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Ci ho pensato molto, non so di preciso quando ho cominciato, forse sarà stato Michele a farmi riflettere, senza volerlo, qualche settimana fa.
Stava piegato su quel suo telefonino e sembrava immerso in chissà quale mondo.
Si è fatto un ometto Michele, comincia a provare sulla sua pelle tutti i disastri dell’adolescenza e comincia a farmi domande a cui mi rendo conto di non saper rispondere.

In verità saprei come rispondere, ma non so mai quando dovrei fermarmi, non so mai fin dove è giusto arrivare con le risposte.
Cerco di individuare la sottile linea esistente tra esperienza che ho acquisito ed esperienza che ho donato, ma non mi raccapezzo mai.
Mi lusinga molto che Michele cerchi in me un diverso punto di vista o un’opinione differente, ma non riesco a tenere testa alla responsabilità delle mie risposte, al peso dei miei ragionamenti, alle conseguenze delle mie affermazioni.
A me tante cose non le ha mai dette nessuno, le ho semplicemente provate, e acquisite, sulla mia pelle. Mi sono ostinato per tutta la vita nel chiedermi cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato, come fosse meglio e come fosse peggio, ho ponderato le mie scelte sulle basi delle tante emozioni che ne sarebbero scaturite.
No, non parlo di noi, non parlo di te, parlo di come ogni scelta fatta sia sempre dettata da un ragionamento.
Oggi posso dire che non mi arrabbio più se qualcuno si rivolge a me in maniera ineducata, non ci resto male se qualcuno non mi saluta e non gioisco particolarmente se qualcuno mi dona un sorriso.
Eppure una volta ero pronto a reagire a tutto ciò che accadeva intorno a me, anche con una certa energia.

Adesso preferisco invece osservare il ragionamento celato dietro le risposte che mi danno, capire da cosa sia dettata una scelta altrui, piuttosto che un’altra, al di là di quello che ciò possa implicare per la mia esistenza.
Attraverso questa esplorazione delle risposte, noto che nulla è cambiato, o meglio, credo che tutto sia peggiorato, vedo cose tipo l’egoismo, la vanità, l’ingenuità, la bontà e persino il coraggio.
Michele mi fa pensare molto e tutto si trasforma in paura: non voglio che mio nipote abbia un ricordo di me come il nonno che avrebbe potuto fare tuoni e saette in una diatriba, ma nemmeno che abbia il ricordo di un ignavo vecchio imbecille.
Artemio, mentre dava da mangiare ai piccioni al parco, mi ha detto, con un sorriso, che sto raggiungendo la saggezza e che sarò un buon nonno; io ci ho riso su, gli ho risposto che sarebbe bene che mi sbrigassi a diventare un buon nonno, non ho mica tutto questo tempo.
So che non scherzava, ma dentro di me si è accesa per un attimo la luce dell’orgoglio, mi ha rallegrato e mi ha allo stesso tempo appesantito.

La verità, Cesira mia, è che risposte io non ne ho, cerco ancora la migliore, ma non è mai quella giusta.
Chi può dirlo? Cosa può dimostrarlo?
Io ai tempi ho scelto te perché la tua bontà era immensa, quanto la tua bellezza, e forse più.
Perché una persona come te andava protetta, coccolata, preservata dai mali del mondo, come tesoro stesso dell’umanità.
Ho cercato di far capire a Michele tutto questo, e molto altro ancora, quando risponde male a sua mamma o, stufo di studiare, si dispera per l’interrogazione.
Con te sarebbe stato tutto più facile, persino la lunghissima salita di via Etnea a Catania sembrava minuscola.
Passo dopo passo, fino all’ultimo giorno, andavamo a fare spese giù al mercato e poi tornavamo su, fino a casa.
Ho cercato di far capire a Michele che presto, senza rendersene conto, sceglierà una strada, un percorso, ma gli ho anche detto che, qualunque sia questa scelta, piega, indole, lui dovrà sempre scindere se stesso.

Il percorso non è la persona e la persona non è il suo percorso.
Ho cercato di fargli capire che lui avrà una grande responsabilità per tutto ciò che farà, sempre.
Lui mi ha sorriso, non so se veramente ha capito cosa volessi dirgli, poi ha aperto il cassetto che apriva sempre da piccolo e ha cercato proprio questa foto, me l’ha messa sulle gambe e, mentre mettevo a posto gli occhiali, mi ha detto: “La nonna era una persona fantastica, proprio come te”.
Secondo me ha capito, sì, ha capito, molto più di me, che le donne sono il vero sale della terra, e che del sale non se ne può far senza.
Mi manchi, ma sei sempre con me.

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