Piedimonte Stefano, giornalista, scrittore © 2012 Giliola CHISTE

Parola d’Autore

In un tempo che oggi mi sembra lontano cent’anni, ma che non corrisponde neanche a vent’anni reali, scrivevo cretinate sotto forma di racconto. Storie sinistre, inconcludenti, dalle quali traspariva un certo disagio esistenziale. L’unica a leggerle era una ragazzina che per qualche motivo a me ignoto (dico sul serio, non è falsa modestia) si era innamorata del sottoscritto al punto da far finta che le interessassero davvero (“quando scrivi il seguito? Sono ansiosa di leggerlo”). Un giorno mi misi in testa di fare il giornalista perché ritenevo che in questo modo potessi stabilire contatti con gli editori di libri. Nulla di più falso. L’esperienza giornalistica, durata all’incirca dieci anni, mi è servita tanto, ma non certo per aver contatti con le case editrici (e infatti c’è un agente letterario che se ne occupa egregiamente al posto mio, e molto meglio di come io riuscirei a fare). Il bello è che se oggi dovessi rispondere alla domanda “perché scrivi?”, non saprei come fare. Me l’hanno chiesto spesso, durante le varie presentazioni del romanzo. In qualche modo mi sono arrangiato, ho risposto (ora non ricordo come) ma certamente avrò inventato balle. La verità è che non lo so. Immagino che uno scriva per tutta una serie di motivi. Fare il narratore, in fondo, comporta una certa dose di arroganza. Vuol dire riscrivere le cose, o comunque riposizionarle in un ordine diverso da quello che avevano in precedenza. In un certo senso, per chi crede in dio, vuol dire sostituirsi a dio per il tempo di una storia. Quando scrivo non voglio lanciare alcun messaggio. La mia voglia, piuttosto, è quella di rappresentare grosse frizioni, contrasti fra più parti che stridono all’interno dello stesso personaggio e della stessa storia. Questo mi dà un po’ il senso della vita. Senza attrito, senza contaminazioni, senza confronti e scontri, non c’è vita. Non ci sarebbe stata neanche scientificamente parlando. Io cerco di mettere in una scatola (il romanzo) tante cose diverse che fanno a cazzotti, senza che ci sia necessariamente un vincitore, giusto per la gioia di vederle lottare. Questo scontro può avvenire anche in un ambiente all’apparenza goliardico, semplice, umoristico, com’è quello del mio primo romanzo. (Foto di Giliola Chistè)

 

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