rubrica, La rosa necessaria
(Dario Talarico)
Faber
Il bosco sta fogliando. Ci sono cose bellissime
e bellissime fatiche. Ma i ritmi – non li decidiamo noi.
Dobbiamo tenere il passo del sole, della terra, dei fiori.
Poco importa se queste lettere non sono mai state così dure.
C’è voluta la periferia del mare, la vanga, la mannaia
a insegnarmi che non sono – solo quando ero.
C’è voluto il fioccare della ghiandaia, la primizia di gelso
per portarmi qui – a scontare – l’abisso della pratica.
Perché la sfumatura uccide l’azione e di sole idee
si sta dove si stava. Poco importa se si lascia
il pallottoliere dei denti nella voragine della bocca.
Perché se il nostro fine fosse essere felici
non diventeremmo adulti
e se il nostro fine fosse essere non diventeremmo.
– C’è altro, lo sto imparando. Anche
smettere di scrivere – è un esercizio quotidiano.
Da “Il coraggio di non lasciare il segno”
Il telaio naturale del bosco può rivelare limiti e distanze,
portarci lievi al desiderio elementare di sparire.
ph Nathan Anderson