«Quando andavo a scuola cominciava a disgustarmi la considerazione religiosa e sacrale dell’arte, e volevo fare qualcosa che chiunque per strada potesse apprezzare. Ecco perché volevo imitare qualcosa di appartenente alla cultura, e nel contempo prendermi gioco di quella stessa cultura. Quando non ero al lavoro ero così ossessionata dal cambiare la mia identità che lo facevo anche senza predisporre prima la macchina fotografica, e anche se non c’era nessuno a guardarmi, per andare in giro» (Cindy Sherman). Bocciata dalla stessa Università di New York alla prova di ingresso di fotografia, Cindy Sherman, una delle più celebri artiste viventi, si avvicina originariamente alla pittura realizzando autoritratti. La ricerca maniacale del sé si ripercuoterà sul resto della sua carriera che non può semplicisticamente definirsi fotografica. Poiché le sue istantanee rappresentano solo un documento derivante da forme espressive molteplici, che insieme riescono incredibilmente a sintetizzare la nostra contemporaneità. Tra tutte il cinema, ispirandosi al quale, la fotografa americana realizza una delle sue prime serie che la renderà nota, ispirata ai b-movies degli anni ‘50: “Untitled film stills”. Ciò che oggi può chiamarsi contemporaneo risulta fisicamente sfuggente come la stessa fotografa. La sua reazione a questa irriproducibilità del reale e dell’attuale è la performance che si manifesta tramite una capacità di trasformismo senza pari. L’esorbitante caratterizzazione dei suoi personaggi, interpretati sempre dalla stessa Sherman, sfiora il grottesco e spesso l’orrorifico, tramite una parodizzazione degli stereotipi umani. Non si tratta più di autoritratti, ma di ritratti dell’inconscio perfettamente immedesimato in infinite parti di innumerevoli copioni. Questo spogliarsi da sé utilizzando il sé, suscita una visione quasi asettica della realtà, nonostante la visibile ironia di fondo. Fino al 26 maggio, è possibile vedere a Merano la sua retrospettiva “That’s me – That’s not me”, opere giovanili realizzate dal 1975 al 1977.
Cindy Sherman. “That’s me – That’s not me”
Rosario Leotta
È nato a Catania nel 1982. Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione si trasferisce a Napoli dove frequenta il master in fotografia Ilas tenuto da Ugo Pons Salabelle. Vive e lavora a Giarre. Premio Arte Mondadori 2011.
3 risposte