Sabato 21 e domenica 22 gennaio alle ore 17:30 al Cine Teatro Garibaldi di Giarre andrà in scena “Roba da Matti” di Aldo Lo Castro, il secondo spettacolo in cartellone della Compagnia teatrale Jonica, per la regia di Eugenio Patanè (nella foto in copertina) che racconta così la trama: Ci troviamo nel periodo post natalizio. Sono da poco finite le festività, ma in casa della famiglia Campo giungerà un ospite: Felice, figlio del fratello di Santo, dunque il nipote. Dal suo ingresso in casa (non proprio desiderato dagli altri membri della famiglia), ne accadranno di tutti i colori. Tutti i personaggi saranno coinvolti in un crescendo di timori e comicità, esilaranti stranezze e paradossali circostanze. La commedia brillante, in due atti, del catanese Aldo Lo Castro, assicura ritmo incalzante e risate. Nella commedia, che a me piace definire commedia-divertissment, ho lavorato con gli attori che ho scelto coinvolgendoli nella costruzione di un ritmo capace di regalare svago, con punte di frivolezza e giocosità, senza dimenticarci però del tema sotteso della follia che va a mescolarsi a quello della comunicazione. Una comunicazione fatta di parole che non riescono però a produrre gli effetti voluti, ma che suscitano invece evidenti dislivelli di comprensione tra i vari personaggi in scena.
La fascinazione del tema della follia, già affrontato e coniugato in precedenti lavori dal regista, torna protagonista in questo nuovo lavoro. Perché?
Perché può essere una delle esperienze umane. Pedro Calderón de la Barca diceva che “non esiste pazzo da cui non si possa imparare qualcosa”, e in effetti Felice, uno dei personaggi chiave della commedia di Lo Castro, ci insegna qualcosa, ci trasmette una follia come epifania del dolore, come destino, ma ci insegna anche ad avere un atteggiamento giocoso nei confronti della vita, soprattutto in quelle che sono le avversità della stessa.
In che modo?
Attraverso vari linguaggi creativi siano essi verbali, gestuali, mimici. Per approdare infine alle parole giuste, a quelle parole che metteranno fine al duello tra il cosa fare o cosa dire, che ci impone di continuo la realtà con grande frenesia. Felice pacificherà ogni dubbio grazie a un tipico e direi filosofico, siculo atteggiamento.
Dunque un trionfo della follia?
Direi piuttosto un elogio della vita. Lo stesso Pirandello a questo proposito si espresse così quasi cent’anni fa: “(…) la vita è informe e illogica. Perciò io credo che i pazzi siano più vicini alla vita. Niente c’è di fissato e di determinato in noi. Noi abbiamo dentro tutte le possibilità. Tanto è vero che da noi impensatamente e improvvisamente può scappare fuori il ladro, il pazzo”.
Esiste oggi qualcosa che sembra non scappare più o non emergere?
Sì! Certo! Non emerge più la stessa voglia di andare a teatro che c’era un tempo, quando si correva letteralmente al botteghino. Oggi non si considera più il teatro alla stregua di un bene comune e prezioso come l’acqua. E potrei dire la stessa cosa dei cinema, delle librerie e forse dei festival. C’è meno curiosità, meno voglia di scoprire, di relazionarsi, di desiderare. Indolenti nel ricercare tutte quelle possibilità di cui parlava Pirandello. Siamo nell’era dell’afasia.
Quale potrebbe essere un rimedio?
Andare a teatro! Leggere! Conoscere! Immaginare. Andare al cinema. Ascoltare Musica. Cercare sempre le nostre personali riserve di conforto, di sollievo, di emozioni. Guardarci più dentro che fuori, ascoltarci, come fossimo poesia.