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Tuo figlio era mio figlio
nel paradiso schizzato via
dove ognuno è Jack Christ
e la pioggia aghi sottili
senza troppo dolore.
Di liquida albaspina in noi
siamo i cercatori.
[Spazio timbrico]
Arriva coi suoi bracci d’acqua non
consumati lo spazio sulla nuda sedia su cui siedi
in uniforme fragore di vetri e gemme d’affatturante luce
luce germinale che schiude e schiude e schiude – come fai?
Cosale percezione rimuove il mondo tende distende giustapposta
in coincidenza eterna dove il timbro è tutto, è tutto! Imprinting e sigillo.
[Caffè Spazio-7]
Ecco, la lascio qui, in questo spazio e ci vorrebbero ad ac-
coglierla quadretti di grafite oppure i tuoi occhi su e
giù dondolanti sul sistema di cria fiamma e
timbro nato appena. Ah, spazio! trascini e trascini a
ritmo di caos millimetrando oltre il millimetrabile un pen-
siero di spazio che non andrà mai più pensato o inter-
rotto. Poi posso anche maneggiarti spazio, con cura s’in-
tende, posso affrontarti e lasciarti lì lattante
senza grazia e senza spazio in pasto alle insensate tradu-
zioni che mi vorrebbero perduta nel senso. Ora vado a dor-
mire ma prima ho bisogno di spazio e di un caffè.
[Blanks]
Troppo disordine – esser morti e poi perder tempo a catalogare
ogni terza invisibile nei bicordi vuoti – faccio pure le orecchie ai
pensieri ma cosa le Sirene siano solite tacere è frequenza stesa
per vie d’acqua sommando blanks ed è sempre un abbacare di zeri!
[Bilocazione]
Diminuiscono la pelle su scapole accelerano pulsazioni
scrosci sul corpo sott’eco irraggiata del pensiero
– non distrarmi con plausi ci vuole concentrazione –
coprono urla svestono bisbigli nei riti della Mezzaluna
luna fra due fiumi. Più facile una bilocazione
delle dita ché tanto lì – solo lì – vivo intera.
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