#1Libroin5W.: Daniela Matronola, “Il mio amico”, Manni.

CHI?

Il protagonista incontrastato di questo pugno di racconti, che a ben guardare (già molti mi hanno detto) costruiscono, o meglio prefigurano, un romanzo raccontato “a zona”, è “il mio amico” Mauro, medico anestesista che non esiste nella realtà, o forse sì (chissà, esisterà qualcuno che gli somigli), ma, come spiego nella paginetta finale in genere destinata ai ringraziamenti, mi si è presentato in un giorno preciso: il 23 settembre 1991. Era mattina: ero appena sveglia in una casa non mia, e lui si è fatto presente. In assoluto il dettaglio più sorprendente è che subito c’è stata confidenza tra noi, come se fossimo amici da sempre. Nel primo racconto, Liquor, i fatti sono narrati in terza persona e accadono nel 2019, a settembre: come fossi io a presentarlo. Negli altri tre racconti, è lui in prima persona a raccontare e si va a ritroso nel tempo, fino al settembre 1982. L’ultima frase che qui non riporto è l’inizio del romanzo cui sto lavorando adesso, ma in realtà ho in mente da molti anni (come il romanzo maggiore e un altro romanzo che si svolge invece a New York con lo stesso protagonista). Come l’ultimo di questi quattro racconti, il romanzo si svolge a Parigi nel settembre del 1982,:pochi giorni di fuoco. Attorno al protagonista ruotano, anzi vorrei dire: vorticano, molti personaggi: sua moglie e i suoi figli, sua madre, alcuni amici fraterni, un’amica del cuore, una compagna di doppio. Un personaggio forte ma presente a intermittenza o meglio perlopiù assente di fatto è suo padre.

COSA?

Il meccanismo fondamentale che muove i racconti è la girandola di relazioni che nel tempo, come per tutti noi nella vita vera, Mauro stabilisce con gli altri sia nel proprio privato che nella professione. Questo aspetto non è solo una posizione personale, è anche una posizione politica. Mauro si batte per il sollievo dal dolore fisico nel post-operatorio e nelle patologie croniche o terminali. Considera sacro e inalienabile il diritto di ognuno a non soffrire. Mauro è uno spirito amante: la sua naturale ruvidezza ci rivela che ama in modo schietto, senza sentimentalismi. Poi uno dei temi nascosti del libro è il rapporto col padre, un rapporto di amore e odio, di tenerezza e rabbia o forse rammarico, tipica di tutte le occasioni avute servite su un piatto d’argento e irrimediabilmente sprecate, rovinate, in una parola perdute.

QUANDO?

È stata rapida e quasi naturale la decisione di mettere insieme in uno stesso libro queste quattro storie con lo stesso personaggio al centro. Per la semplice ragione che uno dei due filoni della mia scrittura narrativa ruota attorno a lui (l’altro filone riguarda la mia infanzia – anche riguardo a questo filone ha già scritto molti racconti, alcuni dei quali pubblicati in rete su rivista, e un romanzo per adesso inedito: penso che prima o poi anche tutta questa parte dell’opera vedrà la luce). Cioè è sempre in corso l’opera e via via essa si materializza in singoli volumi. Questo in particolare è nato dalla chiara intuizione, a un certo punto, che riunendo i quattro racconti potesse emergere una sorta di percorso romanzesco che fosse allo stesso tempo lo spin off dei tre romanzi cui accennavo sopra e un primo assaggio, autonomo e coeso, delle vicende, per quanto ne so io, emblematiche di Mauro. Il quale è uomo, marito, figlio, padre (riluttante all’inizio), medico, velista, tennista, chitarrista, amico, fratello. E evolve col suo tempo: del proprio tempo registra e vive, partecipandovi, le indicazioni e le contraddizioni, tenendo sempre una posizione vigile e critica però senza prevenzioni o presunzione. In questo senso considero il suo stazionare accanto ai pazienti vigilando sui loro parametri vitali, in sala operatoria e in rianimazione o in terapia intensiva oppure ancora nelle cure palliative domicilia-ri, “figura” emblematica di come lui, come noi, “sorveglia” il proprio tempo e ad esso contribuisce. Però se devo raccontare un fatterello che lo riguarda, dovrei rimandarvi a Cronaca di una sparizione – l’ultimo dei quattro racconti, e alludere al fatto che, stando nella sua stanza d’albergo steso sul letto con la finestra aperta, a Mauro, piuttosto abbattuto, non solo fisicamente, si offre la vista degli abbaini in cima al palazzo di fronte e di una serie di finestrelle semi aperte, e dovrei anche dire che una certa camicia appesa dietro al vetro di una di esse è il dettaglio-chiave che produce il radicale cambiamento in quel racconto.

DOVE?

