Mariangela Gualtieri, “Quando non morivo”.

Prima persona plurale del verbo essere: «siamo» è la voce verbale che attraversa tutta la nuova raccolta di Mariangela Gualtieri. Una voce, per l’appunto, prima ancora che una forma. Una voce che parla da non si sa dove e pronuncia l’essere e l’esserci come evidenza e nello stesso tempo come mistero. Né punto di partenza né punto di arrivo, ma consapevole e accidentato percorso. Gli approcci piú che definitori sono tentativi di collocazione: «siamo | nel calmo della nuvola turchina», «Siamo qui. Siamo | dentro un mattino assolato». Ma soprattutto sono indicazioni di stati d’animo: «Siamo confusi», «siamo stupidi un poco». Di sicuro non siamo soli. Un’altra presenza costante del libro (e non solo nella seconda sezione, ad essi dedicata) è quella degli animali. Fratelli, ma anche qualcosa di più: sorta di angelici anelli di congiunzione con quanto si cela dietro la parola «siamo» e il verbo essere. E anche i cuccioli umani, ai quali è dedicata un’altra sezione, sono creature speciali, più immediatamente partecipi di quei cicli naturali intorno ai quali ruota, come una preghiera, la scrittura della poetessa romagnola. Ma senza essere troppo francescana, senza dimenticare che il male esiste e che quella umana è una «specie con orchi». D’altra parte, anche nelle poesie più introspettive le pulsioni sono del tutto contrastanti, in un’alternanza di estasi e smarrimento. Il filo rosso del libro resta comunque quello del sentimento panico (ancora una volta «siamo», tutto, insieme) che attraversa le varie sezioni e tocca forse il suo vertice nel “Requiem” finale.

 

 

 

quattro poesie da “Quando non morivo”, Giulio Einaudi Editore, 2019.

 

Subito si cuce questo niente da dire
ad una voce che batte. Vuole
palpitare ancora, forte, forte forte
dire sono – sono qui – e sentire che c’è
fra stella e ramo e piuma e pelo e mano
un unico danzare approfondito,
e dialogo
di particelle mai assopite, mai morte
mai finite.
Siamo questo traslare
cambiare posto e nome.
Siamo un essere qui, perenne navigare
di sostanze da nome a nome. Siamo.

 

 

È aprile. Piove. E noi qui
a sentire il mistero farsi gocce
sul tetto. Acqua per tutti da bere.

 

 

Aspetta l’ordine della luna
poi nel torpore subacqueo
un’onda di marea lo spegnerà
fino alla luce. Viene.
Rompe il mistero delle acque.
Si scaraventa in questa nascita –
la nostra nuova stella

 

 

Respira i loro nomi –
le facce. Tienili nel respiro.
Quei derelitti.

 

 

*

Mariangela Gualtieri è nata a Cesena nel 1951. Nel 1983 ha fondato, insieme a Cesare Ronconi, il Teatro Valdoca. Come poetessa ha esordito con “Antenata” (Crocetti 1992). Le sue raccolte einaudiane sono: “Fuoco centrale e altre poesie per il teatro” (2003), “Senza polvere senza peso” (2006), “Bestia di gioia” (2010), “Le giovani parole” (2015), “Quando non morivo” (2019). Nella collana di teatro: “Caino” (2011).

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