Perfezionismo

Hai varcato ch’eri ancora un bambino
le colonne d’Ercole d’ogni buon senso:
sei stato un folle, un drago, un cherubino.

Coi rapidi pensieri hai fatto un denso
strato di visioni, colori e suoni: così
hai appreso l’arte di dare forma al caos.

Hai avuto un’infanzia meravigliosa».

«E pensi che questo mi possa bastare?»

«Da ragazzo sei apparso ai compagni
un giovane eroe. Alle ragazze il cuore
morbido si disfaceva al solo incontrarti».

«E pensi che questo mi possa bastare?»

«Hai evaso i confini d’un’arida mente
e hai viaggiato in lungo e in largo fra gente
d’ogni colore. Hai avuto maestri alati

quanto i giganti del pensiero, saltando
da un sapere a un altro, come una fiamma
insonne o un cielo divoratore d’infiniti».

«E pensi che questo mi possa bastare?»

«Hai deposto libri in librerie di noce
altri ne hai scritti alzando la voce
fino a mondi lontani. Sei stato amato
più di quanto non sia stato odiato».

«E pensi che questo mi possa bastare?»

«Hai visto la morte e ci hai giocato
come un bimbo con la neve, hai baciato
il respiro del tempo, spietato e breve».

«E pensi che questo mi possa bastare?»

«Hai qualcuno che segue fedele
le orme lasciate dal tuo passaggio
come un’ombra che non t’abbandona,

che s’ostina ad amarti e ti perdona

che non ti sia bastato quest’amore
inerme come un bimbo che dorme,
quest’amore profondo più del mare».

«E pensi che questo mi possa bastare?»

 

Non ho più età

So che vorresti il mio sguardo e la mia voce
e il mio silenzio, rapito dall’interno dialogo
con me stesso. So che vorresti all’atroce
seduzione del nulla strapparmi, come il mago

alla sua caverna e il drago alla roccia
cui fa da guardiano. So che vorresti unire
nel tuo segreto specchio magico la goccia
che cade e l’oceano che la sente arrivare,

che vorresti strapparmi a me stesso, al mio
ritrarmi sull’altra faccia della luna,
al mio scagliare il mondo in un oblio
indifferente, al mio traversare la cruna

dell’ago come uno spettro o un soffio di vento.
So che vorresti offrirmi la gioia del tuo cuore,
che le mura del pensiero dissolve in un incanto
e il cristallo dell’Io frantuma nell’impeto d’amore.

So che lo vuoi per me. Per darmi la tua felicità.
Ma appartengo a un altro mondo, amica mia.
Appartengo al dominio della luce e della follia.
Tu sei giovane e generosa. Io non ho più età.

*

*

in copertina Vladimir Pajevic, “Portone con triciclo” 

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