturale e andrebbe rinsaldato.

Personalmente, cerco di aiutare bambini-e, famiglie e giovani a ricongiungersi con quel filo sottile che ci unisce a madre terra, offrendo attività di vario tipo, soprattutto sull’Etna.

Nei miti degli indiani Ona, o Selk’nam,il mare, i boschi e le stelle sono tutto, e tra questi luoghi lo spirito continua a muoversi dopo la morte. Non esiste una parola per dire Dio e la possibilità che l’individuo si distacchi dalla natura è inconcepibile.”  

Visto il malessere sociale crescente, bisognerebbe intervenire celermente, partendo da un patto tra scuola, università e comuni e dall’azione efficace.

È determinante per le nuove generazioni, affinchè si riduca anche l’autolesionismo in voga, che si accrescano l’amore e la cura per sé stessi, per il proprio mondo, psichico, affettivo ed emotivo, per il corpo e per la natura; partendo dall’alimentazione, dall’esercizio fisico, dal contatto diretto con la natura (da scoprire e studiare non più solo attraverso i libri) e dalla educazione alle sane relazioni. A volte piccole rivoluzioni – come distribuire cibo naturale e a Km zero, coltivare orti,  integrare l’attività fisica open air e i laboratori teatrali e musicali- possono avviare grandi cambiamenti, così come previsto dai pilastri della Rigenerazione scuola (https://www.istruzione.it/rigenerazionescuola/pilastri.html),

Per accrescere la resilienza, l’ecologia profonda, l’empatia e la solidale collaborazione tra pari, a parer mio, si potrebbe: 

  1. Incrementare la flessibilità e adattabilità, quindi il problem solving e il cooperative learning, attraverso attività di outdoor education.
  2. Inserire discipline musicali, artistiche e teatrali, in tutte le scuole di ordine e grado, al fine di sviluppare l’immaginazione, la creatività e il pensiero divergente.
  3. Formare, personale scolastico ed alunni-e, alla CNV, alla mindfulness e all’educazione emozionale, per migliorare le relazioni non solo con gli altri.
  4. Introdurre lo studio delle neuroscienze, per rendere le fasi di insegnamento\apprendimento più efficaci.
  5. Adoperare la peer education.
  6. Attuare le proposte istituzionali della transizione ecologica.
  7. Allacciare patti educativi di comunità e avviare il service learning, collaborando altresì, con servizi di volontariato sociale ed ambientale

Un buon modello da seguire, in tal senso, potrebbe essere l’istituto portoricano Nuestra escuela, (https://www.nuestraescuela.org/).

Il perseguimento di tali obiettivi faciliterebbe la nascita di nuove realtà, più sane e anche piacevoli da condividere e vivere.  

Seguendo le orme di T. Terzani, che a noi adulti rivolge un esplicito appello, invito i giovani ad ascoltarsi, usando anche esercizi di mindfullness, per scegliere con accuratezza i propri passi da seguire. 

 “Non insegnate…ad adattarsi alla società, ad arrangiarsi con quel che c’è… date dei valori interiori … per resistere al diabolico progetto della globalizzazione di tutti i cervelli… in quanto ci impone desideri globali e comportamenti globali, che finiranno per indurre modifiche globali nel nostro modo di pensare. Il mondo di oggi ha bisogno di ribelli, ribelli spirituali”.  

  Durante le mie lezioni, stimolo anche dibattiti e ricerche sull’importanza delle diversità culturali e, specialmente, su quelle indigene, legate alla salvaguardia della biodiversità e dei differenti ecosistemi, presenti soprattutto in Amazzonia.  

Frutto dell’interazione scolastica e delle mie ricerche artistiche e pedagogiche, è un progetto interdisciplinare POF/PON, per le scuole di secondo grado, “Tutti insieme per la terra”, che coinvolge diverse materie curriculari, prendendo spunto dalle nuove direttive del ministero, in merito all’insegnamento dell’educazione civica.  

Ho inserito nel progetto una proposta sperimentale di 5 giorni, che include attività di shirin-yohu e survivle in un rifugio montano. pubblicherò online interamente il piano di lavoro, affinché chiunque possa consultarlo o proporlo nel proprio istituto.

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