Tre inediti per “Sfidare l’inquisizione”

aldo ricotti

Penso che tutto parta dal Medioevo, quando i dottori, riuniti intorno ad un cadavere, cercarono di capirci qualcosa. Quando sono intorno ad una donna definita pazza. Quando processano Galileo Galilei o per condannare una strega al rogo. Bruciare Giordano Bruno.   La ricerca dell’uomo nel rapporto con un altro essere umano, nel rapporto con la donna.   Essere chi condanna o essere chi ama?   La ricerca dentro di sé per eliminare i propri malanni interiori, affrontare le proprie streghe, e la ricerca all’esterno verso gli altri.   La donna, anche colei che raggiunge alti livelli nel sociale, nel pubblico dominio, non è sempre una strega sulle fascine?   Devo essere boia o ardere per amore? Sfidare l’inquisizione. I dottori del tempio sono là nell’accademia del vivere e non scendono fra la gente, fra noi…  Noi uomini, noi sì che siamo gli ultimi dèmoni rimasti sulla terra, noi che vogliamo salvare la strega, che vogliamo parlare con le donne in un mondo dove tanti vogliono parlare delle donne. Il coraggio di raccogliere un fiore per lei… Le prime due poesie sono tratte dalla raccolta inedita Ho incontrato Caravaggio, la terza poesia dalla raccolta, sempre inedita, Finezze.

(Aldo Ricotti)

ESISTE IL DIAVOLO?

Diavolo e poeta
l’uno nell’altro
e tu attratto dal potere riemerso
nello sconosciuto spazio imprevedibile.

Veloce ti muovi
a causa della tua bellezza
precedono invidia e violenza
conducendoti a quel rogo
dove il fuoco arretra e non ti brucia.

Per un attimo fammi essere oppressore
il boia che lancia la torcia sulle fascine
assetato di sangue e t’invidia per il tuo coraggio
ma quel fuoco non ti uccide
perché ad ardere è il mio amore.

Anatema!
Sfida l’inquisizione
a guidarti una forza
diavolo e poeta scioltisi nell’uomo.
a maledirti una cicatrice
sulla tua pelle
incisa sul tuo corpo.

Mi colpisce la magia
che rende al tuo viso la bellezza
di quell’intimo sentire
che solo una donna possiede.

Strega, fammi esistere
fa sparire la realtà
corpo che mi ha tolto la purezza
contaminato l’anima
contagia la mia testa
brucia la mia poesia
metti al mondo
la mia sessualità.

 

INSOFFERENZA

Fuori del tempio
i dottori non vengono
i dottori non sanno
i dottori non vedono
i dottori non sentono
la vita.

La donna correva veloce
nel rifiuto di qualsiasi astrattezza
correva veloce nel tempo
interno
in cui feci la sua conoscenza.

Dove eravamo?
In quali mondi?
Se nella velocità infinita
non si giunse mai al limite
dell’infinito
che prende forma
su un’onda del tuo viso
e poi scompare
vibrando forte
come irripetibile nota
che cerca insofferente
la felicità.

 

L’ULTIMO DÈMONE

Della mia generazione
l’ultimo dèmone
il mostro
uomo ancora vitale
vedente
oltre l’apparente
che si dispiega davanti alla ragione
che non è mai salvezza.

Siamo gli ultimi dèmoni
gli ultimi mostri
ancora uomini
separandoci per sempre
da quel normale vivere
clinicamente morto.

Ho ancora il candore
di chinarmi
a cogliere un fiore
per una donna
che percepisce emozione:
la dolcezza e la forza.

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