Come dicevo sopra, il primo momento in cui Mauro si è affacciato alla mia immaginazione e ha dato la stura all’invenzione è stato un misterioso momento privato. Poi ho cominciato a far caso al fatto che tutto ciò che avveniva tendevo a guardarlo con i suoi occhi, con la sua sensibilità. Riuscivo a “sentire” la sua reazione alle cose. Ho cominciato subito a scrivere: su un blocchetto di foglietti per appunti, omaggio della mia banca di allora, in poche settimane, seduta in terrazza nella casa dove abitavo allora, passando dalle serate calde di settembre ai rigori di dicembre, ho subito buttato giù il “soggetto” del romanzo maggiore che per adesso non riesco a portare a termine. E ho scoperto tutto quanto riguarda la sua vita senza segreti, anzi riuscendo a entrare veramente in lui. Soprattutto ho iniziato a esplorare i suoi luoghi e a vivere i suoi spazi, i suoi ambienti. Alcuni di questi li abbiamo in comune ma ce ne sono anche alcuni dove io non sono mai stata. E poi il luogo dei luoghi è la sua interiorità, il suo cuore, il suo pensiero, il suo modo di ragionare e di sentire:un posto molto bello, devo dire. Dove mi trovo molto a mio agio, dove sto con piacere, non perché sia tutto positivo o perché tutto ciò che gli accade sia sempre “una passeggiata”, ma perché ovunque lui mi porti sono felice di esser lì con lui.

PERCHÈ?

Mauro era già ampiamente presente in un romanzo uscito sempre da Manni nel 2010, e premiato. La sua presenza era talmente dilagante che alle tre narrazioni principali (nelle prime due c’erano altri personaggi, e allora dissi che il libro metteva in campo attori diversi di una stessa scena inquieta) segue un Lato B / B Side (giochetto di parole: beside in inglese vuol dire inoltre) costituito da 15 note narrative con carrellata finale di tutti i personaggi, veri e finti. Il libro si chiama PARTITE. Romanzo In Tre Movimenti. Ora qui i quattro racconti rianimano il suo mondo, e dicono molto di più su come nel tempo Mauro ha vissuto già un numero infinito di vite – come capita a tutti noi di vivere fasi diverse: se ognuno di noi fosse raccontato in momenti diversi della propria vita, anche noi di noi stessi offriremmo profili diversi, assetti familiari e personali diversi, persino opposti, contraddittori. Trent’anni di vita in genere rivelano sorprese e novità, l’ideale è dare conto mano mano di come cambiamo noi e di come è (radicalmente) cambiato il mondo…  Ecco, Mauro si muove nel mondo. Il suo raggio d’azione intercetta molti luoghi della Terra. Parigi, l’Inghilterra, gli Stati Uniti, Roma, il vasto mare – in assoluto il luogo, tra quelli che esplora, più ingovernabile: qualcuno mi ha chiesto, a proposito di questo libro, come qui si intrecciano legge e desiderio – mi viene da dire che in assoluto molto più potente è il desiderio, che permette il superamento dei vincoli e dei limiti che la realtà prova a proporci e a imporci. Anche questo spinge l’inclinazione di Mauro al movimento e al cambiamento, una intuizione di possibile superamento.

“Matronola racconta di avere sorriso a questo suo amico-personaggio, a questo amico invisibile, quando gli è comparso. «Se sorridi a tutte le cose invisibili, allora hai fatto il salto della soglia» scrive. E ci fornisce le due chiavi forse più importanti per leggere il suo lavoro: un esperimento fatto per domare il dolore, dunque la realtà, con l’intelligenza del linguaggio; la possibilità di divertirsi, di volgere lo sguardo altrove, sorridendo all’invisibile”.

(Paolo Di Paolo)

Daniela Matronola, nata a Cassino nel 1961, dal 1992 vive e lavora a Roma. Nel 1984 si è laureata in Letteratura AngloAmericana con la poetessa toscana Margherita Guidacci. È stata allieva di scrittura tra il ’90 e il ‘92 di Edoardo Albinati e Sandro Veronesi, e ha poi lungamente  collaborato con OMERO, scuola di scrittura e rivista. Da allora recensisce intervista e traduce autori italiani francofoni e anglofoni tra i quali Richard Ford (lui nel ’95 le regalò un personal essay sui suoi primi passi da scrittore). Ha collaborato con numerose testate culturali tra cui Alias, Diario della Settimana, Linea d’ Ombra, Nuovi Argomenti – da qualche anno è nella redazione di Leggendaria e  collabora a succedeoggi.it. Nel 1997 è stata inclusa nell’antologia La sedia di paglia si è rotta del Premio  del Premio Dario Bellezza per la Poesia Inedita I Edizione. Nel 1999 ha pubblicato Cartolina Da Parigi, opera fotopoetica con prosa finale (BlackHole/Linea Grafica), incoraggiata dalla fotografa Sebastiana Papa. Nel 2000 ha collaborato da traduttrice al libro Il dovere della felicità (Baldini & Castoldi). Con l’editore Manni, ha pubblicato nel 2002 la raccolta Il luogo dell’appuntamento (Premio Alghero Donna per la Poesia Edita 2003); e nel 2010, PARTITE. Romanzo in tre movimenti, insignito nel 2011 del Premio Città delle Donne (XII Edizione, Casa delle Donne). Con RP Libri di Rita Pacilio ha pubblicato Melamangiai nel 2018, e Tempo Tecnico nel 2019 (Premio L’Iguana / Anna Maria Ortese, Prata Sannita 2020). Scrive tutto. Da quest’anno, su invito di Paolo Restuccia, per la rivista e scuola di scrittura StoryGenius, tiene una rubrica di poesia online, #perilversogiusto, in cui presenta settimanalmente poeti italiani e non solo. È docente di ruolo di Lingua e Letteratura Inglese alle Superiori dal 1987. Il mio amico è al momento il suo libro più recente uscito a luglio per Manni. 

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