“«Abbandonatevi all’Amore. / Fidatevi di lui / vi avvolgerà / con le sue ali/ per farvi sorvolare / vie ripide e faticose». L’amore («cosa seria»), è il cardine del nuovo libro di Carmelo Di Mauro, Prima della notte (edito da Algra). Un diario lirico i cui versi (generosi) non mettono distanza tra l’io “autore” e l’io “poeta”, piuttosto permettono al lettore di sentirne l’immediatezza simbolica. Muovendo addentro un registro personale, leggendo, attraversiamo un’autobiografia poetica contraddistinta, come nel caso in specie, dal racconto esistenziale (confidenziale) in versi (liberi) e, in alcuni casi, volutamente “richiamati”. Forse, come emblemi indelebili dentro “distanze” da tematizzare e introiettare”. Scrive nella prefazione Grazia Calanna. “Parole che decollano «verso l’infinito». – ancora dalla prefazione e per introdurre l’intervista -. Parole che focalizzando significato, riconsegnano senso all’esistenza. Parole come «immagini che scorrono veloci», che suggeriscono una certa istantaneità nella composizione delle poesie, un’urgenza incontenibile e chiara come la luce presente sebbene «l’incognito che bussa / dall’altrove», sebbene «le ombre notturne / che filtrano tra le dita / ne intorpidiscono i movimenti».
Con la sua nuova raccolta poetica, “Prima della notte”, lei si presenta al pubblico in un momento cruciale della sua vita. La sua scrittura sembra aver raggiunto una nuova dimensione emotiva. Da dove nasce questa esigenza di scrivere?
“Scrivere, per me, è un atto essenziale, una sorta di dialogo intimo con me stesso e con il mondo che mi circonda. La diagnosi di una malattia degenerativa mi ha spinto verso una riflessione più profonda sull’esistenza, e la scrittura si è trasformata in una terapia. Non è mai stato semplice affrontare la vulnerabilità che la malattia ti impone, ma la parola scritta riesce a dare forma e chiarezza a quelle emozioni che altrimenti rimarrebbero inespresse. Scrivere mi permette di riconoscere i miei pensieri, le mie paure, ma anche la mia serenità, e di trovare una via per affrontare ogni giorno”.
La poesia, da sempre, è una forma d’arte capace di trasfigurare il dolore in bellezza. In “Prima della notte” traspare una pacata accettazione, quasi una serenità nel confronto con la malattia. Come si concilia questo con la consapevolezza della finitudine?
“La finitudine è qualcosa che ho dovuto accettare, e non è stato un processo rapido. Come poeta, sento la responsabilità di parlare della mia esperienza con autenticità. Ho capito che la nostra vita è come una composizione musicale: ci sono note gravi e intense, ma anche momenti di dolcezza e grazia. La mia serenità viene dall’amore che ho ricevuto dalla mia famiglia, mia moglie Melania e i miei figli. Essi sono il mio faro nella notte. Ho voluto trasmettere nel libro l’idea che, prima della notte, ossia prima della fine, tutto possa e debba essere vissuto con pienezza. L’amore è l’unica eredità che trascende il tempo”.
Nella prefazione del libro, Grazia Calanna parla dell’amore come tema centrale e lo descrive come una forza in grado di illuminare anche le notti più buie. Come si relaziona questa luce con la sua poetica?
“La luce, per me, è sempre stata sinonimo di speranza. In ‘Prima della notte’, ho cercato di mettere in risalto questo concetto in ogni verso. Non si tratta solo di una luce esteriore, ma di una luce interiore, quella che ci permette di attraversare le ombre della vita senza perderci. Questa luce, come dicevo, è generata dall’amore, che è il filo conduttore del mio lavoro. La poesia è un mezzo potentissimo per rendere visibili questi bagliori, anche nelle situazioni più oscure. La mia poetica cerca di far emergere proprio questo: un’esistenza che, nonostante tutto, trova conforto nella luce dell’affetto, della compassione e della condivisione”.
A proposito di condivisione, il legame con la sua famiglia sembra essere un tema cardine della raccolta. Quanto è stato importante il loro supporto nella sua vita e nella sua scrittura?
“Inestimabile. Mia moglie Melania e i miei figli sono stati la mia ancora. Senza il loro affetto, probabilmente avrei affrontato la malattia in modo completamente diverso. Loro sono i veri protagonisti del miracolo di cui parlo nel libro. Ogni verso è, in qualche modo, un atto di gratitudine verso di loro. Il mio desiderio è di lasciare tutto in ordine prima della notte, di non lasciare nulla in sospeso, soprattutto in termini d’amore. Questa è la forma di eternità che posso sperimentare e che, spero, continui anche oltre la mia vita”.
La poesia, come ha accennato, ha anche un valore terapeutico. In un’epoca come la nostra, in cui la velocità sembra dominare ogni aspetto della vita, cosa significa per lei il tempo dedicato alla scrittura e alla riflessione?
“Il tempo della scrittura è un tempo sospeso, un tempo altro rispetto alla frenesia quotidiana. Scrivere è un atto di resistenza alla superficialità del nostro tempo. È come fermare il tempo per analizzare le pieghe dell’anima. La poesia ci impone di rallentare, di ascoltare, di riflettere. E proprio questo ha per me un potere curativo. Quando scrivo, mi sento connesso a qualcosa di più grande, come se il mondo esterno scomparisse per qualche istante, lasciando spazio a una riflessione profonda su ciò che veramente conta. La poesia è un atto rivoluzionario perché ci riporta all’essenziale”.
L’elemento musicale sembra avere una forte presenza nella sua poetica. Come vede il rapporto tra parola e musica?
“La parola e la musica sono indissolubilmente legate. Ogni poesia ha un suo ritmo, una sua musicalità intrinseca. In ‘Prima della notte’, ho cercato di rendere questo legame ancora più evidente, utilizzando una struttura che, pur essendo libera, ha una cadenza interna precisa. La poesia è come una partitura: ogni verso è una nota che, se ben orchestrata, crea una sinfonia.”
Quali speranze ripone in questo libro e nel suo impatto sui lettori?
“La mia speranza più grande è che questo libro possa essere d’aiuto a chi sta attraversando momenti difficili, sia per motivi personali che di salute. Se anche solo una persona troverà conforto nelle mie parole, allora avrò raggiunto il mio scopo. Inoltre, mi auguro che la raccolta possa sensibilizzare sull’importanza della ricerca contro il Parkinson, a cui è devoluto il ricavato delle vendite. La poesia, in fondo, è un dono che facciamo agli altri, ed è in questo atto di condivisione che trovo il senso più profondo del mio lavoro”.