Ciro Palumbo. Il volo del poeta visionario.

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Il sacro, il mito, il viaggio e il conflitto fra cuore e ragione: sono questi i temi centrali della personale di Ciro Palumbo Il volo del poeta visionario, in programma dal 7 al 23 ottobre al Palazzo della Città Metropolitana di Bari. Ventiquattro opere, insieme a una scultura, raccontano i percorsi più recenti di un artista che ci ha abituati, negli anni, a una narrazione pulita, pittoricamente potente, intrinsecamente simbolica, ricca di suggestioni dal passato e tuttavia profondamente contemporanea, perennemente alla ricerca del senso ultimo dell’esistenza dell’uomo. La serie di oli su tela dei Mulini di Dio – vicini per temperamento alla pellicola di Lech Majewski I colori della Passione, ispirata al dipinto Salita al Calvario di Bruegel – ci rende partecipi di una fede antica, faticosa, scabra e frugale, narrata in toni onirici e visionari; mentre più carnali sono i lavori dedicati al mito, dove paesaggi emotivi (in bilico tra le isole inquiete di Böcklin e le piazze sospese di De Chirico) si fanno scenario per figure troppo perfette per essere umane e troppo vere per essere marmo: Persefoni rapite in abbracci sottilmente erotici, Prometei meditabondi e guerrieri che portano sulle spalle un possibile destino di pace. E poi c’è il viaggio, metafora della vita ma anche del cambiamento interiore, dell’arricchimento emotivo, della scoperta del mondo e di sé. Condotto dall’artista su leggiadre imbarcazioni fenicie o su arche capienti, capaci di farsi casa, isola e microcosmo. Infine – nella nuova serie delle tavole di legno – la battaglia tra spirito e carne diventa il pretesto per un racconto sognante, dove il cuore (organo pulsante e sanguinante) è imprigionato e ferito o libero di volare, si fa terra feconda in cui gli alberi affondano le radici o cielo stellato. Rappresentante di una pittura dalle potenti radici tradizionali, di un procedere artistico lento e meditato, Palumbo ci invita a una lettura del suo lavoro altrettanto attenta e minuziosa, a una caccia al tesoro tra suggestioni celate e calambour semantici, tra personalissime libere associazioni e percorsi universali del pensiero, tra dettagli definiti come in un full HD e cieli dal sapore emotivo e gestuale. Nelle opere più recenti in mostra – realizzate negli ultimi mesi – i colori si fanno più accesi e contrastati e la figura centrale, il cuore emotivo della narrazione, tende a isolarsi, evidenziandosi rispetto a sfondi sempre più indefiniti. In mostra anche le sculture, terrecotte dalle cromie calde in cui tornano i temi più cari a Ciro Palumbo. Accompagnano la mostra una serie di componimenti inediti in versi di Aldo Nove ispirati alle opere, in un gioco di rimandi tra testi e immagini che rinnova la lunga e feconda tradizione del rapporto tra poesia e pittura. Questo suggestivo connubio, così come la mostra Il volo del poeta visionario, nascono grazie al Patrocinio della Città Metropolita di Bari e alla collaborazione con l’editore FMR e la casa d’arte ART’È nell’ambito di un progetto di largo respiro iniziato con la personale di Ciro Palumbo Homo viator, al Museo Piaggio nella primavera di quest’anno.

L’inaugurazione

La mostra verrà inaugurata venerdì 7 ottobre 2016, alle ore 18.30, negli splendidi spazi della Sala del Colonnato del Palazzo della Città Metropolitana di Bari, Via Lungomare Nazario Sauro, 29. Interverranno Vito Lacoppola, consigliere della Città Metropolita di Bari; Alessandra Redaelli, curatrice della mostra; Ciro Palumbo, artista; Aldo Nove, poeta; Fabio Lazzari, presidente della Casa editrice FMR e della casa d’arte ART’E’. Il catalogo, edito dalla casa editrice FMR, comprende, oltre ai testi della curatrice Alessandra Readaelli, un’introduzione e 9 componimenti inediti di Aldo Nove.

La mostra rimarrà aperta gratuitamente al pubblico fino al 23 ottobre 2016 secondo i seguenti orari:

