I
Chiamano, per nome.
Genti di passaggio
che un vento li batte. Dal fondo
dei nostri vani, dai ripostigli
più dismessi. Chiamano per nome. Scavano
una lingua, dietro le orbite degli occhi.
II
Ma tu ora sei vento.
Padrone indiscusso dei grani. Uomo
qualunque in qualche punto
nel metro del suo dominio. Sei lo straniero
che cercano fino ai citofoni.
III
Cosa chiedono?
Tu, amico, dai le carte e i numeri
e fai valere la tua lingua al tavolo.
Per loro, non si dividono i mari.
Cosa vedono, amico, i nostri occhi di vento?
IV
Ma sono vento ora e il vento lo sai non arriva
dov’è che deve arrivare.