Barbara Garlaschelli autrice

l’Autore Racconta

 All’inizio è la lettura, così comincerei a raccontarmi, perché prima di scrivere, prima di dedicarmi a tempo pieno alla narrazione, c’è stato  – e c’è – il mondo della lettura. Provengo da una famiglia di lavoratori in cui la presenza dei libri è stata sempre “ingombrante”, proprio nel senso fisico: i libri, in casa mia, sono ovunque. La passione per lo scrivere è nata, quindi, leggendo. Da piccola mi perdevo nelle storie dei libri e in quelle che mi raccontava mio padre, narratore d’istinto e di indole. E così, un giorno, ho sentito che ciò che avrei voluto fare sarebbe stato ammaliare gli altri proprio nel modo in cui venivo ammaliata io dalle parole che si rincorrevano nelle pagine dei libri: Jack London, John Steinbeck, Gabriel Garcia Márquez, Elsa Morante, Luigi Pirandello… Già da molto giovane ero una lettrice onnivora e ingorda. Trascorrevo ore e ore leggendo, immersa completamente nel tempo dei libri. Crescendo, prima di osare ad avvicinarmi alla scrittura in modo “serio”, ovvero andando al di là delle cose che scrivevo per me, ma compiendo il passaggio fondamentale dello scrivere con l’intento di essere letta da altri, ho pensato che dovevo frequentare l’università, prendermi una laurea, ampliare i miei orizzonti culturali, studiare, capire. E così è stato. Mi sono laureata all’Università Statale di Milano con una tesi in Storia del giornalismo e Storia del teatro (tesi che poi mi è servita, mai l’avrei detto, per scrivere il romanzo appena uscito da Frassinelli, Carola).

Dopo la laurea, dopo aver seguito un paio di corsi di scrittura creativa – uno con il grande Giuseppe Pontiggia, l’altro con Davide Pinardi -, mentre continuavo a scrivere racconti, ho preso coraggio e ne ho spedito uno a Laura Grimaldi che, durante il corso di Pinardi, si era detta disponibile a leggere le nostre “opere”. Non mi aspettavo nulla anche se speravo molto. E una mattina, Laura Grimaldi mi ha telefonato (senza sapere assolutamente chi fossi) per dirmi che il racconto le era piaciuto moltissimo e che mi consigliava di farlo partecipare a un concorso letterario che si teneva alla mitica Libreria del giallo di Milano, proprietà di Tecla Dozio. Io ho seguito il suo consiglio e il racconto è stato pubblicato in una raccolta di Stampa Alternativa, grazie anche a Tecla. Era il 1994, credo. Ho cominciato a scrivere sul serio da allora, e non ho più smesso.

La mia vita di scrittrice è passata attraverso molte esperienze editoriali e molti libri diversi tra loro: sono nata come scrittrice noir e lì affondano le mie radici, il mio stile narrativo, la mia scrittura. Ma non c’è un genere che sento più mio di altri, c’è il desiderio di raccontare, al meglio delle mie possibilità, delle belle storie e la curiosità continuamente presente di sperimentare generi e stili. Come mi capita spesso di dire: scrivere è il mio modo di stare nel mondo.

Carola è l’ultimo nato. Ha visto la luce da pochi giorni eppure mi sta già dando tantissima gioia, non solo per il fatto di averlo scritto, ma per quello che i lettori mi rimandano. Una delle osservazioni più belle su questo romanzo, l’ha fatta Severino Colombo sul Corriere della Sera, in cui sostiene che con Carola ho scritto “una pagina di storia che finora non c’era, rievocando la stagione degli «scavalcamontagne»”. È emozionante pensare di aver riportato alla luce un tesoro sepolto come quello delle famiglie teatrali itineranti dell’inizio del ‘900, gente di teatro povera, appassionata che batteva la provincia su carri e carrozzoni portando il teatro in luoghi dove non sapevano nemmeno che esistesse. E Carola è una storia d’amore, tra un uomo e una donna, ma anche per un mondo perduto.

 

Carola Barbara Garlaschelli copertina

Dal libro Carola, un passo a cui tengo particolarmente.

Sono scivolata negli anfratti bagnati, tra le alghe e la melma, ho ascoltato le parole umide di pioggia che si confondono con le increspature delle onde, sono scesa fino al mare per poi risalire la corrente.

Ho sempre avuto il tempo dalla mia parte. Non sono mai invecchiata, ma ti ho regalato le rughe e i passi e la fatica dei respiri. Ho annusato i tuoi orgasmi e i tuoi pianti, come un cane, come un refolo di vento. Ti ho seguita perdendomi. Ma alla fine sei tornata.

La sua voce mi ha raggiunta ovunque, negli anni. E la ritrovo intatta nei miei ricordi.

Così doveva andare.

 

 

 

 

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