Lunedì-Venerdì 16:00-19:00

Sabato 10:00-12:30 e 16:00-19:00

Domenica 10:00-12:30

Si accettano visite su appuntamento, per orari diversi,

telefonando al numero: 080/5412111 – 466 – 410

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Biografia di Ciro Palumbo

Nato a Zurigo nel 1965. Il suo percorso artistico prende l’avvio dalla poetica della scuola Metafisica di Giorgio de Chirico e Alberto Savinio, per reinventarne tuttavia i fondamenti secondo un’interpretazione personale del tutto originale. Nella sua ricerca procede attraverso momenti di contemplazione e silenzi metafisici, a cui si contrappongono espressività notturne e intimamente travagliate, dove si respira netto il distacco dall’immobilità silente che abita le tele del Pictor Optimus. Le sue opere si presentano dunque come palcoscenici in cui gli oggetti presenti sono portatori di simbologie oniriche. Ciro Palumbo non è solo un pittore, ma di fatto un poeta che riflette, agisce e compone per coniugare metafore sull’inafferrabilità del tempo e l’incommensurabilità dello spazio, mostrando quindi la sua capacità di approfondire l’osservazione non tanto della natura, quanto delle impressioni immaginifiche che provengono dalla memoria. Curioso ricercatore e studioso, lavora da qualche anno anche sul tema del Mito, interpretando la mitologia classica in chiave squisitamente moderna, e dandone una lettura profondamente colta e suggestiva. L’artista riesce dunque a sublimare e contestualizzare i miti antichi in spazi al di fuori del tempo, dimostrando la loro contemporaneità. La sua formazione di grafico pubblicitario lo porta ad esercitare per anni la professione di Art Director in Agenzie pubblicitarie di Torino. È durante questo percorso che scopre ed amplia le sue capacità visive e compositive. Successivamente, l’esperienza in una moderna bottega d’arte e la conoscenza di alcuni Maestri contemporanei, lo conducono ad approfondire la tecnica della pittura ad olio con velatura. L’artista inizia la sua attività espositiva nel 1994, e ha al proprio attivo un centinaio di mostre personali in tutta Italia. Nel 2011 ha partecipato alla 54a Biennale di Venezia, padiglione Piemonte. Tra le esposizioni internazionali sono da segnalare la presenza all’Artexpo di New York, al Context Art Miami, le mostre personali a Providence (USA) e in Svizzera a Bellinzona. Alcune opere di Palumbo sono presenti all’interno della collezione della “Fondazione Credito Bergamasco”, presso la “Civica Galleria d’Arte Moderna G. Sciortino” di Monreale (Pa), al Museo MACIST di Biella e al MACS di Catania. Hanno scritto della sua produzione artistica Paolo Levi, Vittorio Sgarbi, Alberto Agazzani, Flaminio Gualdoni, Angelo Mistrangelo, Tommaso Paloscia, Alessandra Redaelli, Alessandra Frosini, Alberto D’Atanasio, Stefania Bison, Francesca Bogliolo. Le sue opere sono pubblicate su importanti annuari e riviste di settore, inoltre alcuni dipinti si trovano all’interno di collezioni istituzionali e private in Italia e all’estero. Attualmente vive e lavora a Torino.

Biografia di Aldo Nove

Nel 1995, dopo la laurea in filosofia morale, Aldo Nove, Antonio Centanin (Viggiù, 1967), scrive Woobinda e altre storie senza lieto fine (Castelvecchi, 1996), ripubblicato come Superwoobinda (Einaudi, 1998). Con il racconto Il mondo dell’amore, inserito nell’antologia Gioventù cannibale (Einaudi, 1996)  e il romanzo Puerto Plata Market (Einaudi 1997) viene collocato dalla stampa nella famiglia dei cosiddetti Cannibali. Ha pubblicato diverse raccolte di poesia e un libro ispirato a celebri brani rock dal titolo Nelle galassie oggi come oggi. Covers (Crocetti, 2003). Nel 2000 esce Amore mio infinito (Einaudi); negli anni successivi Nove si interessa alle questioni sociali legate al precariato e alla flessibilità: nel 2007 pubblica Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese (Einaudi Stile Libero, 2006). Suoi sono inoltre: Fuoco su Babilonia! (Crocetti, 2003); La più grande balena morta della Lombardia (Einaudi, 2004); Milano non è Milano (Laterza, 2006); Maria (Einaudi, 2007); Zero, il robot (Grandi assaggi Bompiani, 2008); Si parla troppo di silenzio, un dialogo tra Carver e Hopper (Skira, 2009); La vita oscena (Einaudi, 2010; da cui l’omonimo film di Renato De Maria); A schemi di costellazioni (Einaudi, 2010); Giancarlo Bigazzi, il geniaccio della canzone italiana (Bompiani, 2012); Mi chiamo…, dedicato a Mia Martini e edito da Skira (da cui lo spettacolo teatrale “Ultima notte Mia”) e Tutta la luce del mondo (Bompiani, 2014). Addio mio Novecento (Einaudi 2015, Premio Pavese 2016) e Anteprima Mondiale – Woobinda 2016 (La nave di Teseo, 2016). Ha collaborato con diversi artisti nei più disparati ambiti artistici, dalla scultura alla fotografia, dalla musica contemporanea alla canzone all’arte multimediale. Ha lavorato e lavora per il cinema e la televisione. Collabora con parecchie testate, tra cui il Corriere della sera e il Fatto quotidiano. Crea profumi e ne scrive su Donna moderna, in collaborazione con alcuni dei più noti “nasi” contemporanei: a ottobre 2016, per Skira, uscirà il suo All’inizio era il profumo, storia “personale e sociale” del profumo.

 

 

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