Un concerto per incontrare un cardine della storia della musica popolare brasiliana, appuntamento alle ore 21.00 del 29 novembre al Tetro Ambasciatori di Catania.
Figlio di una catanese e di un libanese, Egberto Gismonti (nella foto in copertina pervenuta da Barbara Lottero) inizia a suonare il pianoforte all’età di sei anni. Dopo aver studiato musica classica per 15 anni, si trasferisce a Parigi per studiare orchestrazione ed analisi con Nadia Boulanger, composizione con Jean Barraqué, un allievo di Schönberg e di Webern. Tornato in Brasile, passa un lungo periodo presso gli indios Xingù, dai quali apprende l’utilizzo del loro flauto tradizionale.
Dopo questa esperienza, Gismonti comincia a vedere davanti a sé una realtà più ampia del mondo della musica classica, che aveva conosciuto sino ad allora. Viene attratto dalle idee compositive di Ravel, ma anche dal cavaquinho, uno strumento a corde della musica popolare brasiliana, per certi versi simile alla chitarra.
Gismonti ha inoltre altre influenze musicali dal jazz, dal choro, dalla bossa nova, dal rock e dalla musica classica brasiliana di Heitor Villa-Lobos. Negli anni settanta, si dedica allo studio della chitarra, cominciando con il classico strumento a sei corde e passando nel 1973 ad uno ad otto corde e successivamente ad uno a dieci corde. Trascorre due anni sperimentando diverse accordature dello strumento e ricercando nuove sonorità, ricorrendo all’uso di flauto, kalimba, sho, voce, campane, ecc.
Durante la prima metà degli anni ’70 pone dunque le basi per la sua concezione attuale della musica, ascoltando e traendo ispirazione da musicisti molto diversi tra loro, come ad esempio Django Reinhardt e Jimi Hendrix, valorizzando così la tesi dell’assenza di contraddizione tra musica “popolare” e “seria”. Tra le sue collaborazioni, si segnalano quelle con Pedro Aznar, Charlie Haden, Naná Vasconcelos e Hermeto Pascoal.