Versi di Angela Bonanno, «nuddu sapi u/ nni si va/ quannu si mori/ nasciri è veniri/ d’o stissu postu», scelti per segnalare il nuovo libro “cusi e scusi”, pubblicato da Mesogea. Leggendo riconosciamo il linguaggio essenziale, concreto, distinto da inedite intersecazioni di campi semantici, prestato naturalmente a pronunciare la “verità” delle cose. Linguaggio snodato per immagini, sonorità, accostamenti, accensioni di senso penetranti l’esistenza con la forza brillante dell’immediatezza. Questo (suo) dialetto, incorrotto prorompere dell’origine, “lingua della madre”, così come l’aveva immaginato Heidegger, incarna la potenza espressiva che sveste i pensieri più ardui, «u friddu s’infila nt’a vugghia/ e cusi a vucca d’a morti». Leggendo, altresì, riconosciamo uno dei temi cardine della poetica della Bonanno, la solitudine esistenziale, «nuddu ca spenni du paroli/ semu suli», cui si accosta (limpidissima) una certezza «è l’occhiu ca fa u celu».
Nel tuo personalissimo stile, sembri riprendere (attualizzare) il “mito di Sisifo” accendendo, per il tramite della poesia, un’ulteriore riflessione filosofico-letteraria sul “significato” dell’esistenza focalizzando i problemi senza tempo della coscienza umana. Come commenti queste nostre considerazioni? Quindi, ancora, perché questo titolo, “cusi e scusi”?
«Ti ringrazio per queste tue considerazioni. La fatica di Sisifo si può connotare con la fatica del vivere. Ho scritto a modo mio, in passato di figure mitologiche riportandole ai nostri giorni. Le Parche non sono altro che le dispensatrici della vita, del fato, del fare e della morte delle donne e degli uomini. Non a caso nella sinossi del libro è scritto che i versi “si snodano con la sonorità e il ritmo che potremmo immaginare di sentire nel canto di una Parca mentre attende al suo lavoro. Un canto che confonde e scambia silenzio e grido, ora nenia sommessa, ora lingua ‘tinta’ e ‘dispirata’, lingua cattiva e disperata. Un canto che cuce ‘i punti storti/ a sautari’. Un canto crudo e fatato, lapidario e fratto, che trova nella lingua di acqua e di pietra dell’isola, nel suo paesaggio di sole e di nero, il senso e il gesto, la voce e il tempo di un incessante ‘cusiri’ e ‘scusiri’, cucire e scucire nomi e cose, amore e dolore, infinito cominciamento della scrittura”. Da qui il titolo».
Dove è stata condotta, ad oggi, dalla poesia e cosa crede possa la poesia per “il vile lavoro del cuore”?
«La poesia mi ha condotto a questo libro, ma sono già a metà di un altro. Cosa può fare la poesia per il vile lavoro del cuore? Non molto ma lo aiuta a farsi ascoltare».
La poesia è (un) destino?
«La poesia è tutto e in tutto».
Com’è la “parola” della poesia?
«La “parola” della poesia è sangue e fango. Devo usare per forza queste parole perché in ogni parola c’è poesia e la bellezza la trovi proprio tra le ferite e le fessure di quel sangue e quel fango».
La poesia può colmare la pensosa solitudine del poeta? Può colmare l’inascoltato?
«Io credo, ma è un mio modesto pensiero, che la poesia possa far sentire meno solo chi la legge e la fa sua. Il poeta è sempre totalmente solo nell’atto dello scrivere. La poesia tenta certamente di colmare l’inascoltato ma è un’impresa fallibilissima».
E, ancora, la forma quanto incide sulla “verità” della parola poetica?
«La forma incide tantissimo sulla verità poetica, meno strutture più verità ma mai piena».
La poesia è tale se diventa portatrice di una visione sovraindividuale?
«La poesia – anche biografica o scritta in prima persona – deve attendere alla biografia del mondo altrimenti è mero sfogo».
Il libro, “cusi e scusi”, sarà presentato: oggi (domenica 12 maggio) ore 18, alla Mondadori Bookstore (via Coppola 74, Catania). Con l’autrice, che per l’occasione terrà un reading, interverranno il poeta Biagio Guerrera, e, per i momenti musicali, Sunah Choi (al violoncello); mercoledì 15 maggio, ore 18.30, a Zafferana Etnea, al “Caffè Letterario Donna Peppina” di Graziella Torrisi, in collaborazione con il “Lions Club Zafferana Etnea”, presieduto da Agata Cirelli. Momenti musicali con Lorella Lombardo (violinista).